giovedì 19 marzo 2009

San Giuseppe

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Oggi è il 19 marzo, San Giuseppe, festa del papà (auguri).
Vi siete ricordati di potare la salvia? Io non ho un gran pollice verde, ma da quando vivo da sola, cerco di coltivarmi sul terrazzino almeno le aromatiche: salvia, rosmarino, prezzemolo, alloro… così l’anno scorso ho scoperto di aver commesso il grave errore di non potare la salvia il giorno di San Giuseppe… quest’anno, per stare sicura, ho chiamato la Franca, mia amica e consulente personale in orticoltura, e mi sono fatta spiegare per benino tutta la prassi: in realtà, mi ha spiegato, dopo che siamo entrati in luna calante, ogni giorno è buono.


La Franca è sempre stata brava in queste cose, e poi, da quando ha perso il lavoro da operaia, si è data alla vita contadina. D’accordo, ha la fortuna di avere un po’ di terra… ma non basta: la Franca ha anche la mentalità da contadina, e guardate che non è una cosa da poco.
Alzarsi ogni mattina alle sei, ricordarsi della luna giusta per seminare, potare, raccogliere, tenere gli animali sapendo che bisogna accudirli tutti i giorni, senza sabati e domeniche… quanta gente lo farebbe?
Credo ci voglia una certa propensione, forse anche genetica… anch’io sono nipote di contadini, da parte di madre, ma temo di aver preso da un altro ramo della famiglia…


I contadini che ho conosciuto nella mia vita sono tutti persone un po’ particolari.
Il più particolare di tutti, o forse solo quello che mi è rimasto più impresso, si chiama Fabio, è friulano e non so quanti anni abbia adesso, dev’essere piuttosto anziano ormai, è da tanto che non lo vedo.
L’ho conosciuto quando avevo sei anni. C’era stato il terremoto e i miei genitori avevano deciso di passare l’estate con un gruppo di alpini volontari a ricostruire case in Friuli.
Con un entusiasmo un po’ incosciente, decisero di portare anche me e mio fratello di quattro anni. Il viaggio, pigiati nella FIAT 500, non finiva mai… La famiglia presso la quale eravamo diretti era quella di Fabio, che prima del terremoto aveva una fattoria. Fabio volle che fosse ricostruita la stalla prima della casa.
Per me, che ero troppo piccola per rendermi conto della tragedia vissuta da quella gente, fu un’esperienza indimenticabile: giocavo tutto il giorno all’aperto, in un ambiente a mezza via tra una corte di campagna e un cantiere, e la sera imparavo a memoria le canzoni da taverna, che gli alpini cantavano dopo cena.
Non c’era affatto un’atmosfera cupa, del resto i friulani non sono gente che piange.
Fabio osservava me e mio fratello mentre giocavamo e rideva del mio modo di camminare, in punta di piedi, saltellando qua e là per evitare le pozzanghere.
Una sua battuta rimase proverbiale nella mia famiglia: un giorno disse a mio padre: “Tua figlia non sposerà un contadino, farà la ballerina!”





Vent’anni dopo decidemmo di tornare a trovarlo, con una automobile più comoda ed un fratello in più. Non c’eravamo più visti e mio padre non fece nemmeno una telefonata, per fargli una sorpresa. Quando arrivammo fui stupita nel constatare che lui e la moglie vivevano ancora nel prefabbricato di legno. La casa ricostruita dopo il terremoto, l’avevano lasciata ai figli.
Fabio non c’era, era nel campo col trattore. “Vado a chiamarlo” dissi io, e mi avviai per la stradina sterrata. Non mi ricordavo affatto la sua faccia, ma la cosa non aveva molta importanza perché nel suo campo non mi aspettavo di incontrare altri che lui.


“Fabio!” chiamai.
“Mara!” rispose “Sei diventata una ballerina?”


Rimasi esterrefatta. Mi aveva riconosciuta, dopo vent’anni, dal modo di camminare.


Più tardi ebbi modo di studiare che la memoria (e l’apprendimento) sono legati a fattori emotivi. Se leghi un ricordo ad un’emozione non lo dimentichi facilmente.
Sicuramente, un terremoto che ti ha portato via casa, lavoro, e le vite di svariati parenti e amici, è un evento in grado di fissare nella memoria anche particolari insignificanti, come la strana camminata saltellante di una bambina… ma la cosa più stupefacente di tutte è che mi ci sono voluti trent’anni, ma sono diventata una ballerina per davvero…


… e voi, ricordate almeno di potare la salvia…


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