venerdì 31 dicembre 2010

Buoni propositi per l'anno nuovo

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(immagine dal web)

Vorrei mettermi a studiare seriamente tutti i documenti sulla Riforma Gelmini (non quello che ci raccontano i giornali, i documenti ufficiali).

Vorrei rimettermi a dipingere.

Vorrei ricominciare a scrivere poesie.

Vorrei smetterla di fare i soliti, stupidi errori.

Vorrei non aver paura del futuro.

E direi, che se riuscissi a fare almeno le prime due cose della lista, sarei gran brava!

Buon Anno a tutti!

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sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale 2010

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(Albrecht Durer, Adorazione dei Magi)

A dire la verità non ho cose particolarmente originali da dirvi, oggi... Per fortuna Caterina mi ha spedito una bella poesia da pubblicare oggi! Tanti auguri! Passate queste feste vicino a chi vi vuol bene, e, almeno per qualche giorno, lontano dalle persone che non vi piacciono! Questo è ciò che mi sento di augurarvi oggi... stare accanto a chi si ama è una gran medicina per l'anima. Un abbraccio!
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NATALE

Sono tante

Le decorazioni alle finestre

Tanta la gente

Nei negozi

Pochi che si fermano

A guardare

Il tempo che passa

Tanti i regali

Sotto l'albero

Pochi i sorrisi

A chi soffre

Se ti fermi

Ad aspettare

Se ti fermi

Ad ascoltare

Se ti fermi

A pensare

Trovi il dono

Di quel bimbo

Negli occhi del mondo...

(Caterina Franco 2010)
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domenica 19 dicembre 2010

Le donne difficili

...(illustrazione di Mara Bagatella - dicembre 2010)

Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare, ma non lo danno a chiunque.

Quelle che parlano, quando hanno qualcosa da dire.

Quelle che hanno imparato a proteggersi e a proteggere.

Quelle che non si accontentano più.

Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della gente, quelli buoni da quelli no.

Quelle che ti studiano bene, prima di aprirti il cuore.

Quelle che non si stancano mai di cercare qualcuno che valga la pena.

Quelle che vale la pena.

Sono le donne difficili, quelle che sanno sentire il dolore degli altri.

Quelle con l’anima vicina alla pelle.

Quelle che vedono con mille occhi nascosti.

Quelle che sognano a colori.

Sono le donne difficili che sanno riconoscersi tra loro.

Sono quelle che, quando la vita non ha alcun sapore, danno sapore alla vita.
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(Mara Bagatella, dicembre 2010) Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

sabato 18 dicembre 2010

100 libri che ho letto

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Tutto è cominciato con una piccola sfida su Facebook... Una ragazza ha postato una nota che conteneva 100 titoli di libri e invitava a segnalare quanti di questi erano stati letti. Io non andavo oltre la trentina. Alcuni erano dei classici, altri delle assolute banalità, altri ancora dei perfetti sconosciuti per me.
La lista metteva insieme La Sacra Bibbia (letto) e Harry Potter (manca!!!! porcalamiseria!) e, come quasi sempre succede su FB, era priva di qualsivoglia ordine o senso logico.
Da lì, non so come mi sia venuta la malsana idea di scrivere una nota di rimando, indicando 100 libri che ho letto io.
Tanto, ho pensato, a mettere insieme 100 titoli così, senza ordine di importanza, non sarà così difficile...
Ci ho messo almeno due ore invece... una faticaccia!
Se non ci credete, provateci un po'!

Mi sono data le seguenti regole:

1) Enciclopedie, Trilogie, raccolte di racconti valgono per 1 solo libro (se no è troppo facile!), ma ho fatto un'eccezione per Kafka.

2) Non ho messo nella lista più di due titoli dello stesso autore

3) Non ho messo nella lista i libri di storia dell'arte

4) Niente libri di cucina o giardinaggio

5) Saggi, romanzi, classici, per bambini, antichi o recenti, valgono tutti alla stessa maniera

6) Non c'è alcuna classifica, quelli che mi hanno fatto proprio schifo ho evitato di metterli e basta (ad esempio quelli di Stephen King, ne ho letti due o tre, ma non compaiono nella lista. Perchè? Perchè no)

7) Se volete provare anche voi, lo fate a vostro rischio e pericolo. Siete avvertiti. Questo non è un invito a provarci. Se vedete uno che va nel fosso, che fate, ci andate anche voi?

8) Non ci sono commenti ai libri della lista. Se qualche titolo vi incuriosisce, potete chiedermi informazioni. Vi risponderò se avrò il tempo, la voglia, e se sarò abbastanza lucida per farlo, dato che sono in semi-letargo

9) Mi sono comprata i primi due volumi di Harry Potter, e credo che passerò le vacanze di Natale a leggere, al calduccio sotto il piumone

10) Buona lettura!

Lista: 100 LIBRI CHE HO LETTO

1. Il Signore delle mosche - William Golding


2. I Promessi Sposi - Alessandro Manzoni (per forza di cose!!!)


3. Romeo e Giulietta - W. Shakespeare


4. Donne che corrono con i lupi - Clarissa Pinkola Estés


5. Dracula - Bram Stoker


6. La casa degli spiriti - Isabel Allende


7. Zanna Bianca - Jack London


8. Il signore degli anelli (trilogia) - Tolkien


9. Cime Tempestose - Emily Bronte


10. La Bibbia (Vecchio Testamento)


11. La Bibbia (Nuovo Testamento)


12. Lolita - Nabokov


13. Il profumo - Patrick Süskind


14. Queste oscure materie (trilogia: La Bussola d'Oro, La Lama Sottile, Il Cannocchiale d'Ambra) - Philip Pullman


15. Fiabe italiane - Italo Calvino


16. Il Piccolo Principe – Antoine De Saint-Exupery


17. Cuore di tenebra – Joseph Conrad


18. Cuore - De Amicis


19. Le avventure di Pinocchio - Collodi


20. Le mille e una notte


21.Il nome della rosa - Umberto Eco


22.Alice nel Paese delle Meraviglie - L. Carroll


23. 1984 – George Orwell


24.La fattoria degli animali - George Orwell


25. La linea d'ombra - Joseph Conrad


26. Amleto - Shakespeare


27. L'anello di re Salomone - Konrad Lorenz


28. Marcovaldo - Italo Calvino


29. Le avventure di Tom Sawyer - Mark Twain


30. Il giornalino di Giamburrasca - Wamba


31.I Quindici (enciclopedia per ragazzi) :-))))))))))))


32.La Divina Commedia - Dante Alighieri (è toccato a tutti...)


33.Il Gattopardo - Tomasi di Lampedusa


34. Il buio oltre la siepe - Harper Lee (bellissimo)


35. Paula - Isabel Allende


36. Poesie d'amore e libertà - Prévert Jacques


37. Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello


38. Se questo è un uomo - Primo Levi


39. Centomila gavette di ghiaccio - Bedeschi


40. Libera nos a Malo - Luigi Meneghello


41. I racconti del terrore - Edgar Allan Poe


42. La cura dell'anima - Thomas Moore


43. La profezia della curandera - Hernàn Huarache Mamani


44. Momo - Michael Ende


45. La storia infinita - Michael Ende


46.L'alchimista - P. Coelho


47. Il diavolo e la signorina Prym - P. Coelho


48. La mente a più dimensioni - Jerome Bruner (questo non è un romanzo!)


49. Apocalittici e integrati - Umberto Eco (questo men che meno!!)


50. Un anno sull'altipiano - Lussu


51. La mia famiglia e altri animali - Gerald Durrell


52. Racconti - Guy de Maupassant (Boule de Suif e altri...)


53. Il porto sepolto - Ungaretti


54. Ossi di Seppia - Montale


55. Attraverso lo Specchio - Carroll


56. La metamorfosi - F. Kafka


57. Un medico di campagna - F. Kafka (di questo ho scritto la sceneggiatura per un fumetto!)


58. L'amico ritrovato - Fred Uhlman


59. La locandiera - Goldoni


60. Canone inverso - Paolo Maurensig


61. Le chiavi del regno - Cronin


62. Le metamorfosi - Ovidio (il primo libro tutto, il secondo lo devo ancora finire... troppi morti ammazzati!)


63. Assassine - Cinzia Tani


64. Tutte le fiabe - fratelli Grimm


65. Il risveglio della dea - Vicki Noble


66. Lo scudo di Talos - V. M. Manfredi


67. La torre della solitudine - V. M. Manfredi


68. L'isola della noce moscata - G. Milton


69. L'isola del tesoro - Robert Louis Stevenson


70. La coscienza di Zeno - Italo Svevo


80. I Malavoglia - Verga


81. Mastro don Gesualdo - Verga


82. Calendario - Cattabiani


83. Kim - Rudyard Kipling


84. Storie proprio così - Rudyard Kipling


85. Storia della filosofia greca - Luciano De Crescenzo


86. Quel che il giorno deve alla notte - Yasmina Khadra


87. Fiabe - Andersen


88. I racconti delle fate (le fiabe di Perrault tradotte da Collodi)


89. I miti greci - Robert Graves


90. Servirsi della luna - Johanna Paungger - Thomas Poppe


91. Guardare le figure - Faeti


92. Doppio sogno - Arthur Schnitzler


93. L'eleganza del riccio - Barbery Muriel


94. Il Codice da Vinci – Dan Brown


95. Il Profeta - Kahlil Gibran


96. Dalle nove alle dieci - Agatha Christie


97. Dieci piccoli indiani - Agatha Christie (in realtà di questa autrice ho letto quasi tutto)


98.Insolito e crudele - Patricia Cornwell (ma di questa autrice invece non ho più letto niente perchè se no non dormivo!)


99. Amabili resti – Alice Sebold


100. Il libro degli amori - Henri Gougaud


BONUS: Siccome non sono molto sicura che il Vecchio e il Nuovo Testamento siano validi come

titoli (ho letto QUASI tutto, ma non tutto-tutto, e poi è stato molto tempo fa...) aggiungo questi due, che ho acquistato di recente:

101. Le figlie del libro perduto - Katherine Howe

102. Flavia De Luce e il delitto nel campo dei cetrioli - Alan Bradley

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mercoledì 8 dicembre 2010

Avvento

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Insomma... è pur sempre l'8 dicembre. E io non ho ancora appeso il festone di Natale alla porta... che vergogna... Questo blog è nato per celebrare i passaggi, le stagioni, i periodi dell'anno, quindi devo proprio rimediare!
L'anno scorso avevo iniziato il periodo dell'Avvento parlando di musica.
Lo voglio fare anche quest'anno, pubblicando il canto d'Avvento che preferisco in assoluto, e che ho sempre avuto il rimpianto di non essere riuscita ad imparare.

Adventi ének (Veni, veni Emmanuel) di Zoltán Kodály.
Buon ascolto!




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Veni veni, Emmanuel

captivum solve Israel,

qui gemit in exilio,

privatus Dei Filio.

R: Gaude! Gaude!

Emmanuel,nascetur pro te Israel!


Veni, O Iesse virgula,

ex hostis tuos ungula,

de spectu tuos tartari

educ et antro barathri. R.


Veni, Clavis Davidica,

regna reclude caelica,

fac iter tutum superum,

et claude vias inferum. R.


Veni, veni O Oriens,

solare nos adveniens,

noctis depelle nebulas,

dirasque mortis tenebras. R.


Veni, veni, Adonai,

qui populo in Sinai

legem dedisti vertice

in maiestate gloriae. R.

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...e abbasso i jingle pubblicitari natalizi!

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Il cacciatore

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Oggi stavo guardando questo video assieme a mio fratello, e sul finale sono scoppiata in un pianto dirotto. Singhiozzavo così forte che mi sono dovuta allontanare dalla stanza.
Mi ha fatto pensare a che cos'è il MALE, il male assoluto e a quanto sia una cosa stupida e facile da commettere, da mettere in pratica.
A costruire un rapporto di amore e di fiducia ci vuole così tanto tempo, e pazienza, e fatica.
Per distruggere tutto ci vuole niente.
Questa realtà è così terribilmente vera e concreta, ne faccio esperienza così quotidianamente, eppure, quando mi è apparsa condensata in queste poche immagini, mi ha colpita in modo diretto e violento, facendomi sentire fragile, impotente, triste e rabbiosa.
Fateci caso, anche voi. Stateci attenti.
Perchè nell'animo di ognuno abitano insieme la pazienza e l'aggressività, l'amore e l'ignoranza cieca e indifferente, la preda e il cacciatore.
E quest'ultimo, quasi mai è il lupo.
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Fiabe

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Nei giorni scorsi ho esercitato un po' l'attività di narratrice di fiabe, e la cosa è stata documentata mirabilmente da Elena, che ha voluto immortalare l'evento con quest'opera che vado a pubblicare...
Un bacione, Elena!

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Mara racconta le fiabe - opera di Elena Balderi (6 anni)
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sabato 4 dicembre 2010

Lezioni (pratiche) di storia dell'arte

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Ed ecco a voi le prime foto dei lavori dei miei ragazzi di Terza! Stanno diventando proprio bravini!


Copie da Van Gogh
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Notte stellata (Van Gogh) copia di Michele
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Copia da Gauguin di Eleonora

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Copia da Franz Marc di Alberto

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NEVE

...(foto: Mara Bagatella)


E scende candida

e copre quel vuoto...lasciato da te...

e scende... brilla nella notte...

e scende...

e chiude...quella ferita che

ancora una volta sanguina x te...

è neve...

allora penso che dimenticherò...


(Caterina Franco 2010)
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venerdì 3 dicembre 2010

Lezioni di storia dell'arte: "L'urlo" di Edvard Munch

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Avvertenze: questa è una delle lezioni che impartisco ai ragazzi di terza me
dia, praticamente sto pubblicando le lezioni sul blog apposta per loro, e in particolare per la III D! perciò se la cosa vi annoia, portate pazienza, per oggi cambiate blog... Questa volta pubblico soltanto la seconda parte dell'analisi, il COME. La prima parte (descrizione) l'ho data da fare per casa e l'ultima parte (significato e funzione dell'opera) ormai i miei alunni dovrebbero essere in grado di farla DA SOLI! (speriamo bene!). Mi raccomando ragazzi, studiate!!!
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Analisi dell’opera
Titolo: L’urlo
Autore: Edvard Munch
Data: 1893
Tecnica: tempera e pastello su tavola
Dimensioni: 83,5 x 66 cm
Collocazione: Oslo, G
alleria Nazionale

Notizie sull’autore:

Edvard Munch (1863 – 1944) è stato il maggiore pittore e incisore norvegese, ispiratore e precursore dell’Espressionismo. La tragica scomparsa della madre e della sorella durante l’infanzia, e il forte esaurimento nervoso del padre furono eventi che segnarono in modo negativo tutta la sua vita e conferirono un tono angoscioso e malato a buona parte delle sue opere, come si nota nel suo primo capolavoro, “La bambina malata” (1885-86).
Nel 1892 il suo nome balzò alla ribalta quando alc
une sue opere esposte a Berlino (tra cui “L’urlo”) provocarono un grave scandalo e la chiusura della mostra.
Munch scrisse di quest’opera: "Una sera passeggiavo per un sentiero. Da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Ero stanco e malato […] il sole stava tramontando e le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura; mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando."

Nonostante le proteste e gli insulti che gli furono rivolti dalla critica ufficiale, alcuni giovani intellettuali e artisti presero le sue difese ed egli divenne improvvisamente famoso. Stabilitosi quindi in Germania, si dedicò al “Fregio della vita”, una serie di immagini introspettive e dedicate a temi quali l’amore e la morte.
La vita vagabonda e d
isagiata, l’abuso di alcolici e la tensione emotiva furono all’origine del tracollo nervoso che Munch subì nel 1908.
In seguito alle cure, si ristabilì e decise di abbandonare le ossessionanti immagini del passato. Tornò a vivere in Norvegia e si dedicò a decorazioni di edifici pubblici. Con l’avvento del nazismo, l’arte di Munch fu messa al bando come degenerata e nel 1937 le sue opere presenti nei musei tedeschi furono sequestrate
.
L’artista morì nel 1944, di polmonite, dopo che una bomba aveva mandato in frantumi le finestre della sua casa.

Come è raffigurato il sogge
tto?In questo dipinto, la forte deformazione della figura umana e del paesaggio, trasmettono un senso di angoscia. Il ponte sembra allungarsi all’infinito, allontanando tra loro le figure: non è una lontananza solo fisica, ma anche simbolica, come se per l’artista fosse impossibile comunicare il proprio dolore ad altre persone.


Il cielo, le colline, il fiordo, il personaggio in primo piano, che urla con la testa tra le mani, sono descritti con linee curve, ondeggianti, come se una forza esterna li stesse schiacciando.

Attrav
erso queste linee ossessive, il pittore è riuscito a trasmettere l'idea dell’urlo, come se si trattasse di un’onda d’urto che dal dipinto si propaga fino allo spettatore.

L’opera è divisa in due parti: la parte inferiore che contiene il ponte e le figure umane, dominata dalla linea obliqua del ponte; la parte superiore, dominata dalle linee ondulate e dai colori accesi del cielo.
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mercoledì 1 dicembre 2010

Ecco le cose che piacciono a me

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Su FB è tutto un cliccare “mi piace” questo e “mi piace” quest’altro… E così da un po’ di tempo mi sto chiedendo: ma che cos’è che “mi piace” per davvero?
Così ho iniziato a stilare una lista, un po’ contorta, in verità, e in continua evoluzione.

Mi piace l’odore del caffè, mentre il sapore non mi piace più da anni. Ne ho bevuto troppo, quando ero ancora studentessa, e poi mi fa male. Però il profumo mi piace ancora. Sa di casa, di pausa, di chiacchiere con mia madre.

Mi piace il mio piumone color verde acqua, adoro sentirmelo addosso la sera quando vado a dormire e la mattina quando mi sveglio. D’inverno, ovviamente.

Mi piace un sacco quando ho i registri in ordine, e purtroppo non capita spesso. Mi piace il pavimento di casa mia quando è pulito. Nemmeno questo capita molto spesso…

Mi piace la mia libreria. Mi piace quando compro un nuovo libro e scopro di aver azzeccato l’acquisto.

Mi piacciono i funghi, soprattutto i chiodini. Con la polenta.

Mi piace la birra.

Mi piacciono i caminetti accesi.

Mi piacciono i vestiti colorati, anche d’inverno. Purtroppo non se ne trovano molti, specialmente quest’anno… vedo tanto grigio nelle vetrine!

Mi piacciono gli abbracci, e le coccole in generale.

Mi piace bere il rhum invecchiato, ma solo in compagnia di Flavio e Daniele.

Certe sere mi piace spostare tavolo e sedie e mettermi a ballare in cucina.

Mi piace la musica, ma mi piace anche il silenzio.

Mi piace dipingere senza pensare a nulla.

Mi piace ridere.

Adoro i temporali estivi (e, no, non mi piace la neve!).

Mi piace spiegare le cose, ma solo quando vengo ascoltata!

Mi piace indossare gli abiti appena stirati.

Mi piacciono gli alberi, in qualunque stagione.

Mi piacciono i proverbi e i detti popolari.

Mi piacciono i cani, ma solo quelli simpatici, perché i cani sono come le persone, hanno caratteri ben definiti.

Mi piace ricordare i sogni, al mattino. Adoro svegliarmi con tutta la lentezza che mi posso permettere.

Farei un monumento a chi ha inventato la lavatrice.

Amo i brandelli di nebbia impigliati ai rami degli alberi, sulle colline… ma non mi piace trovarmeli sulla strada quando guido.

Mi piace il peperoncino. E le zuppe di ortica, in primavera.

Mi piace rimescolare con calma il risotto.

Mi piace mangiare in compagnia delle persone che amo.

Mi piace raccontare le fiabe.

Mi piacciono i libri che parlano di magia, i fumetti ben disegnati e con sceneggiature intelligenti.
Mi piace starmene sdraiata sul divano con il mio cane accoccolato addosso.

Mi piacciono i cappelli di paglia in estate e i berretti di lana in inverno.

E poi ci sarebbero un sacco di altre cose che mi piacciono, ma forse vi siete già annoiati a leggere queste.

domenica 28 novembre 2010

Oggi non ho corretto i compiti...

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Oggi, mi dispiace per voi ragazzi, lo so quanto ci tenete a vedere scritto il voto sul retro dei vostri disegni, ma non li ho corretti.
Ho passato il pomeriggio a preparare cartelli per una manifestazione. Sono stanca morta.

Io non vado quasi mai alle manifestazioni...
Questa però...

GIORNATA NAZIONALE PER L'ACQUA PUBBLICA E I BENI COMUNI
4 DICEMBRE 2010


Manifestazione regionale a Venezia
ore 14 P.le Stazione S. Lucia

Cortei via terra e via acqua con barche fino a Rialto
Con evento finale e concerti in Erbaria

* Per la m o r a t o r i a di ogni processo di privatizzazione dell'acqua
* Perche' il referendum si svolga nel 2011
* Per modificare lo Statuto veneto in difesa dei beni comuni
* Per difendere gli ecosistemi fluviali e salvare il territorio dalle colate di cemento e dalle devastazioni idro-geologiche
* Per unire la nostra voce alle mobilitazioni globali nei giorni del vertice dell'ONU sui cambiamenti climatici a Cancun e chiedere giustizia ambientale e sociale

"Oltre 1.400.000 donne e uomini di questo Paese, (oltre 130.000 veneti) hanno firmato i 3 quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell'acqua, promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua. Hanno posto la loro firma per una battaglia di civiltà, per la tutela e l'accesso universale all'acqua come bene comune, contro ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita. E' una questione di democrazia: la questione dell'acqua non può essere delegata ad alcuno, ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum."


Insomma, è una cosa importante. I compiti li correggerò domani...
Ora mi sa che vado a letto.
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venerdì 19 novembre 2010

Emily Brontë

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"Non so come esprimerlo; ma certamente tu, come tutti quanti, senti che c'è o dovrebbe esserci un'esistenza tua al di fuori di te. Che senso avrebbe essere nata, se io mi esaurissi tutta in me stessa? I miei grandi dolori in questo mondo sono stati i dolori di Heathcliff, e li ho osservati e patiti tutti quanti fin dal principio; il mio più grande pensiero nella vita è lui. Se tutti quanti morissero, e non restasse che lui, io continuerei a esistere; e se tutti gli altri restassero in vita, e lui venisse annientato, l'universo mi diventerebbe completamente estraneo: non me ne sentirei più parte.
Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi: il tempo lo cambierà, lo so bene, come l'inverno cambia gli alberi.
Il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce eterne sotto terra: ne viene poco piacere visibile, ma è necessario. Nelly, io sono Heathcliff! Lui è sempre, sempre nei miei pensieri: non è un piacere, come io non sono sempre un piacere per me stessa, ma è il mio stesso essere."

Emily Brontë, Cime tempestose, 1847


Di questo romanzo conoscevo a malapena l'esistenza fino ad un mese fa. Da allora lo sto leggendo e rileggendo. Non so bene perchè, forse dovrò ammettere di essere anch'io una ragazza romantica, come l'autrice.
Emily Brontë teneva moltissimo alla sua privacy, lo si deduce dalla sua scarna biografia. E sicuramente era una persona dal carattere passionale, ma non amava ammetterlo. Questo lo si deduce dal romanzo stesso. La cosa che mi ha colpito di più, infatti, è che tutta la vicenda, in cui i personaggi agiscono sotto la guida esclusiva dei propri sentimenti, sia raccontata da qualcuno che di tali sentimenti non capisce nulla.
Nelly, la domestica, principale voce narrante, non ha nessuna simpatia verso i principali protagonisti del romanzo, ne giudica il comportamento attraverso la rigida morale dell'epoca, non offre loro nessuna attenuante. Emily Brontë li comprendeva, invece. Altrimenti non avrebbe potuto mettere quelle parole in bocca alla sua eroina Catherine. Però credo si rendesse conto che nessun altro, almeno in quell'epoca e in quel luogo, avrebbe avuto per loro altrettanta comprensione, e aveva ragione, dato che il romanzo non ebbe successo per molto tempo.
A pensarci bene, la cosa mette i brividi. Mi domando chi fosse veramente quella donna, vissuta soltanto trent'anni, due secoli fa.
Cos'aveva davvero nel cuore? In questa società in cui tutti fanno a gara nel mettersi in mostra, (e spesso non hanno niente da mostrare) è difficile comprendere una donna che invece ha scelto di tenere il suo mondo interiore per sè. Se non fosse stato per l'insistenza della sorella, questo romanzo e le sue poesie non sarebbero stati pubblicati. Dev'essere per questo che continuo a pensarci, e che questa scrittrice mi ha tanto affascinata. O forse perchè, dopo aver letto il brano che ho riportato qui, mi sono sentita meno sola.
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venerdì 12 novembre 2010

SE

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(Hokusai, Il poeta cinese Su Dongpo,
della serie Specchio dei Poeti giapponesi e cinesi, 1833-1834)
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Sono felice di dare il bentornato a Caterina e alle sue poesie. Quest'anno è piuttosto impegnata con la nuova scuola e quindi latita un po', ma spero che continui a scrivere e a permettermi di pubblicare le sue piccole perle!

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Se l’amore esistesse

Se il mondo fosse giusto

Se il mondo fosse piatto

Se la mia voce potesse parlare

Se i miei occhi potessero vedere

Se un sorriso potesse cambiare il mondo

Se la gente vivesse solo per vivere

Allora non sarei qui...

A cancellare

Quello stupido se

A vivere correndo

A sorridere piangendo

Ad amare soffrendo...

(Caterina Franco 2010)
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lunedì 8 novembre 2010

Lezioni di Storia dell’Arte: Van Gogh

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Avvertenze: questa è una delle lezioni che impartisco ai ragazzi di terza media, praticamente sto pubblicando le lezioni sul blog apposta per loro, perciò se la cosa vi annoia, portate pazienza, per oggi cambiate blog... arriveranno post migliori (spero) più avanti. Il testo in parte è mio, in parte è una sintesi presa da diversi libri (sono tanti e non ricordo nemmeno quali siano, perciò non li citerò), mentre l’impostazione della lezione e i grafici per la lettura dell’immagine sono frutto del mio lavoro.



ANALISI DELL’OPERA

Autore: Vincent Van Gogh

Titolo: La notte stellata

Anno: 1889

Tecnica: olio su tela

Dimensioni: 73 x 92 cm

Collocazione: New York, Museum of Modern Art

Soggetto: paesaggio notturno
Notizie sull'autore:

Vincent Van Gogh (1853-1890) pittore olandese, ebbe un’esistenza infelice e solitaria. Sensibile e istintivo di carattere, si sentì incompreso da tutti. Egli espresse il suo tormento interiore tramite la pittura: le sue pennellate, frantumate, grosse e violente, rivelano il suo stato d’animo.
Nel 1886, Van Gogh si recò a Parigi, presso il fratello Théo, impiegato presso una galleria d’arte, ed ebbe modo di studiare la pittura impressionista. Ma, a differenza degli Impressionisti, egli non dipingeva la realtà come la vedeva, ma come la sentiva. Nei suoi paesaggi le forme sono deformate da ossessive linee curve e i colori sono volutamente esagerati.
Usava dei colori ad olio in tubetto, impiegandone grandi quantità, a volte spremendo direttamente il tubetto sulla tela, altre volte utilizzando la spatola o addirittura le dita della mano, fino a creare inquietanti movimenti sulla superficie del quadro. Il suo modo di dipingere non fu capito e i suoi quadri furono rifiutati, provocando in lui tremende depressioni nervose.
Mise fine alla sua vita sregolata e poverissima nel luglio del 1890, a 37 anni, suicidandosi in un campo di grano. La sua pittura fu di fondamentale importanza per le avanguardie del Novecento.

COSA raffigura l’immagine? Elenca e descrivi tutti gli elementi che la costituiscono.

Il dipinto rappresenta un paesaggio notturno. In primo piano, sulla sinistra, campeggia la figura di un grande cipresso dalla chioma frastagliata, simile a una fiamma. La luna e le stelle sono circondate da aloni luminosi e la Via Lattea sembra un nastro fluorescente che si snoda nel cielo. In basso, il pittore ha dipinto un villaggio; tra le case si distingue un campanile dal tetto appuntito. Dietro il villaggio si staglia il profilo di alcune colline ondulate, sovrastate da nubi luminose.
COME è stato raffigurato il soggetto? Come sono stati stesi i colori? Quale tipo di composizione ha usato l’autore?

Nell’opera lo spazio maggiore è dedicato al cielo, che è anche la parte più luminosa del quadro; il colore predominante è il blu, ravvivato dal giallo della luna e delle stelle, e dalle pennellate di bianco che creano sfumature molto chiare.

I colori sono stati stesi con pennellate brevi e nervose che formano dei movimenti circolari e a spirale. I contorni degli oggetti sono evidenziati da linee più marcate. Le figure sono deformate (il cipresso, il campanile, la Via Lattea).







La composizione è obliqua, ed è costruita su due elementi principali che si equilibrano a vicenda: il cipresso e la luna. Il cipresso crea una zona scura molto grande sulla sinistra del quadro, ed è contrapposto alla zona occupata dalla luna, in alto a destra, molto chiara e brillante. L’andamento obliquo è rinforzato dalla linea delle colline, inclinata nello stesso verso.
Il quadro, nel suo insieme, dà un’impressione di movimento e di instabilità.

PERCHÉ l’immagine è stata realizzata in quel modo? Spiega cosa ha voluto esprimere l’autore e qual è la funzione dell’opera.

Attraverso i suoi quadri, Van Gogh esprimeva il proprio tormento interiore. Egli non descriveva la realtà in modo oggettivo, ma la interpretava secondo la propria personale visione del mondo. L’opera ha quindi una funzione ESPRESSIVA.
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martedì 2 novembre 2010

Samhain 2010

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Gnocchi di zucca mangiati durante la festa di Samhain... noi streghe ci si tratta bene!

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E una candela accesa per dare il benvenuto ai fantasmi... ma abbiamo riso talmente tanto che non abbiamo "sentito" nessuna presenza sovrannaturale. Si sa, i fantasmi sono tipi discreti e silenziosi. Ma spero si siano divertiti anche loro l'altra sera.

Ringrazio Rita Gonella per le bellissime fotografie!
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sabato 30 ottobre 2010

Proverbio veneto (4)

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(immagine dal sito "Pane amore e creatività")
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"Chi magna da solo
more da solo"

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Proverbio applicabile a tante situazioni... ma il significato è chiaro. Quando ci si isola dagli altri, non si condivide nulla, si finisce per deperire, consumarsi, morire, nell'indifferenza generale. Questo vale per singole persone, gruppi, idee...

Per quanto mi riguarda, ho invitato a cena un po' di streghe simpatiche per Samhain (Halloween). Credo che gli spiriti gradiranno. Così rimango in tema, sia col mangiare sia col morire.

Felice Samhain!
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venerdì 29 ottobre 2010

Senza Internet

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Ieri ho inaugurato una nuova abitudine: il SI-Day, ovvero il giorno senza Internet. Ho deciso che sarà il giovedì, dato che la sera ho lezione di danza del ventre e ceno molto tardi.
In effetti sono un po' in crisi con il blog. In questo periodo sto abbastanza bene, sono di buon umore e di conseguenza sono poco creativa.
Non mi vengono pensieri profondi, nè poesie, nè altro da scrivere.
Mi godo il momento, tanto so che non durerà a lungo...

Altra cosa che mi ha mandato in tilt in questi giorni è il nuovo sito di VicenzaInsieme, (di cui vedete il simbolo con il link qui a destra) l'Associazione di promozione sociale di cui faccio parte.
Capire come funziona, gestire la pagina Facebook, gestire il nuovo Forum... beh, per una che ha l'ADSL in casa da meno di un anno non sono cose facili da imparare, tutte in una volta, poi...

Insomma, mi è sembrato giusto mettere dei paletti all'uso che sto facendo di Internet. Adoro Internet, adoro il mio blog, mi piace un sacco pure Facebook (so che a molti non piace, ero molto scettica anch'io all'inizio, ma ora mi diverto). Però Internet non è tutto. La vita vera è una cosa diversa. Stamattina per esempio (il venerdì è il mio giorno libero) sono andata a prendere Luna, la cagnolina dei miei genitori, che erano via, e mi sono dedicata un po' alle mie amate piante sul terrazzo.
Lo stereo suonava un CD di Mozart, la terra dei vasi mi si infilava sulle unghie, Luna mi guardava beata, il sole splendeva e il cielo era azzurro.
Ho avuto la mia mezz'ora di felicità. E non l'ho trovata su Internet...
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giovedì 21 ottobre 2010

vita brevis

...(immagine dal web)

"Vita brevis, ars longa, occasio praeceps,
experimentum periculosum, iudicium difficile"


- Ippocrate -

giovedì 14 ottobre 2010

Un regalo inaspettato

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Non c'è niente di più spiazzante che ricevere un regalo quando meno te l'aspetti.
Qualche giorno fa me ne ha fatto uno la mia nuova alunna down. Ai consigli di classe, l'insegnante di sostegno ha avvertito tutti i professori che la nostra allieva è già molto "scolarizzata", cioè è molto preparata per quanto riguarda tutto ciò che concerne la scuola. Sa usare penne, matite, quaderni, scrive, legge (non tutte le parole), insomma, quello che lei si aspetta dalla scuola è "fare i compiti".

Invece c'è qualche difficoltà di relazione con i compagni. Fa molta fatica a parlare, non interagisce molto con i ragazzini della sua età, quando le si fanno richieste diverse da quelle prettamente scolastiche lei non sa come comportarsi.
Perciò noi insegnanti siamo stati invitati a curare più l'aspetto relazionale piuttosto che quello scolastico.
Così ci sto provando. Le chiedo di passare tra i banchi a raccogliere i disegni dei compagni, di accompagnarmi quando vado in laboratorio a prendere qualcosa. L'altro giorno due ragazzini seduti vicino a lei si sono messi a litigare rumorosamente tra loro. Allora le ho chiesto: "Giulia (nome di fantasia), cosa stanno facendo quei due?"
Nessuna risposta.
"Vieni qui vicino a me" le ho detto. Cercavo di facilitarla perchè parla molto poco e a voce bassissima.
"Dillo qui a me, cosa fanno i tuoi compagni? Bisticciano?"
Lei mi ha guardata, forse non capiva. Le ho sorriso per incoraggiarla, era evidente che non sapeva cosa fare...
All'improvviso mi ha abbracciata.
Probabilmente ha interpretato la mia richiesta di avvicinarsi come una richiesta di affetto.
Sono rimasta spiazzata. A quel punto ero io, quella senza parole...
Ho cambiato domanda: "Sono simpatici i tuoi compagni?"
Mi ha risposto di si.
"Vai pure al posto, cara" le ho detto...

Mi ha dato da pensare questo episodio. Forse ho molto più bisogno di abbracci di quanto io non ammetta...

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martedì 12 ottobre 2010

Lezioni di Storia dell’Arte: Impressionismo (Monet - La Grenouillère)

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Avvertenze: questa è una delle lezioni che impartisco ai ragazzi di terza media, quindi, per essere una lezione di storia dell’arte è sicuramente molto sintetica… per essere un post su un blog, invece, la troverete magari lunga e noiosa. Il testo in parte è mio, in parte è una sintesi presa da diversi libri (sono tanti e non ricordo nemmeno quali siano, perciò non li citerò), mentre l’impostazione della lezione e i grafici per la lettura dell’immagine sono frutto del mio lavoro.
 
LETTURA DELL’IMMAGINE
Autore: Claude Monet
Titolo: La Grenouillère
Anno: 1869
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 74,6 x 99,7 cm
Collocazione: New York, Metropolitan Museum of Art
Soggetto: paesaggio

Notizie sul movimento artistico di appartenenza: l’Impressionismo


Il 15 aprile 1874 si apriva a Parigi una mostra organizzata da un gruppo di giovani artisti che si opponevano all’arte ufficiale; è la data di nascita dell’Impressionismo.
Facevano parte del gruppo: Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas. Frequentavano inoltre il gruppo anche Paul Cézanne e il
fotografo Nadar.
L’Impressionismo è il primo movimento dell’arte mod
erna. All’inizio esso non ebbe molto successo: il termine “Impressionismo” fu usato in senso spregiativo da un critico d’arte; i quadri sembravano solo abbozzi in attesa di essere finiti.

LA PITTURA EN PLEIN AIR (all’aria aperta) 
L’interesse principale degli Impressionisti è lo studio dei COLORI e della LUCE, che cambiano continuamente a seconda dell’ora del giorno, della stagione e del punto di vista.
Per questo motivo i quadri devono essere dipinti con una tecnica veloce, a piccoli tocchi di colore, che, osservati ad una certa
distanza, suggeriscono il movimento e la vibrazione dell’atmosfera.
Lo stesso tema può essere dipinto da più pittori e il risultato non sarà mai lo stesso, perché ciascuno ha il suo mondo interiore e vede la
realtà in modo differente. Spesso gli Impressionisti dipingevano fianco a fianco lo stesso soggetto per poi discutere il risultato ottenuto.

L’uso della fotografia

La conoscenza e l’uso della fotografia suggeriscono agli Impressionisti inquadrature rivoluzionarie: in particolare Degas, usava “tagliare” le figure per dare un’impressione di aver colto, come fa
la fotografia, un breve istante, un attimo di vita. Tagliando le figure al margine del dipinto, Degas intende far capire che la scena sta cambiando.
Questo procedimento è particolarmente indicato per esprimere la rapidità e la varietà di movimenti nei quadri che il pittore ha dedicato
al mondo dei balletti e del teatro.

Notizie sull’autore: CLAUDE MONET

(1840 – 1926) L’artista che portò avanti per tutta la vita le ricerche degli Impressionisti sulla luce e sul colore fu Claude Monet. Per studiare le variazioni della luce nelle diverse ore del giorno egli sceglieva un soggetto (ad esempio la serie dei “Pioppi” o dei “Pagliai”) che dipingeva più e più volte in diverse condizioni atmosferiche e di luce. Alla cattedrale di Rouen, Monet dedicò cinquanta dipinti, compiuti nel 1894. In queste opere la facciata della cattedrale, che occupa tutto il dipinto, cambia secondo il tempo, l’atmosfera, l’ora in cui l’artista la dipinge.

La serie delle ninfee
Nel 1883, Monet si trasferisce a Giverny, ed elabora il giardino della sua casa in modo da avere una fioritura tutto l’anno. Realizza anche
un giardino d’acqua in stile giapponese con molte piante acquatiche, tra le quali le ninfee, un fiore molto di moda in quell’epoca, frequente anche nelle stampe giapponesi. Le ninfee diventarono il soggetto preferito di Monet, che ne fece innumerevoli varianti, rappresentando soprattutto il gioco della luce riflessa sulla superficie dell’acqua.

ANALISI DELL’OPERA
 

COSA raffigura l’immagine? Elenca e descrivi tutti gli elementi che la costituiscono.

“La Grenouillère” era un famoso ristorante sulla Senna, dipinto più volte dagli Impressionisti, che aveva
no l’occasione di studiare i riflessi degli alberi, delle barche e delle persone nelle acque del fiume (esistono infatti altri quadri sia di Monet che di Renoir che ritraggono lo stesso soggetto). Al centro dell’immagine si vede un isolotto collegato, tramite delle passerelle, alla riva del fiume e ad un barcone. Sull’isolotto, all’ombra di un albero, sostano alcune persone che sembrano conversare tra loro. Anche sul barcone, coperto da una tettoia, c’è della gente. In primo piano, ai bordi del quadro, vi sono delle barche ormeggiate. Sulla riva opposta del fiume si vede un filare di alberi. L’acqua riflette la luce e i colori autunnali del paesaggio.

COME è stato raffigurato il soggetto? Come sono stati stesi i colori? Quale tipo di composizione ha usato l’autore?

A causa dell’interesse di Monet per i riflessi sull’acqua, la linea dell’orizzonte è posta molto in alto, in questo modo il fiume diventa il vero protagonista dell’opera. Monet ha dipinto l’acqua con pennellate piccole e veloci, i contorni degli oggetti non sono ben definiti. La linea verticale formata dall’albero e dal suo riflesso, “taglia” l’immagine in 2 parti di diverse dimensioni: questa composizione asimmetrica contribuisce a dare all’opera un senso di movimento (schema 1).
Le barche e il battello - ristorante sono tagliati dalla cornice, come in una fotografia, suggerendo allo spettatore l’idea che lo spazio continui oltre il limite del quadro. Le inquadrature “fotografiche” sono molto utilizzate dagli Impressionisti (schema 2).

PERCHÉ l’immagine è stata realizzata in quel modo? Spiega cosa ha voluto esprimere l’autore e qual è la funzione dell’opera. 
A Monet interessava rendere l’idea del movimento e del cambiamento della luce e dei colori; il quadro ha una funzione descrittiva, in quanto i colori sono osservati dal vero (EN PLEIN AIR).
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sabato 9 ottobre 2010

Sarah: quanti i mostri che vivono accanto a noi

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Non ho avuto il coraggio, la forza, la capacità di scrivere qualcosa su questa storia, come invece ha fatto Erica, con molta delicatezza, sul suo blog, e chissà quanti altri... Mi servo delle parole di chi lotta contro la pedofilia da anni, il sig. Graziano Guerra, del quale altre volte ho pubblicato gli scritti.

Io forse lo troverò il momento per scrivere il mio personale pensiero su tutto questo... ma ho bisogno di tempo, ancora. Non ci riesco in questo momento, mentre ancora tutti i riflettori sono accesi, mentre tutti ne parlano, qualcuno a sproposito, anche... ho bisogno di rifletterci bene, non dico di digerire la cosa, chè non ci riuscirò mai... ma di maturare le parole giuste per esprimere quello che sento. Intanto vi invito a leggere questa lettera:


Sarah: quanti i mostri che vivono accanto a noi

Paradossalmente, la trasmissione di una notizia sulla violenza inflitta a una ragazzina, se non induce ad interrogarsi, a ricercare, se non ferisce l'interlocutore con l'ansia di una domanda, rischia di trasformarsi in un messaggio quasi rassicurante, induce lo spettatore, il cittadino del villaggio globale, il lettore a ritenere che quella bambina uccisa è la sfortunata e unica vittima di un raro caso di folle violenza oltre il quale
e al di là del quale esiste una popolazione di bambini sufficientemente felici e protetti.

In verità tutti i giorni avvengono violenze inaudite sull'infanzia e buona parte di queste si consumano tra le mura domestiche, ma c'è un sordo rifiuto a considerare la sofferenza infantile sotto l'aspetto di un problema sociale esteso, grave e radicato nella nostra cultura disattenta ai problemi dei più piccoli e fortemente adultocentrica. Mancano strutture di sostegno alle famiglie, sono assenti figure di riferimento per un valido aiuto in situazioni di bisogno.
Le nostre testimonianze di violenze subite, che sono diverse centinaia, evidenziano che solo l’uno per cento delle violenze viene denunciato e dimostrano l’assoluta inadeguatezza delle strutture di ascolto e di sostegno ai minori. Quasi tutte le vittime da noi incontrate ci hanno dichiarato di non avere mai parlato con i loro genitori delle violenze subite e che, quando accaduto, nella maggioranza dei casi o non sono state
credute o sono state “convinte” a tacere.
Quasi sempre qualche adulto sa, chi è vicino all'abusante o alla vittima ma sa molto tempo prima che accada l'irreparabile. Ma a noi fa comodo pensare che sia il gesto di un mostro, di un folle, piuttosto che acquisire la consapevolezza che esseri umani simili vivono accanto a noi e sono, purtroppo numerosi.
Che dire poi della certezza della pena, mera chimera, istanze di giustizia disattese nella stragrande maggioranza dei casi quando tra patteggiamenti, riti abbreviati, benefici vari anche chi commette brutali crimini come quello subito da Sara non sconterà mai un’adeguata carcerazione.
Che giustizia è mai questa? Le vittime ed i loro famigliari chiedono un processo giusto, una pena equa, commisurata alla gravità del fatto. La nostra politica invece si preoccupa solo del fatto che il processo sia breve mentre occorrerebe preoccuparsi che
fosse "giusto". Non ci sarà mai pace per chi piange le vittime della furia caina dell’uomo senza giustizia, ma anche questo è un dovere al quale spesso gli adulti abdicano.
Che tutela hanno questi minori se gli adulti che dovrebbero proteggerli sono questi?


Già gli adulti, nella politica, nelle famiglie, nella chiesa, coloro i quali avrebbero la re-sponsabilità di tutelare i minori, ovvero sia dall’etimologia del termine “saper rispondere”. E che cosa sappiamo noi rispondere alle richieste d’aiuto che giungono dal silenzio dell’innocenza?

1) I politici si affrettano a dichiarare che esistono i consultori, che dai nostri sondaggi si rivelano assolutamente inutili per come sono strutturati;
2) i genitori vivono nel limbo dell’illusione che tanto ai loro figli mai accadranno cose simili, mentre dalle nostre ricerche si evidenziano violenze sessuali subite dal 17% dei nostri ragazzi;
3) la chiesa, nonostante la nobile e grandiosa operazione del Papa e le sue direttive a contrasto della violenza sui minori, pensa di risolvere il problema firmando pragmatici protocolli di intesa.

Questo succede in Italia, oggi, adesso, e allora che senso dare alla lacerante morte di Sara se non avere il coraggio di aprire gli occhi e preoccuparsi davvero con generosità del mondo dei piccoli in difficoltà? Che senso diamo a quest'onda emotiva se non la utilizziamo per un impegno personale a favore dei bambini?
Il resto, tutto il resto sono chiacchiere, grande fratello, volgare curiosità.
Forse queste brutte storie accadono nel tentativo di scuotere le coscienze di tutti noi adulti, con l’intento di svegliare le nostre coscienze assopite, stordite, anestetizzate dallo scandaletto di turno, inebetiti dalla litigiosità politica che altro non fa che “non fare”, mentre l’infanzia continua a gridare nel silenzio dell’indifferenza. Ma forse il
vero problema siamo un po’ tutto noi che alla fine dei conti alla politica chiediamo ben altro e quindi, si sa, la politica risponde agli elettori ed è altrettanto certo che i bambini non votano e non creano consensi.

Graziano Guerra
Presidente S.o.s. Infanzia Onlus
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Tempo di autunno


Stasera sono qui, tra Internet e il forno da controllare, dove il pane si sta abbrustolendo. Ancora basta il forno acceso per riscaldare la casa.
Fuori la notte è limpida, ma con un velo di umidità.
Samhain, la festa dei Morti, si avvicina. Da noi la chiamavamo Ognissanti, prima che venisse rimpiazzata con l’anglosassone Halloween e mercificata, come tutte le feste importanti, da Natale a Pasqua.
Una cosa che mi è sempre suonata strana è questo martellare che Halloween sarebbe una festa di “importazione”, quando invece mia madre mi faceva intagliare le zucche fin da bambina, e mi raccontava che da piccola lo faceva anche lei. Com’è possibile che, in una zona rurale del Veneto, senza il martellamento dei mass media che abbiamo adesso, oltre 50 anni fa ci fosse questa tradizione? Forse stasera ho trovato una risposta leggendo un articolo in questo sito internet: è un po’ lungo ma molto interessante, specie là dove parla delle tradizioni regionali in Italia della Notte dei Morti.
Quante tradizioni ci siamo persi in questi anni? Chissà…

Quello che è certo è che io, in questo periodo dell’anno mi sento strana… “sento” l’avvicinarsi della festa (che nella mia zona coincide con l’arrivo di una importante fiera locale) con impazienza, come altri aspettano magari il Natale o il Capodanno. Per darvi un’idea, mi sembra di essere come gli scoiattoli che si affrettano a raccogliere provviste e a preparare la tana in vista dell’inverno. Sono irrequieta, allegra, preparo minestre con la zucca e crostini… sistemo i vasi sul balcone… alcune piante le terrò, altre le toglierò, qualcuna supererà l’inverno, altre no…

Tempo di cambiamenti, profumo di funghi e foglie morte nell’aria. Vorrei avere più tempo per uscire e camminare nei boschi. Vorrei avere più calma per celebrare questo capodanno pagano davanti a tazze fumanti di tisane e biscotti alla cannella, intorno a un tavolo a chiacchierare con le mie amiche più “streghe”… e chissà, magari quest’anno il tempo me lo prendo…
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martedì 5 ottobre 2010

La cura

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“Comunque sia, una cosa è certa: non posso curarmi punendo quelli che non posso guarire. Forse devo ripensare a tutta la storia dell’incendio e del suicidio. Tra l’altro devo proprio ammetterlo: non ho più tanta voglia di morire, ho voglia di rivedere madame Michel, Karuro e Yoko, la sua nipotina così imprevedibile, e chiedere aiuto a loro. Beh, certo, non mi presenterò dicendo: please, help me, sono una bambina con tendenze suicide. Al contrario, ho voglia di lasciare che siano gli altri a farmi del bene: dopotutto sono solo una bambina infelice, e anche se sono estremamente intelligente fa lo stesso, no? Una bambina che nel momento peggiore ha avuto la fortuna di fare degli incontri felici. E poi, moralmente, che diritto ho di lasciar passare tutta questa fortuna?
Boh. Non ne ho idea. In fin dei conti questa storia è una tragedia. Ci sono persone valorose, meglio così! Avevo pensato, ma poi che tristezza! Finiscono sotto la pioggia! Non so più cosa pensare. Per un momento credevo di aver trovato la mia vocazione; credevo di aver capito che per curarmi dovevo curare gli altri, solo quelli “curabili” però, quelli che possono essere salvati, invece di tormentarmi perché non riesco a salvare il prossimo. Allora cos’è, dovrei fare il medico? Oppure la scrittrice? In fondo è un po’ la stessa cosa, no?”


Muriel Barbery, L’eleganza del riccio
(traduzione dal francese di Emanuelle Caillat e Cinzia Poli)
Edizioni e/o

Amo molto questo libro, e questa pagina in particolare. Curare se stessi prendendosi cura gli uni degli altri... forse è l'unica soluzione possibile.

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mercoledì 29 settembre 2010

A proposito di disabilità

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Vi consiglio di leggere il post a questo link tanto per farsi un'idea di come vengono trattati i disabili in Italia. E anche di come vengono trattati i cittadini italiani, presi continuamente per il naso da politici e giornali che sbandierano "non toglieremo gli insegnanti di sostegno" e invece non è così. Mentono, sapendo di mentire.
Sono anni ormai che avanza una politica strisciante di riduzione del sostegno nelle scuole pubbliche, spesso con sotterfugi vergognosi, tipo "abbassare di livello" la difficoltà del bambino o del ragazzino, per assegnare meno ore di sostegno possibile (e tagliare posti di lavoro).
Una difficoltà di apprendimento viene definita "lieve", chi soffre di dislessia può usufruire di speciali protocolli ma non ha il diritto al sostegno, chi ha disturbi di comportamento idem... e così via.


La gente non lo sa, perchè in TV strombazzano di tutt'altre cose, o perchè non si interessa, perchè, tanto, si tratta di "figli di qualcun altro".

Beh, io penso invece che la cosa dovrebbe preoccupare tutti. Alcuni hanno la sfortuna di nascere con una disabilità, altri possono incorrere nel problema da adulti, per una malattia o un incidente, per esempio. E inoltre tutti, ma proprio tutti noi, abbiamo attraversato e attraverseremo fasi della nostra vita in cui siamo stati, o saremo fragili e indifesi, durante la nostra infanzia per esempio, o durante una malattia, o diventando anziani. Una società che non si prende cura di chi è più debole non può dirsi evoluta.

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venerdì 24 settembre 2010

L'uomo dei sogni

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(foto Mara Bagatella 2008)

Ci sono persone troppo particolari per essere dimenticate. Romano Moscon era così. Sempre in movimento, sempre con qualche pazza idea nuova in testa. Un trascinatore, e a volte era oggettivamente difficile stargli dietro.
Per diverso tempo è stato Presidente dell'AVISB, Associazione Veneta per l'Idrocefalo e la Spina Bifida.Non so esattamente per quanti anni, io ho dato una mano all'Associazione piuttosto saltuariamente, e i primi tempi, con Romano non sono stati, per così dire, idilliaci.

Lui aveva un carattere forte, ma era anche molto sensibile e timido, e questo non ne faceva esattamente un campione in capacità comunicative.
Però ha sempre lavorato per migliorare, e c'era pure riuscito, tanto che all'ultimo camposcuola a cui ho partecipato gli avevo fatto anche i complimenti, per questo.

"Sei molto migliorato dall'ultima volta che abbiamo collaborato, Romano" gli avevo detto, ed ero veramente ammirata, perchè non è affatto facile fare un simile lavoro su se stessi in età adulta, ma lui era riuscito a fare questo, oltre che ad organizzare campiscuola per ragazzi con disabilità anche gravi in tutta Italia, al mare, in montagna, persino in campeggio.

(foto Mara Bagatella 2008)

A volte le sue proposte sembravano irrealizzabili, eppure lui riusciva a convincere le persone e poi i suoi sogni diventavano realtà.
Si, aveva questa dote pazzesca, Romano, riusciva a rendere reali i propri sogni, con tanta fatica, sua e delle persone meravigliose che collaboravano con lui, con tanta testardaggine e un pizzico di follia, ma forse è l'unico modo per riuscirci.

Se n'è andato questa notte e io, che non lo vedevo da due anni, l'ho saputo subito, stranamente. Stamattina sono andata, per caso, in un posto in cui non vado quasi mai, ed ho incontrato, per caso, una persona che non vedevo da molto tempo, e quando mi ha dato la notizia ho pensato che, forse, non ero lì per caso, dopotutto...

Avrei voluto salutarlo, ma penso che vada bene anche farlo adesso, scrivendo di lui e dicendo a tutti quelli che leggeranno che esistono persone così, esternamente ruvide e poco appariscenti, ma che nascondono dentro una ricchezza inestimabile.

L'ho frequentato poco, ma è riuscito a passare un po' di quella ricchezza anche a me. Questo post è il mio modo per ringraziarlo, anche se so che lo faranno in tanti e con voci migliori della mia.
Ciao Romano, e grazie per tutto.
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giovedì 23 settembre 2010

Equinozio d'Autunno

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(foto di Mara Bagatella)

Ecco qua. Siamo ufficialmente in Autunno, gente. Dalle 03.09 del mattino, per la precisione.
Giornata splendida, luminosa e calda.
So che a molti non piace l'Autunno, ma io adoro questa stagione. Mi fa venire in mente noci, castagne, vino, funghi, foglie gialle e cieli azzurri, nuvole basse e maglioni morbidi, e cambiamenti imminenti.
Purtroppo non ho avuto il tempo per preparare un post più curato e poetico, e mi dispiace moltissimo. Ho fatto una pausa oggi, ma ho preferito passarla fuori, nel posto che vedete nella foto, a godermi l'aria di settembre, piuttosto che chiusa in casa davanti a un PC.

Buon Equinozio a tutti voi!

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martedì 21 settembre 2010

Lo stagno e la Luna


"Scava un buco per il tuo stagno
senza attendere la Luna.
Quando lo stagno sarà finito
la Luna da sola ci verrà."


Eihei Dōgen

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Sto scavando il buco per il mio stagno e la cosa mi prende parecchio, perciò scusate se scrivo poco ultimamente...

Ho controllato, l'equinozio di Autunno non è oggi, ma il 23, fra due giorni, questo mi dà il tempo di preparare qualcosa per festeggiare: è stata un'estate strana, e non molto piacevole per me, sia per le condizioni meteo, sia per vicende personali.
Spero che l'Autunno sia migliore. Staremo a vedere.
Aspettando che arrivi la Luna...
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mercoledì 15 settembre 2010

Primordiale

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(immagine dal web)
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“Di che parlano fra loro le donne?


Dei loro uomini.

Di che parlano gli uomini nella casa del tè?

Delle donne, del loro corpo e del desiderio che suscitano, talvolta della loro virtù e della loro perversità, della loro vita presunta e di quel che mai essi potranno saperne.”


da "Il libro degli amori" di Henri Gougaud

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Questo è stato uno dei miei primissimi post, e oggi lo ripropongo, perchè credo che, all'epoca, non se lo sia filato nessuno. Il libro da cui è tratta la citazione è bellissimo, ma purtroppo è fuori catalogo da tempo e lo potete trovare solo nelle biblioteche.

"Una raccolta di favole e tradizioni orali dei cinque continenti che hanno come oggetto il sesso, primordiale istinto dell'uomo."

Questa la presentazione che trovate sul sito della Feltrinelli, la casa editrice che l'ha pubblicato.
Io l'ho letto per caso, sono sempre stata un'appassionata di fiabe, miti e leggende, ma non avevo idea che qualcuno si fosse preso la briga di raccogliere quelle a tema sessuale, provenienti da tutti gli angoli del mondo, e di metterle insieme in un unico libro.
Il risultato è davvero sorprendente.
Ne esce fuori un'immagine del sesso, che nella società moderna si è quasi completamente perso.
"Un istinto primordiale"
Che sia primordiale, non c'è dubbio, ma è anche vero che i mass-media ce lo presentano in modo molto distorto. Basta sfogliare una rivista (magari di moda), guardare una pubblicità in televisione o su Internet, con tutti quei corpi di donne, ma anche di uomini, che sembrano fatti di plastica... e si capisce che il tentativo è quello di sostituire "primordiale" con "artificiale".
Se, come me, preferite ciò che è "primordiale" a ciò che è "artificiale", vi consiglio di cercare questo libro e leggerlo.
Io l'ho trovato divertente, misterioso, mistico, eccitante, profondo, allegro, commovente e molto altro ancora.
Così, come dovrebbe essere.
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sabato 11 settembre 2010

11 settembre 2001

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Quel pomeriggio ero a casa. Non ricordo chi accese il televisore e come fu che ci trovammo, io e mio fratello, entrambi ipnotizzati a guardare quelle immagini incomprensibili e mute, perché non c’era alcun commento in sottofondo.
La scena del secondo aereo che arrivava e si schiantava in obliquo sul secondo grattacielo mi colpì come uno spintone ricevuto senza preavviso, facendomi oscillare su me stessa.
Quando realizzai cosa stava succedendo, mi prese l’angoscia e il mio primo pensiero fu: “Cosa combineranno gli Americani, adesso?”
Perché era chiaro che non se ne sarebbero rimasti lì a far nulla, dopo un evento del genere.
Mi tornò in mente la Guerra del Golfo, il panico diffuso e serpeggiante, la gente che svuotava i supermercati. Era successo quando ancora ero studentessa, e c’era la Leva obbligatoria e i miei compagni di corso per un po’ si erano chiesti se i governi in guerra li avrebbero lasciati proseguire gli studi o li avrebbero chiamati nell’Esercito, e certo questa possibilità non li rendeva molto allegri.

Eh, si, lo ammetto. Guardando quel macello in televisione, il fumo, la cenere, la distruzione, non pensai più di tanto a quei poveracci che stavano morendo in quel momento, ma a tutti quelli che sarebbero morti in seguito, e sarebbero stati tanti, e questo era poco ma sicuro.

Il giorno dopo avevo riunione a scuola, una delle tante riunioni preliminari che si fanno prima dell’inizio dell’anno scolastico. Ci andai portandomi dietro tutta l’ansia e l’angoscia e la preoccupazione e con l’idea che mi si era fissa in testa, che qualcosa era cambiato per tutti, in tutto il mondo, dopo quel giorno, e si sentiva nell’aria come la vibrazione che resta dopo il suono profondo di un gong.

Io almeno, la sentivo.

Così fui molto sorpresa nel constatare che c’era gente che non la sentiva affatto, il Preside e il Direttore della scuola privata in cui insegnavo allora non fecero nessun accenno, nessun commento all’accaduto, nemmeno una battuta da bar, niente.
Io e il collega di lettere ci guardammo, scambiandoci lo stesso sguardo angosciato, poi nulla. Parlammo delle solite cose, quelle di cui si parlava anno dopo anno, alle solite riunioni, programmi, orari, decisioni ogni volta già prese, ma di cui occorreva rinnovare il rito della discussione. Tutto intorno a noi poteva crollare, ma la nostra scuola ribadiva e stabiliva che:

Le lezioni si svolgono dal lunedì al sabato compresi, dalle ore 7.45 alle 13.15. L’orario si articola in 36 ore settimanali e prevede 6 unità didattiche giornaliere di 50 minuti, oltre all’intervallo dopo la terza ora.


Massì… ancora pochi giorni e sarebbe ricominciata la scuola. Una scuola efficiente, organizzata, in cui si curavano gli obiettivi didattici ed educativi, e i genitori, come ogni anno, dovevano essere contenti di averla scelta per i propri figli. In fin dei conti, non c’era nient’altro che importasse.

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mercoledì 8 settembre 2010

A Shoya Tomizawa

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Sei morto
giallo
su sfondo bianco e azzurro

o rosso
su sfondo nero
o bianco
su sfondo grigio
o profondamente grigio
su un fitto sfondo nebbia.

Mancava la pioggia
che lava e schiara

mancava il silenzio
perso nel sonno.


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Daniele Bagatella
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martedì 7 settembre 2010

School

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Non so perchè ma quest'anno non ho nessuna voglia di andare a scuola...



Questa canzone mi mette i brividi. L'ascoltavo in treno tornando da Verona, durante l'anno scolastico più bello della mia vita. Li avrei voluti così tutti quanti i miei anni scolastici. Invece ce ne sono stati di belli, di MOLTO belli e di MOLTO brutti...
Chissà perchè, riguardo a questo che sta per iniziare ho un così brutto presentimento...

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Che bei!

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Coro Brigata Alpina Cadore - San Matio - Bepi De Marzi




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mercoledì 1 settembre 2010

Meglio un rimprovero aperto che un amore celato

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Mi torna in mente ogni tanto, a settembre. Mi aveva spedito una musicassetta, una volta, con le sue canzoni preferite. “September” era una di loro. Tutti i titoli allineati con cura, oh, aveva una scrittura talmente sottile e ordinata! Tutti i titoli e nessun nome degli interpreti delle canzoni. Mi ci sono voluti anni, e YouTube, per scoprire che il cantante era David Sylvian. A quell’epoca io ascoltavo perlopiù i Guns N’ Roses, i Led Zeppelin ed i Queen… potete immaginare quale effetto potesse farmi ascoltare musica di David Sylvian…
Che donna insensibile e pragmatica! Non ho mai capito, pur leggendole e rileggendole, che quelle che mi mandava erano lettere d’amore.
Non avrebbe ammesso apertamente di amarmi nemmeno sotto tortura. Ed io, che sotto sotto lo sospettavo, avevo troppo bisogno di conferme, di sentirmi dire le cose in faccia. Quando un ragazzo mi faceva un complimento, una gentilezza, avevo sempre l’impressione che scherzasse, che la presa in giro fosse subito dietro l’angolo. Se lui celava il suo amore, io lo rimproveravo apertamente, invece. Mi arrabbiavo con niente, gli sbattevo il telefono in faccia quando cominciava a dire troppe stupidaggini. Anche lui si arrabbiava, ma alla fine mi perdonava sempre. A ripensarci mi domando dove trovasse la pazienza.
Ero sempre innamorata di quello sbagliato, e lui era l’amico che mi ascoltava (con aria scazzata, certo) che mi passava un fazzoletto dopo l’altro quando andavo a piangere a casa sua e mi raccontava orribili barzellette porno per farmi smettere.
Lui era quello che non mi presentava agli amici perché era troppo geloso, che raccontava bugie su tutto solo per il gusto di inventare, quello che mi abbracciava in Piazza delle Erbe perché tanto, lì era pieno di gente perfettamente sconosciuta, era quello che non fumava ma conservava per mesi il barattolo in cui avevo spento due sigarette “per la prossima volta che vieni a trovarmi”.
Era quello che si metteva nei guai con i compagni di stanza perché abituato com’era a mentire su se stesso non capiva nulla di nulla su come erano gli altri, scambiava psicopatici per bravi ragazzi e poi ci perdeva il sonno su come fare a cacciarli via.
Forse non ho mai capito che mi amava perché non lo volevo capire, io non ero innamorata e non sopportavo le sue bugie. Capivo sempre quando mi diceva una bugia. Beh, non sempre… solo quando si trattava di cose importanti. Se comprava cibi precotti e mi diceva di averli preparati lui, non mi importava di credergli o no.
“Sei l’unica a cui non posso mentire.”
“Sei l’unica a cui voglio bene.”
“Sei l’unica.”
Che ci crediate o no, odiavo essere l’unica, per lui. Ho sempre avuto tanti amici, tante persone attorno da amare. E non ho mai desiderato avere l’esclusiva su nessuna di loro.
Essere l’unica comportava responsabilità eccessive, mi metteva addosso un senso di angoscia. Lui sorrideva delle mie paure, ma sapevo che quel sorriso non era sincero. A volte ero l’unico appiglio che avesse, mentre oscillava sull’orlo dell’abisso, e lo sapevo bene.
L’ho lasciato dopo l’ennesima bugia, che naturalmente, non aveva detto a me. Ma era un periodo difficile, mi ero ammalata e non mi sentivo più abbastanza forte per tutti e due. L’anno successivo ho provato a ricontattarlo, ma lui non ha più voluto saperne di me. La pazienza di un uomo ha un limite, a volte più ampio di quello di una donna, ma non rinegoziabile. Questo però ci ho messo tanto tempo ad impararlo…
Sarebbero passati molti anni prima di rendermi conto di quanto lo avessi ferito.
Ora come ora non so né dove sia, né con chi, non so più niente di lui. Non lo vedo da almeno 15 anni. Il 29 settembre compirà 40 anni. Chissà se ascolta ancora questa canzone, di tanto in tanto.
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