mercoledì 26 ottobre 2011

Facebook e le vite degli altri

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Da mesi sto ragionando sull’uso dei social network, sui pro e sui contro, sugli innegabili vantaggi e le altrettanto certe scocciature di Facebook.
Da mesi (qualcuno lo avrà notato) sto trascurando questo blog, mentre su FB ci vado tutti i giorni. Leggo messaggi, commenti, notizie. Ascolto musica, guardo video giudicati interessanti da persone che giudico interessanti: ottimo metodo per ottenere una prima scrematura tra le mille e mille offerte del web.
È un po’ come essere al bar, ascoltare le chiacchiere, leggere il giornale lasciato su un tavolino, mettere una canzone del jukebox…
Alcuni obbiettano che FB è il ritrovo dei pettegoli, quelli che ficcano il naso nelle vite altrui. Io invece penso che sia sufficiente ricordarsi che ciò che si scrive in bacheca può essere potenzialmente letto da tutti i propri contatti… insomma siamo noi a decidere quanto gli altri possono ficcare il naso negli affari nostri, giusto? Ad esempio io ho scritto poco o niente sul mio profilo, nessuno dei miei “amici” sa quando compio gli anni, a meno che non sia un mio amico anche fuori dal web. Stessa cosa dicasi per la mia “situazione sentimentale”.
Tuttavia in questi giorni mi è capitata una cosa particolare, che, secondo me, merita un’ulteriore riflessione: ho un contatto su Facebook, chiamiamola “amicizia”, come da gergo comune, che in realtà non conosco affatto. Una signora che mi ha “chiesto l’amicizia” solo perché abbiamo lo stesso cognome. Lei abita all’estero, figlia di italiani emigrati, e come spesso accade, queste persone hanno un’immagine idealizzata del proprio Paese d’origine e cercano di riprendere contatto con le loro lontane radici. Io per lei rappresento quindi un legame, per quanto sottile, con l’Italia e con una famiglia lontana, sconosciuta e vagheggiata… nient’altro. Non conosco il suo indirizzo, né il numero di telefono, non so se abbia dei parenti, dei fratelli, non so chi siano i suoi vicini di casa. Non so che lavoro faccia.
Conosco la sua età, la data del compleanno, so qual è la sua squadra del cuore e so che ha due gatti… ma queste informazioni non aiutano molto, in determinate circostanze, perché “X” (ometto il suo nome per motivi di privacy, ma anche per scaramanzia), una mattina ha scritto sulla sua bacheca di volersi suicidare. Ha salutato gli “amici”, informandoli di voler portare i suoi gatti con sé, nella morte, perché è stata sfrattata di casa e non ha trovato nessuno a cui lasciarli.
Ha scritto tutto questo in un’altra lingua, che io conosco appena, e che con le abbreviazioni tipiche di internet capisco ancora meno, ma il messaggio era chiaro.
Tra l’altro a me lei ha mandato anche un messaggio privato, in cui mi diceva addio, ringraziandomi per essere sua amica (!) e poco dopo sono stata contattata anche da un’altra persona, un altro amico che aveva ricevuto da lei un sms simile, che mi chiedeva se avevo sue notizie (leggendo lo stesso cognome ha pensato fossimo sorelle).
Non sapevo che pensare… era una vera richiesta di aiuto oppure un modo melodrammatico di attirare l’attenzione? Particolare inquietante, un paio di giorni prima era apparsa sulla sua bacheca la foto dei suoi gatti: “X” cercava davvero qualcuno che se ne potesse occupare.
Ho passato tutta la sera scrivendo messaggi sulla sua bacheca, chiedendo se qualcuno degli altri suoi “amici” sapesse qualcosa di lei. Di quelli che mi hanno risposto (cinque o sei persone al massimo), due scrivevano da un altro continente e altri tre affermavano di non conoscere il suo indirizzo preciso. Tutti aspettavano con apprensione che si facesse viva lei, uno solo ha proposto di avvertire la polizia …
Certo, ho pensato, se gli “amici” di “X” sono tutti di questo genere, posso anche capire la sua disperazione… è bello conoscere gente da tutto il mondo, ma quando stai male o sei nei guai, è del vicino di casa che hai bisogno…
Che volete che vi dica? È stata sicuramente una situazione inquietante, che fortunatamente si è risolta in una bolla di sapone, almeno per il momento… è successo ciò che speravo, “X” si è collegata a FB tramite cellulare, ha letto i messaggi dei suoi amici e si è fatta coraggio, anche se dubito che i suoi problemi siano stati risolti. Quel che è certo è che non mi sono sentita in colpa per aver messo il naso nella vita di un’altra persona, anche se, forse, mi sono preoccupata per niente.
Forse dovremmo farlo di più, invece, e più spesso, non con l’atteggiamento del pettegolezzo malevolo o impiccione, ma con quello di chi si sente davvero coinvolto nella vita degli altri. Forse si potrebbe cominciare via Internet e poi prendere il coraggio per guardare in faccia e interagire anche con il vicino di casa, con il cugino, con la commessa del supermercato… e ricostruire insieme, almeno un pezzettino di questa società che non c’è.

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lunedì 10 ottobre 2011

La scuola uccide la creatività?

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Le scuole (intese come "sistema scolastico") uccidono la creatività? "Do schools kill creativity?"





Sir Ken Robinson ne parla in questo video in modo illuminante. Trovate la seconda parte del video su Youtube. Vale davvero la pena di guardarlo, se siete insegnanti, genitori, o semplicemente persone che ancora non sanno perchè la scuola non gli è mai andata giù...
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Perchè ai ragazzi non piace andare a scuola?

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Da vedere. Per genitori, insegnanti e... beh, anche per alunni. Qualche "parolona" non la capirete, ma non vi preoccupate. Cercate di cogliere il succo del discorso.





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giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs e il corso di calligrafia

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Ho iniziato a piangere guardando questo video, dal momento in cui lui ha iniziato a raccontare di aver frequentato il corso di calligrafia... e di come questa cosa lo abbia ispirato, dieci anni dopo, a creare un personal computer in grado di creare testi con una grafica elegante. E non ho più smesso, fino alla fine.
L'arte e la scienza non sono slegate. L'ho sempre pensato. Lo credevano già gli antichi greci, quando progettarono il Partenone.
Quest'uomo ha concretizzato un'idea antichissima in tempi moderni, permettendo a milioni di persone di usufruirne, me compresa.




Grazie, Steve Jobs.

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