venerdì 28 dicembre 2012

Lezioni pratiche di storia dell'arte: Wiligelmo, Storie della Genesi

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Insegnare la storia dell'arte alle scuole medie non è tanto facile: gli alunni dagli 11 ai 14 anni attraversano una fase di passaggio in cui l'apprendimento, da pratico (come è impostato alle scuole elementari) si fa più teorico. Non è un passaggio facile, e i tempi di maturazione non sono uguali per tutti. Per questo motivo io prediligo le "lezioni pratiche" di storia dell'arte, in cui abbino degli elaborati, dei disegni, agli argomenti teorici. In questo modo le nozioni rimangono meglio ancorate alla memoria degli alunni.
Per spiegare la scultura medioevale in seconda media (ok, ok, adesso si chiama Scuola Secondaria di Primo Grado, ma mi sta così antipatico questo nome lungo e pretenzioso! e poi mi capite tutti meglio se la chiamo Scuola Media, anche i non addetti ai lavori, giusto?) ho scelto "Le Storie della Genesi" di Wiligelmo, e ho sintetizzato e semplificato al massimo le spiegazioni, molto più esaurienti, che ho trovato su Wikipedia e su alcuni libri di testo. In più, le ho abbinate ai grafici che travate pubblicati qui, perchè spesso le foto che si trovano sui libri sono scure, piccole, e di non chiara lettura.
I grafici li ho disegnati io, come ho disegnato io la piccola storia a sequenze in "stile Wiligelmo" che ho creato come esempio per l'esercitazione pratica che stanno svolgendo i ragazzi, e che dopo le vacanze di Natale spero di pubblicare sulla Casa sulle zampe di gallina.

WILIGELMO - STORIE DELLA GENESI

schema del pannello 1

schema del pannello 2

Nelle chiese romaniche i capitelli delle colonne e il portale d’accesso sono spesso riccamente decorati con sculture raffiguranti scene religiose o animali simbolici.
Le sculture preparavano il fedele a quanto avrebbe ascoltato in chiesa: per questo le figure dovevano essere semplici e facilmente comprensibili ad un pubblico in gran parte analfabeta.
Sulla facciata del duomo di Modena, ad esempio, spiccano le sculture di Wiligelmo, che narrano le storie della Genesi, il primo libro della Bibbia.
Le “Storie della Genesi” di Wiligelmo sono quattro pannelli contenenti dei bassorilievi, situati sulla facciata del Duomo di Modena. 
Essi raffigurano delle scene in sequenza: il primo pannello raffigura la creazione dell'uomo, della donna e il peccato originale.
Il secondo raffigura la cacciata dal Paradiso Terrestre: Dio rimprovera Adamo ed Eva, che esprimono la loro vergogna e disperazione portandosi la mano al volto. Adamo ed Eva vengono cacciati da un angelo con la spada sguainata.
L’ultima scena mostra i Progenitori costretti al faticoso lavoro nei campi.
schema del pannello 3

Nel terzo bassorilievo sono rappresentati il sacrificio di Caino e Abele, l’uccisione di Abele e il rimprovero divino. Caino offre i doni all'ara del Signore, che guarda solo Abele. Caino uccide Abele con una tremenda bastonata. Caino viene rimproverato da Dio che solleva su di lui la mano nel gesto di condanna e maledizione.
schema del pannello 4

Nell’ultimo pannello sono rappresentati:  l’uccisione di Caino, l'arca del diluvio con Noè e la moglie affacciati, uscita di Noè e dei figli dall'arca. La vicenda del cieco Lamech che uccide Caino con una freccia alla gola, scambiandolo per un animale non è narrata nella Bibbia, ma appartiene alle storie della tradizione ebraica.

I personaggi sono rappresentati con uno stile a prima vista rozzo ed infantile: le proporzioni ad esempio non sono rispettate, mancano i dettagli, i visi si assomigliano tutti.
In realtà questo rende le figure più espressive: la testa e le mani sono grandi rispetto al resto del corpo perché attraverso la gestualità e le espressioni del viso si possa cogliere immediatamente il significato della scena.

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rielaborazione dell'opera di Wiligelmo - tecnica mista



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lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale 2012 (Due bastoni)

Due bastoni
Una volta, un vecchio morente, chiamò al capezzale i suoi figli e distribuì loro un bastone ciascuno. 
“Rompete il bastone” disse loro. Con un po’ di fatica, tutti riuscirono a farlo.
“Ecco come vanno le cose quando un’anima è sola, senza nessuno. È facile spezzarla.”
Poi, il vecchio diede un altro bastone ai figli: “Ecco come vorrei che viveste, dopo la mia dipartita: riunite insieme due o tre bastoni e provate a spezzare tutto il fascio.”
Nessuno riuscì a spezzare i bastoni riuniti. Il vecchio sorrise.“Siamo forti quando stiamo con un’altra anima. Quando stiamo con un altro, non ci possono spezzare.”
(fiaba africana)

Questa fiaba è tratta dal mio libro preferito, "Donne che corrono con i lupi" di Clarissa Pinkola Estès.
Ogni volta che la rileggo, la trovo più vera… Quest’anno in particolare ho potuto rendermene conto, ecco perché non mi stanco di condividerla.
A volte non è facile rimanere uniti, ci possiamo riuscire soltanto concentrandoci su ciò che ci accomuna e considerando ciò che ci differenzia una risorsa e uno stimolo ad apprendere. Per questo Natale, e per il nuovo anno in arrivo, non potrei trovare un augurio più bello da fare: perchè per quanto possiamo augurare felicità e fortuna, sappiamo che invece nella vita non mancheranno difficoltà e ostacoli. Nel 2012 me ne sono capitate tante, di cose negative, e la vera fortuna che ho avuto è stata di avere intorno tante persone che mi hanno sostenuta, circondandomi di affetto e di attenzioni, aiutandomi a superare i momenti difficili.



Con affetto e gratitudine auguro a tutti Buone Feste.
Mara

lunedì 26 novembre 2012

Sono una donna (Joumana Haddad)

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Ieri era il 25 novembre e si è celebrata la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Due cose mi hanno stupita, ieri: la prima è averne sentito parlare alla radio con un'enfasi mai avvertita negli anni scorsi. Della televisione non so dire, perchè non ce l'ho.

La seconda sono stati alcuni commenti letti su Facebook, da parte di (pochi, per fortuna) maschi molto giovani di mia conoscenza, che in maniera diversa, ma ugualmente superficiale, banalizzavano l'evento.

La cosa mi ha dato da pensare: spesso si presume, erroneamente, che la giovane età e la capacità di navigare in Internet siano di per sè dei segnali di maggiore apertura mentale e di capacità di informarsi.
Niente di più sbagliato...
L'apertura mentale è una caratteristica personale, che può essere incrementata o scoraggiata dall'ambiente in cui si vive, principalmente la famiglia in cui si è avuto la fortuna o la sfortuna di nascere, e in secondo luogo dalla scuola che si frequenta, dagli insegnanti, e, più avanti dalle amicizie e dagli ambienti che si sceglie di frequentare.
Man mano che l'età aumenta, diventa sempre meno una questione di fortuna e sempre più una responsabilità personale.
La capacità di informarsi e di far crescere il proprio spirito critico è proporzionale alla propria apertura mentale, e per chi non ne è sufficientemente fornito, Internet è un mezzo di comunicazione piuttosto pericoloso, poichè il numero di informazioni è enorme e si diffonde in modo veloce e incontrollato.
A volte mi viene da paragonarlo a un fiume dal fondo sabbioso, di quelli che i cercatori d'oro setacciavano in cerca di pepite... quintali di sabbia da passare al setaccio, in cambio dell'oro...

Questa poesia di Joumana Haddad è la pepita più bella che ho trovato in questi giorni.

    Nessuno può immaginare
    quel che dico quando me ne sto in silenzio
    chi vedo quando chiudo gli occhi
    come vengo sospinta quando vengo sospinta
    cosa cerco quando lascio libere le mani.
    Nessuno, nessuno sa
    quando ho fame quando parto
    quando cammino e quando mi perdo,
    e nessuno sa
    che per me andare è ritornare
    e ritornare è indietreggiare,
    che la mia debolezza è una maschera
    e la mia forza è una maschera,
    e quel che seguirà è una tempesta.

    Credono di sapere
    e io glielo lascio credere
    e io avvengo.

    Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
    fosse una loro concessione
    e ringraziassi e obbedissi.
    Ma io sono libera prima e dopo di loro,
    con loro e senza loro
    sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
    La mia prigione è la mia volontà!
    La chiave della mia prigione è la loro lingua
    ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
    desiderio
    e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.

    Sono una donna.
    Credono che la mia libertà sia loro proprietà
    e io glielo lascio credere
    e avvengo.

Joumana Haddad, Sono una donna

giovedì 22 novembre 2012

Questa volta sciopero anch'io...

... e vi spiego il perchè, pubblicando il testo del volantino che spiega le ragioni della protesta.
Quando ero una studentessa, ricordo diversi scioperi degli insegnanti (soprattutto quando frequentavo la seconda media) e la cosa mi lasciava tra l'indifferenza (non ne capivo i motivi) e la contentezza per il regalo di un giorno di vacanza supplementare.
Per questo da quando sono insegnante sciopero il meno possibile e se lo faccio cerco l'occasione di spiegarne i motivi agli alunni e ai genitori con cui riesco a parlare.
Nella mia carriera di studentessa non ho avuto molti buoni insegnanti, ricordo che solo una volta, in seconda Liceo, un mio insegnante (tra l'altro, uno dei più bravi) si prese la briga di cercare di spiegarci come mai lui aveva deciso di aderire ad uno sciopero.
Io credo che oggi la scuola sia diversa da quella di trenta anni fa, io mi sono sempre impeganta perchè fosse diversa, per dare ai miei alunni più di quanto avessi ricevuto, specialmente nella mia materia. So che ci sono tanti insegnanti che fanno come me, e se ancora ce ne sono che lavorano poco e male, non è certo tagliando i fondi che si risolverà il problema. Ci vogliono riforme serie, non tagli indiscriminati.


PERCHÈ NOI LAVORATORI DELLA SCUOLA STIAMO PROTESTANDO

•    Da anni siamo bersaglio di una campagna denigratoria attuata in modo sistematico e con un accanimento speciale. Si vuol fare passare l'idea che ciò che è pubblico è inefficiente e perciò si può tagliare. Vi fanno credere che un professore lavora 18 ore e una maestra 22, ma non vi dicono che quelle sono le ore di lezione in classe, non di lavoro. Al di fuori di quel tempo c'è una mole di ore non riconosciute: lezioni da preparare, compiti da correggere, documenti da compilare, incontri di aggiornamento, riunioni per organizzare le attività, rapporti coi genitori e altro ancora. Senza contare che lavorare con i ragazzi è un compito impegnativo e delicato, appassionante ma, come sapete bene anche voi genitori, alquanto faticoso.

•    L'Italia ha smesso da tempo di credere nella scuola: tra i paesi dell'OCSE siamo al penultimo posto per investimenti nell'istruzione pubblica (4,7% del Pil). I contributi che i genitori versano a inizio anno coprono ormai più di un terzo delle spese di funzionamento delle scuole (media nazionale).

•    Da anni abbiamo il contratto bloccato e hanno bloccato anche gli scatti di anzianità. Questo in media ci costa 240 euro al mese con stipendi che, a parità di orario, sono già il 40% in meno dei nostri colleghi europei. Vediamo le famiglie dei nostri alunni: molti genitori sono in cassa integrazione o hanno problemi economici. Non è possibile che il peso del risanamento dei conti dell'Italia sia caricato per la maggior parte sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Non si toccano i grandi patrimoni, non si mettono in discussione i privilegi dei politici o le spese militari.

•    L'orario di lavoro è normato dal contratto. Un ministro che, com'è appena accaduto, decide di modificarlo per legge dimostra di tenere in ben poco conto i diritti dei lavoratori. Questo apre la strada a una società in cui calpestare i diritti dei lavoratori dipendenti diventerà sempre più facile e frequente. E i danni per una scuola peggiore e per una società più ingiusta non li pagherà solo chi lavora nella scuola, li pagherà tutta l'Italia.

24 novembre 2012

lunedì 22 ottobre 2012

Malala e l'istruzione femminile

Vignetta di Nick Anderson
Malala Yousafzai è una giovanissima blogger pakistana, di soli 14 anni. Lo scorso 9 ottobre i talebani hanno tentato di ucciderla mentre era sull'autobus su cui viaggava con altre due compagne per andare a scuola. Le hanno sparato per le sue attività in favore dell’istruzione femminile.

La scorsa settimana, mentre tenevo una lezione teorica ad una classe di prima media, una delle mie alunne si è messa a piangere silenziosamente.
La guardavo e continavo a parlare dell'arte egizia mentre a lei continuavano a scendere grossi lacrimoni lungo le guance. Dopo qualche minuto mi sono avvicinata e le ho chiesto cosa avesse. "Mi fa male la testa" ha risposto. Le ho chiesto se voleva uscire un po' dall'aula, e la risposta è stata "No".
"Vuoi chiamare a casa? Farti venire a prendere?" 
"No"
Ho continuato la lezione per altri 5 minuti. Ancora lacrime. Le ho toccato la fronte.
"Esci, vai dai bidelli e chiama a casa, tu hai la febbre."
"No professoressa" i compagni guardavano perplessi ora lei, ora me. Ho pensato che si vergognasse, perciò l'ho fatta uscire nel corridoio e le ho chiesto come mai non volesse chiamare a casa: "Forse i tuoi non possono venire a prenderti?"
"Si che possono, ma io non voglio perdere la lezione"

La mia allieva, che ama tanto la scuola, è africana.

E io vi invito caldamente a leggere questo post su Malala Yousafzai, sull'istruzione femminile e sul motivo per cui i talebani temono tanto una bambina di 14 anni armata solo della sua voglia di studiare.
"Nessun rimpianto" Lunanuvola's blog di M. G. Di Rienzo

I giovani, i vecchi


"Ti devo una spiegazione, Harry" riprese Silente. "La spiegazione degli errori di un vecchio. Perchè ora capisco che il mio comportamento nei tuoi confronti ha tutti i segni delle debolezze dell'età. I giovani non possono sapere quello che i vecchi pensano e provano. Ma i vecchi sono colpevoli, se dimenticano che cosa significa essere giovani..."

da "Harry Potter e l'Ordine della Fenice" di J. K. Rowling

Ammalarsi non è una bella cosa, ma bisogna cercare sempre il lato positivo, giusto? Da quando sono malata, ho più tempo per la lettura, e mi sto togliendo lo sfizio di leggere tutta la saga di Harry Potter, cosa che desideravo fare da anni... 
Una lettura leggera, poco impegnata... 
Oppure no?
Ho appena finito il quinto libro e non ne sono più tanto sicura.

giovedì 18 ottobre 2012

Lettera della professoressa Antonietta Brillante

 Ho ricevuto questa mail da una collega e la ripropongo qui. L'ho trovata particolarmente interessante, perchè questa professoressa, la signora Antonietta Brillante, ha avuto modo di sperimentare di persona gli "standard europei" ai quali i nostri governanti dicono di volerci far raggiungere... Leggetela, è molto interessante. Nel frattempo ve ne cerco un'altra, che ho letto un paio di giorni fa, non appena la trovo prometto di pubblicarla.

Signor ministro, mi piacerebbe che questa mail arrivasse fino a Lei e non ad uno dei suoi segretari o membri del suo staff, per poterLe trasmettere, con le mie parole, tutta l'indignazione che provo per le Sue ultime dichiarazioni e per i provvedimenti che il Suo governo intende prendere riguardo alla scuola .
Mi presento: mi chiamo Antonietta Brillante; sono dottore di ricerca in filosofia politica; ho ottenuto tre abilitazioni alll'ultimo concorso indetto alla fine degli anni 90;  sono entrata di ruolo nella scuola pubblica nel 2004 e attualmente insegno filosofia e scienze della formazione presso il Liceo Forteguerri di Pistoia.

In base a quanto ho appena letto su alcuni quotidiani, Lei  ha argomentato la proposta di portare a 24 ore settimanali l'attività di insegnamento dei docenti della scuola secondaria, sostenendo che "bisogna portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell'Europa occidentale".
Mi chiedo e Le chiedo se Lei è mai stato in una scuola di un Paese dell'Europa occidentale, possibilmente del nord-Europa. E' un interrogativo che non mi pongo da oggi, ma che oggi, a fronte delle Sue ultime dichiarazioni, si fa più impellente ed esige una risposta precisa.
Ebbene, io Le posso dire che  ci sono stata. Quattro anni fa, sono stata in Danimarca, in un paesino dello Jutland, Skive, per due settimane. Ho accompagnato una classe ad uno scambio e, dal momento che insegno in un Liceo pedagogico, abbiamo visitato, full-time, per 14 giorni, scuole di ogni ordine e grado: dai Kindergarten ai Licei.
Le posso anche dire che le nostre scuole, per quanto riguarda le strutture, i materiali didattici, gli spazi e i tempi della didattica, sono proprie di un Paese arretrato e sottosviluppato: e di questo, la responsabilità è di chi ha deciso, da vent'anni a questa parte che, prima, per entrare in Europa, poi, per far fronte alla crisi, bisogna tagliare la spesa pubblica, cioè la scuola, la sanità, le pensioni (sia mai le spese militari - vedi  acquisto degli F 135 - o le missioni militari all'estero). Per inciso, "ricette" per le quali non è necessario un governo di "tecnici", né lo stipendio di ministro o di parlamentare: le saprei proporre pure io, che mi occupo di altro e  ho ben altre competenze.
A Skive mi sono resa conto che, per quanto riguarda il curriculum di studi e la didattica, con eccezione di quella che prevede l'uso di laboratori, noi non abbiamo niente da invidiare ai Paesi europei. Non solo il livello di preparazione dei colleghi danesi non era certo superiore al mio o a quello di molti colleghi italiani, ma ho anche rilevato che, per quanto riguarda lo studio analitico dei testi e delle fonti (siano essi letterari, storici o filosofici), mediante il quale gli alunni conseguono  diverse competenze, molti docenti italiani potrebbero avere qualcosa da insegnare a quei colleghi.
A Skive ho anche scoperto che i colleghi danesi, che lavorano 18 ore alla settimana, per un anno scolastico di 200 giorni, percepiscono uno stipendio medio di 3.000 euro (parlo di 4 anni fa), a fronte di uno stipendio, quale è il mio, di 1.380 euro, che tale resterà fino al 2017. Non solo: i colleghi di Skive, quando hanno compiti da correggere, inviano una copia in un ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo. I docenti di Skive non devono controllare gli alunni durante i lunghi intervalli e neppure hanno l'obbligo di incontrarsi con i genitori, perché il rapporto privilegiato è quello diretto: docente-discente (unica eccezione: 5 minuti di colloquio a quadrimestre, concessi ai genitori degli alunni che frequentano il primo anno).
Ministro, sono questi gli standard europei!
Io sono un'ottima insegnante: non solo perché ho un livello di preparazione nelle mie discipline  persino superiore a quello che è richiesto ad un docente di scuola superiore, ma perché ho la capacità - lo attestano i riconoscimenti degli ex alunni e delle loro famiglie - di coinvolgere gli studenti, di sollecitare la loro attenzione, il loro interesse e la loro curiosità. Sono una professionista e come tale voglio essere considerata e trattata. Questo significa anche, signor ministro, che io non lavoro 18 ore, perché, quando torno a casa, leggo, studio, mi auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi didattici e di approfondimento adeguati alle classi nelle quali mi trovo ad insegnare, che sono diverse ogni anno, e per le quali è prevista, proprio dal Suo Ministero, una programmazione ad hoc. Correggo i compiti, tanti compiti e non faccio test a crocette, "a risposta chiusa", per i quali la correzione richiederebbe meno tempo e fatica, perché ritengo che con quei test i ragazzi imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe adeguata, ma propongo quesiti a risposte aperte e saggi brevi. E quando correggo, non mi limito a fare segni rossi, ma suggerisco alternative corrette. Ha idea di quanto tempo ci voglia?
Io non sono un'eccezione tra i docenti della scuola italiana, perché, fortunatamente, le nostre scuole possono contare su una grande maggioranza di professionisti, che credono nel loro lavoro e lo svolgono con passione ed impegno: che lo praticano come Beruf.
Quanto all'aumento delle ore di insegnamento: Lei sa cosa significa insegnare, cioè svolgere attività didattica per lo più frontale o lezione guidata, perché non abbiamo altri strumenti a disposizione,  per 24 ore alla settimana? Lo ha mai fatto?  Le posso dire una cosa: ho svolto diversi lavori prima di incominciare ad insegnare e nulla è più faticoso che guidare un gruppo di alunni sulla strada della conoscenza, del sapere. E' una fatica fisica e mentale. E quello che affermo non ha niente a che vedere con il problema della disciplina, con il fatto di dover alzare la voce per farsi ascoltare: un problema che non ho mai avuto,  neppure quando svolgevo supplenze temporanee o insegnavo nella scuola secondaria di primo grado a ragazzini più piccoli.
E a proposito di standard europei, signor Ministro, mi fa piacere informarLa che a  Skive, e nelle altre scuole danesi che ho visitato, i miei colleghi non solo non hanno cattedre di formica verde, ma hanno un piccolo studio dove possono fermarsi, nelle ore  libere tra un impegno e l'altro, e correggere compiti, studiare,  riposarsi. Hanno in dotazione computer; hanno sale-professori attrezzate con cucine, salottini con tavolini e divani, distributori gratuiti di bevande calde e fredde. Vuole venire a Pistoia, signor ministro, a vedere che cosa ho a disposizione io, nella mia scuola, quando devo restare intere giornate, perché ho riunioni pomeridiane, e non posso rientrare a casa, non tanto perché la mia abitazione dista 40 km dalla scuola, ma perché il servizio di trasporti regionale è talmente disastroso sulla linea Firenze-Pistoia, che sono costretta a trascorrere intere giornate fuori casa?
Venga, e le mostrerò volentieri  la sala-professori, i bagni per gli insegnanti e, se vorrà vederli, anche quelli per gli studenti; se viene quando il freddo sarà arrivato, si copra bene, perché lo scorso anno, a gennaio, per diversi giorni,  la temperatura, nelle aule, non superava i 10°. Le mostrerò volentieri le lavagne di ardesia, dove  tento di presentare mappe concettuali con gessi talmente scadenti che le cimose polverose non riescono a cancellare i segni. Le mostrerò le poche aule che hanno carte geografiche degne di un mercato del modernariato e quelle invece ancora più spoglie, dove, però, può darsi che penzoli un crocifisso privo di una gamba o di un braccio.
Lei afferma che i soldi risparmiati aumentando le nostre ore di lezione, cioè impiegando meno personale docente e aggravando le difficoltà di una scuola già stremata, verranno investiti in futuro per creare scuole di standard europeo. Non le credo. Sono false promesse e pure offensive per chi nella scuola pubblica lavora e per chi crede nella sua funzione e importanza.  
Se quella fosse stata la Sua intenzione e l'intenzione del Suo governo, avreste dovuto cominciare perlomeno a darci dei segnali nel corso di questi mesi: non solo questi segnali non ci sono stati, ma quelli che abbiamo visto e vediamo vanno in direzione opposta: l'affossamento e la distruzione della scuola pubblica (per non parlare dell'università).
Il demagogismo non mi attira, né mi attraggono le pulsioni anti-casta. Eppure, signor Ministro mi sento di dirLe che Lei, come molti uomini e donne che hanno responsabilità politiche, siete, parafrasando il titolo di un bel libro di Marco Belpoliti, "senza vergogna": ed è ora, invece, che la vergogna venga riscoperta come virtù civile, e diventi il fondamento di un'etica pubblica, per un Paese, la cui stragrande maggioranza di cittadini e di non-cittadini  non merita di essere rappresentata e guidata da una classe politica e "tecnica", ammesso che questa parola abbia un senso,  weberianamente miope, non lungimirante, sostanzialmente incapace di pensare all'interesse pubblico e di agire per esso.
Domani sarò in pazza, signor ministro, a gridare con la poca voce che ho la richiesta delle Sue dimissioni!  Antonietta Brillante


martedì 16 ottobre 2012

Petizione contro le cattedre da 24 ore

Perchè ho già 200 alunni all'anno, e perchè voglio continuare a conoscere i loro nomi.

Perchè 24 ore di cattedra, lo dico sinceramente, fisicamente non le reggerei, non reggerei 12 consigli di classe al mese, 12 scrutini, non ce la farei a ricevere a colloquio tutti i genitori (non ci riesco già adesso, con 9 classi).

Perchè se i miei allievi mi ritengono una buona insegnante è per il rapporto personale che riesco ad instaurare con loro, ed è già un obiettivo altissimo che raggiungo con grandissima fatica e dispendio di energie.

Perchè voglio insegnare, non fare semplicemente sorveglianza alle classi.

Perchè i preadolescenti hanno bisogno di essere seguiti, solo una piccola percentuale impara da sola.

Perchè i tagli alla scuola ci sono già stati e continuano ad esserci, siamo già ridotti all'osso e non se ne può più.

Firmate, per favore.

martedì 18 settembre 2012

About Banksy, ovvero sull'utilità dell'arte (post dedicato a M.)

M. è uno dei miei allievi più vivaci e intelligenti. Ha una mentalità pratica e quando spiego qualcosa di tecnico, soprattutto inerente all'architettura, capisce subito al volo; è anche curioso e spesso si informa per conto suo sugli argomenti che lo interessano di più.
Tuttavia "Arte e Immagine" non è la sua materia preferita.
Spesso io e lui ci siamo scontrati in discussioni sull'utilità dell'arte, utilità che M. intende soprattutto (o forse dovrei dire esclusivamente) in senso economico.
Fin dalla prima classe delle medie i suoi interventi sono girati attorno alla cruciale domanda: ci si può arricchire con l'arte?
Nel V secolo a. C. Fidia si è imboscato l'oro degli ateniesi, ok, e nel Cinquecento le famiglie nobiliari si contendevano gli artisti più importanti... ok, ok...
Ma ADESSO???
A cosa serve l'arte, oggi? Ci si può fare dei soldi? e soprattutto... a cosa serve studiarla?
"Peanuts" di Charles Schulz
Rispondere a domande come questa non è per nulla facile, anche perchè M. non è tipo che si convince facilmente. Qualche volta, lo ammetto, mi verrebbe da reagire come Schroeder nella vignetta a fianco, ma dubito che in quel caso i miei alunni mi troverebbero affascinante...

Adesso M. ha iniziato la terza e, quando ho annunciato alla sua classe che prossimamente andremo a visitare una mostra importante, con opere che appartengono dall'epoca di Raffaello fino a quella di Picasso, lui mi ha chiesto: "Ma insomma, sono tutti quadri di gente morta? E gli artisti vivi, dove li mettono, i quadri?"

Questo è il genere di domande a cui io continuo a pensare per giorni.
Al mio allievo ho risposto che esistono altri tipi di esposizioni per gli artisti contemporanei, ho fatto l'esempio della Biennale, ma... è davvero così?
Dove sta di casa l'arte, oggi? A cosa serve? Tra cent'anni, quali saranno gli artisti che verranno studiati, quelli che davvero stanno interpretando la nostra realtà contemporanea? Siamo sicuri che saranno quelli esposti alla Biennale? Quelli che si paga un capitale di biglietto d'entrata e poi devi per forza far finta di capire le loro opere, altrimenti fai la figura del pollo?
...

Poi un giorno torno a casa, controllo la posta elettronica e trovo questo link, lasciatomi da un amico:
http://it.wikipedia.org/wiki/Banksy
E ho scoperto le opere di un artista che non fa pagare alcun biglietto... l'unico problema è che le sue opere vengono cancellate in fretta, quindi per vederle bisogna essere o molto veloci, o molto fortunati, oppure bisogna accontentarsi delle foto e dei video su Youtube.
Per i miei allievi (e per tutti gli utenti pigri almeno quanto me) lascio questo video, che non spiega proprio nulla, ma spero susciti un po' di curiosità.



 

... e questa frase tratta dal libro "Banksy, wall and piece"
"L'epoca in cui si raggiungeva la fama solo per il nome che si portava è definitivamente tramontata. Le opere d'arte incentrate solo sul desiderio di essere famoso non ti renderanno mai famoso. La fama è un effetto collaterale di qualcos'altro. Non si ordina un pasto al ristorante se si vuole della merda."

Non so se abbia ragione lui, ma lo spero... 

(Si ringrazia vivamente Wamblee per la consulenza su Banksy e per le sollecite correzioni ai miei difetti di pronuncia del nome dell'artista)

mercoledì 12 settembre 2012

Basterebbe una parola e potrei mettere il mondo nelle tue mani

Tutto il fascino, il cuore stesso dell'insegnamento, in nemmeno 2 minuti di film.
da "Anna dei miracoli"


venerdì 31 agosto 2012

Leggero - Liviano

Ripubblico una vecchia poesia, che un'amica ha tradotto in spagnolo per me, facendomi un regalo inaspettato e, devo dire la verità, di una bellezza spiazzante. Non conosco lo spagnolo, ma è una lingua talmente musicale, e si adatta così bene alle immagini di questa poesia, che la traduzione le dona, quasi come si fosse messa un abito nuovo... 
Grazie, Bruna, sono rimasta così sorpresa che non so davvero cosa dire... quando mi succedono cose come questa, io mi sento una persona fortunata.

La foto è stata scattata molti anni fa in un luogo bellissimo, in riva al lago di Tenno (TN).

foto mara Bagatella


Leggero
Come un cerchio d’acqua
Come un segno di matita
Sottile

Come l’ombra
Di un ramo di palma
Azzurra
Sulla spiaggia bianca
Come un foglio di carta

Leggero
Come polvere di deserto

Vuoto
Lo spazio attorno a te
Che sei solo
Come in vetta al mondo
Anche quando
Hai una folla intorno

Solo
Come se camminassi scalzo
Sulla bianca sabbia sottile 
Sotto l’ombra di una palma

Sola
Contro un cielo abbacinante

Vuoto
Come un foglio di carta

Leggero

(Mara Bagatella)
...



Liviano
Como un círculo de agua
Como una marca de lápiz
Sutil

Como la sombra
De una rama de palma
Azul
En la playa blanca
Como una hoja de papel

Liviano
Como el polvo del desierto

Vacío
El espacio que te rodea
Porque estás solo
Como en la cima del mundo
Aún cuando
Hay una multitud a tu alrededor

Solo
Como si caminaras descalzo
En la arena blanca y fina
Bajo la sombra de una palmera

Sola
Contra un cielo deslumbrante

Vacío
Como una hoja de papel

Liviano


(traduzione di Bruna Stornaiolo)
 
Licenza Creative Commons
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Ce sont les femmes difficiles...

Grande nudo giallo - tempera su tela - Mara Bagatella
Continuano ad arrivarmi traduzioni de "Le donne difficili" da parte di persone conosciute sul Web proprio grazie alla diffusione della poesia su Facebook. Ringrazio Nadine per questo "regalo francese", che mi dà anche l'occasione di pubblicare la foto di un mio vecchissimo e amatissimo dipinto.

Ce sont les femmes difficiles celles qui n'ont plus d'amour à donner, mais qu'elles le donne à chacun.
Celles qui parlent quand elles ont quelques choses à dire.
Celles qui ont appris à se protéger et à protéger.
Celles qui ne se contentent plus.
Ce sont les femmes difficiles, celles qui savent distinguer les sourires des gens, ce bon de ce non.
Celles qui t’étudient bien, avant de te donner le cœur.
Celles qu’elles ne sont jamais fatiguées de chercher quelqu’un qui vaux la peine.
Celles qu’elles valent la peine.
Ce sont les femmes difficiles qui ressentent la douleur des autres.
Celles avec l’âme à coté de la peau.
Celles qui voient avec mille yeux cachés.
Celles qui rêvent en couleurs.
Ce sont les femmes difficiles qui savent se reconnaitre entre elles.
Ce sont celles que quand la vie n’a aucune saveur, donnent saveur à la vie.

Traduzione di Nadine Nanou

sabato 25 agosto 2012

Progetti per Natale, ovvero assurdi tentativi di difendersi dal caldo

No, si, sto dando i numeri... o come dicono le mie colleghe sono "fòra come on balcon"... 
Sto progettando un laboratorio natalizio per le classi prime e mi sono messa a fare il prototipo... a dire il vero sono contenta, questo progetto l'avevo iniziato lo scorso dicembre, il presepio scolastico è sempre il solito da 5 anni ed è ora di cambiare... poi però me ne sono successe di tutti i colori e non ci avevo pensato più. 
L'ho ripeso adesso e mi pare un modo per riallacciare fili spezzati ben 9 mesi fa. Non mi ricordavo di aver lavorato così tanto, in quel periodo... avevo in mente qualcosa di ben più complicato a dire il vero, ho dovuto ridimensionare parecchio, ma forse è meglio così, farò una cosa più semplice e più alla portata dei ragazzi... naturalmente quando sarà finito metterò le foto, ma per il momento vi anticipo questa.
E speriamo che piova!


presepio di carta - prototipo per un laboratorio - Mara Bagatella 2012

domenica 29 luglio 2012

Tarocchi (2)

... 
Avevo promesso di pubblicare gli eventuali progressi, ma un po' mi vergogno, sono solo alla terza immagine completata. 
Finito anche l'Imperatore a tempera... come avevo già preannunciato, questa tecnica è lunga, snervante e i risultati non mi soddisfano, quindi ho intenzione di sperimentare altro. 
Anzi, per il momento, ho solo intenzione di riposarmi un po' e di cambiare aria... ho impostato la pubblicazione di questo post per il 29 luglio, giorno del mio compleanno. In quel giorno sarò al mare, con la mia crema solare per bambini protezione 50+ perchè sono diventata ipersensibile ai raggi solari, non potrò abbronzarmi ma spero di perdere un po' questo pallore da malata.
Ci risentiamo quando torno.
...
L'Imperatore - tempera su carta - Mara Bagatella, luglio 2012


mercoledì 25 luglio 2012

Banshee

...
Ho scritto questo post il 1 marzo 2009, ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarlo. Oggi lo faccio perchè è uno dei tanti fantasmi di cui mi voglio liberare, sperando che ciò sia di aiuto, non solo a me. Lo pubblico con il titolo che avevo scelto allora, il nome di uno spettro, la Banshee, perchè qui, di spettri si parla. E gli spettri non vanno mai in vacanza.
... 



1 marzo 2009 

I sentimenti negativi esigono il proprio spazio, altrimenti se lo prendono comunque, in un modo o nell’altro.
Una volta soltanto, nella mia vita, ho avuto un attacco di panico. Se non sapete cosa sia, ritenetevi delle persone molto fortunate. 

So che c’è gente a cui capita spesso, io non so come queste persone riescano a sopravvivere, portandosi dietro un tale fardello.
Mi sono segnata la data del mio attacco di panico. È stato in una notte di settembre del 2005; ero a casa da sola, i miei genitori e mio fratello non c’erano. Ho creduto davvero che sarei morta, quella notte.
La parte peggiore è che ero nel bel mezzo della crisi spirituale più brutta che io abbia  mai attraversato. Sono sempre stata sorretta da un fede molto forte nella mia vita, ma in quel particolare periodo ero preda del dubbio che al di là del Cancello non vi fosse nulla, niente e nessuno ad aspettarmi.
La paura della Morte è già terribile di per sé, ma la sensazione di vuoto assoluto e il senso di inutilità di tutto quello che avevo fatto fino ad allora nella mia vita è stato quanto di più angosciante io abbia mai provato.
Non è certo piacevole per me scrivere queste cose, né credo sia piacevole leggerle. Sarà dura decidere di pubblicarle sul Blog. Ma se lo faccio è perché quell’esperienza mi ha insegnato che l’esistenza intera è fatta di Luce e d’Ombra, e che nessuna delle due prevale a lungo sull’altra. Se è vero che i momenti di felicità hanno una durata limitata, è vero anche il contrario, e chi, come me, ha una certa propensione per la malinconia e la depressione, farebbe bene a tenerlo a mente.
La certezza che tutto scorre, che il tempo, le emozioni, gli eventi e la mia stessa anima sono soggetti ad un continuo fluire, spesso è l’unico sostegno a cui mi aggrappo nei momenti di buio. Tutto passa. Per questo amo tanto intensamente il momento presente.
Anche adesso, in cui mi sento così terribilmente triste… so che questo momento passerà, ma passando mi avrà lasciato qualcosa, se avrò avuto il coraggio di guardarlo in faccia e chiedergli: che cosa vuoi da me? Perché sei qui? Che cosa devo imparare?
La Vita è una lunga serie di dure lezioni, e la più dura di tutte è quella del vuoto e del silenzio.
Alzare gli occhi e guardare il Vuoto. Nessun essere umano può riuscirci, da solo. È per questo che, anche se non riesco più a dargli lo stesso Nome che aveva prima, in quella notte di settembre, credo di aver ritrovato Dio.

giovedì 12 luglio 2012

Dov'è Matt?

...
L'ultima volta ho postato un video che mi ha suscitato una grande tristezza, questa volta ve ne propongo uno che ha la capacità di trasmettere fiducia, ottimismo, allegria, e assieme una grande commozione.
Non è il primo realizzato da questo ragazzo, Matt, che ha avuto l'idea di girare il mondo e di ballare con le persone che incontra, filmando e poi montando i vari video in uno soltanto, con grande semplicità, indicando solo il luogo in cui si trova di volta in volta.
Ne risulta un insieme di grande potenza, un messaggio di armonia, di unione e positività, di cui, sinceramente, credo che abbiamo tutti molto bisogno.
...

mercoledì 4 luglio 2012

domenica 1 luglio 2012

Aggiornamenti di luglio

...
Fa un caldo boia.
L'Italia ha appena perso la finale degli Europei (lo avevo immaginato dal silenzio assoluto del vicinato...)


Giugno è finito e non ho più aggiornato il blog...
Non ho ricevuto notizie dai miei lettori esaminandi... come sono andati questi benedetti orali? Le tesine? Fatemi sapere qualcosa!!!  
E io, che cosa sto facendo?
 

Acqua Bene Comune Valchiampo
No, non sto battendo la fiacca... in realtà è che ho aperto un altro blog, non a nome mio, ma per il momento lo sto gestendo io a nome del Comitato, spero che presto questa gestione sarà condivisa.
Oggi ho scritto un post piuttosto impegnativo... per me è stata una faticaccia. Purtroppo so che quest'altro impegno porterà via energie e risorse al mio blog personale, ma l'Acqua è un argomento troppo importante...
Vi lascio il link, se avete voglia di andarvelo a leggere, e anche se non siete vicentini, magari vi viene voglia di mettere su qualcosa di simile anche dalle vostre parti, se già non lo avete fatto!

Acqua Bene Comune Valchiampo

sabato 16 giugno 2012

Un Uomo Libero

foto dal web

"Sono un Uomo Libero,
Perché non sono prigioniero della gelosia,
Perché non sono ossessionato dalle donne perfette,
Perché quando amo, faccio le carezze e non do le botte,
Perché sono un Padre e, come una Madre, sono sempre presente,
Perché il mio amore non é condizionato dal sesso,
Perché non sono Ken e non ho bisogno di Barbie,
Sono un uomo, perché non imprigiono una donna libera."

(Collettivo ApartriarKales)



Traduzione di Bruna Stornaiolo

domenica 10 giugno 2012

Un padre

.............................................

Quando ho letto sulla bacheca di Facebook questo scritto del mio amico Flavio, gli ho subito chiesto il permesso di pubblicarlo sul blog. Credo che esprima benissimo i sentimenti di tanti genitori, in un modo così semplice e diretto da arrivare subito al nocciolo della questione. La particolarità di Flavio, però, è quella di essere anche poetico, oltre che semplice e diretto.
La poesia che lui cita qui, l'ha scritta per i diciotto anni di sua figlia, e la potete leggere per intero grazie all'autorizzazione dell'autore.

...............................................

Ore 3,45 sto lavorando, ho la possibilità di leggere il giornale di oggi, in prima pagina la notizia dell'arresto del maledetto di Brindisi, sono contento ma dovrei essere felice, come genitore di due ragazze dovrei essere tranquillo eppure subito dopo va via anche la contentezza. L'assassino di Brindisi è un pensionato e penso, come faccio ad essere contento se un signore di 70 anni, forse un tempo anche assennato, decide per rancore di provocare una strage di innocenti e con delle bombole di gas per cucina, la cucina il luogo dove si preparano gli alimenti che servono alla vita?
Come faccio ad essere contento se mi preparo a consegnare questa società infettata alle mie figlie, dove anche le parti sane invece di produrre energia, producono tossine e rendono tutto il resto insano?
Come faccio se un anno fa scrivevo a mia figlia:
"nel modo con cui l'antico contadino
avvicinando la terra
lascia che i raggi del sole
riscaldino il giovane legno.
Essenza di quercia,
negli innumerevoli giorni trascorsi,
ti ho vista crescere,
stendere nascoste radici
forti e curiose,
allungare possenti al cielo
rami ricchi di foglie,
i tuoi pensieri.
Protettivo servo genitore... - ed ora ho paura che quella società dove Ella deve stendere le sue radici forse le soffocherà?
Come mai non riesco neanche ad essere contento per questo arresto, se c'è un genitore che non potrà mai dire le mie stesse parole alla propria figlia?
No, non sono contento e piango.
......................................................


Di Te
(di Flavio)


Mani esperte
accompagnavano lembi
di lana e cotone,
nel modo con cui l'antico contadino
avvicinando la terra
lascia che i raggi del sole
riscaldino il giovane legno.
Essenza di quercia,
negli innumerevoli giorni trascorsi,
ti ho vista crescere,
stendere nascoste radici
forti e curiose,
allungare possenti al cielo
rami ricchi di foglie,
i tuoi pensieri.
Protettivo servo genitore
aspetto ora di leggere avido
le mille parole della tua storia
e m’immagino abbandonato
a sorriderti,
quando stanche saranno le gambe
e ti chiederanno mentre riposano
di restarmi vicina.


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martedì 5 giugno 2012

Sambeli n° 3

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Beh, adesso mi manca solo una storia da illustrare così... sempre se mi regge il computer, pare che non gli piaccia lavorare in questo modo e continua a chiudermi il programma mentre lavoro... mannaggia! 

Immagine di Mara Bagatella - giugno 2012
...

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lunedì 4 giugno 2012

Sambelo n° 2

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Quando riesco a fare una cosa nuova con il programma di grafica, devo rifarla subito altrimenti mi dimentico i passaggi... Infatti a creare la seconda immagine con il "Sambelo" ci ho messo il triplo del tempo... adesso spero di aver imparato!


Immagine di Mara Bagatella - giugno 2012
...

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Sambelo n° 1

...
Immagine di Mara Bagatella - 4 giugno 2012


Ci sto provando da un bel po', a fare questa operazione, di aggiunger dei personaggi disegnati alle mie fotografie. L'ho visto fare al vignettista Pietro Vanessi, e il risultato è molto d'effetto...
Naturalmente lui è molto ma molto più bravo di me, ma oggi è la prima volta che riesco a farlo e la soddisfazione è grande!
Ora che ho capito come si fa posso dedicarmi a perfezionare la tecnica... non vedo l'ora... ho tanti personaggi in testa che hanno voglia di uscire!
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giovedì 31 maggio 2012

E come…

...
Sono felice ed emozionata di poter pubblicare questa bellissima poesia. L'autore è un mio recente amico su Facebook, conosciuto grazie a "Le donne difficili", dal quale mi auguro di ricevere ancora altre piccole perle come questa.


Foto: Mara Bagatella
...

E come…
(di Flavio Petruzzellis – 30 maggio 2011)
Leggero
senti il vento accarezzare
le creste dei monti
e come un timido amante
leggero con un bacio
vorresti sfiorare
le mani del tuo desiderio.

Sottile
senti la brina salire
dalle foglie nel bosco
baciate dal calore del sole.
e come pioggia sottile
senti il suo profumo
libero nell’aria.

Leggiadre
sono guidate dal vento
le fronde degli alberi
e come folata di aria
leggiadra
vedi la tua giovane donna
danzare le note di un valzer

e vivi di lei.



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giovedì 24 maggio 2012

Tarocchi (1)

...
Non è forse il sogno di ogni disegnatore? 
Beh, forse di tutti no, ma io ho sempre desiderato di ridisegnare i Tarocchi, o almeno i cosiddetti "Arcani Maggiori", che sono 21.
Così ci ho provato, anche solo per cercare di dare un senso a questa pausa forzata che sto subendo da ormai 5 mesi. Solo che non sono abbastanza coraggiosa, e ve lo dico francamente, questo primo esperimento non mi soddisfa per niente. I primi due Tarocchi che ho ultimato sono L'Imperatrice e La Temperanza, ed è in arrivo L'Imperatore. 

L'Imperatrice - Mara Bagatella 2012 - tempera su carta
La tecnica usata è la tempera (si, la stessa tempera che faccio usare ai miei alunni a scuola) ma credo che abbandonerò questo stile e me ne inventerò un altro. Se riuscirò ad andare avanti, vedrete altri Tarocchi ma molto diversi da questi.

La Temperanza - Mara Bagatella 2012 - tempera su carta
Con il ritmo da lumaca che ho, credo che non finirò mai questo lavoro, ma non importa, lo considero un modo per tenermi attiva, niente di più.
Non saranno bellissimi, ma li metto comunque on line, tanto perchè non pensiate che sto battendo la fiacca, in questi giorni... creare qualcosa in questo periodo della mia vita non è facile, ma ci sto provando.
...


martedì 15 maggio 2012

Intervista con me stessa (12)

...
"Certo che ci sono dei vantaggi ad essere single! Per esempio, se a cena ho preparato un piatto particolarmente buono, nessuno ha da ridire se lecco il piatto."
...

sabato 5 maggio 2012

Morire di poesia

...
Deserto 2011, opera di Mara Bagatella, tecnica mista su tela
L'arte ha un potere grande, un potere sottovalutato, quello di liberare le anime. I carcerieri sono la categoria che più di ogni altra conosce questo potere e cerca di sradicarlo, di distruggerlo. Ho letto oggi un bellissimo articolo sulle poetesse afgane, nel blog di Maria G. Di Rienzo. Ne ripubblico un frammento e vi lascio il link, con l'invito ad andare a leggerlo per intero sulla pagina originale.


Landai significa “piccolo serpente velenoso” in lingua Pashto: si tratta di poesie popolari, composte da due versi, che perdono la loro origine non appena vengono recitate. Un landai non appartiene neppure a chi lo crea, le persone dicono di “ripeterlo” o di “condividerlo” anche quando è nato nella loro mente. Gli uomini possono inventare e recitare queste poesie che però, quasi esclusivamente, hanno per voce narrante una donna. “I landai appartengono alle donne.”, dice Safia Siqqidi, poeta ed ex parlamentare afgana, “Nel nostro paese, la poesia è il movimento delle donne dall’interno.” La poesia pashtun ha una lunga storia come forma di ribellione delle donne afgane. E i landai sono di solito micidiali proprio come il morso di un serpente velenoso: diretti, sboccati, concreti, arrabbiati, sensuali, buffi, tragici, vanno diritti al cuore della questione che affrontano. I matrimoni imposti, odiati e derisi tramite dettagli grafici, sono un bersaglio frequente di questo tipo di poesia.

da: Lunanuvola's blog di
Maria G. Di Rienzo


Quando ho letto questa cosa mi è venuto da pensare che questi "landai" sono un po' i twitter senza internet, le condivisioni su FB senza Facebook... un passaparola antecedente, ancestrale, antico... forse la "rete" è sempre esistita.

Alcune poesie di Nadia Anjuman le trovate cliccando qui.


...

domenica 22 aprile 2012

L'uomo che piantava gli alberi

 ...
Questo video è talmente bello che non ho resistito alla tentazione di pubblicarlo anche qui.


"Se si teneva a mente che era tutto scaturito dalle mani e dall'anima di quell'uomo, senza mezzi tecnici, si comprendeva come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione."

Il racconto è dello scrittore francese Jean Giono, ma il valore aggiunto sono le immagini... l'animazione è semplicemente meravigliosa.
Infatti il film di animazione di Frédérick Back è stato vincitore del premio Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione nel 1988.


mercoledì 18 aprile 2012

The love song of J. Alfred Prufrock (parte V) - ripubblicazioni

...

C'è una persona che conosco da molto tempo, è una donna che ne ha passate tante, una donna che ha dei pregi non molto evidenti, e alcuni difetti ben visibili... ed oggi eravamo insieme, in un posto decisamente poco allegro, in una situazione difficile. 
E lei rideva.
Ha sempre fatto così. Ha affrontato lutti, malattie, disgrazie, maldicenze e dispiaceri di ogni tipo. L'ho vista ansiosa, nervosa, l'ho vista piangere tante volte.
Ma non ha mai perso l'ironia, il piacere alla battuta e allo scherzo, e la sua prorompente risata.
Una risata che è una barriera, me ne rendo conto, una difesa... ma anche la sua maniera di reagire ad una vita che ha tentato in mille modi di trafiggerla, di inchiodarla al muro, e che ancora ci prova, ogni santo giorno.
Oggi eravamo lì, in un reparto d'ospedale che fa venire in mente di tutto tranne che di ridere. E lei rideva, e ho riso anch'io. No, noi non sorseggiamo la nostra vita a cucchiaini da caffè. Non è davvero il nostro stile.
Ripubblico la V parte delle mie riflessioni su "The love song of J. Alfred Prufrock", e forse leggendola penserete che le risate di mia zia non c'entrino nulla con tutto questo. Ma invece c'entrano. Ognuno ha una maniera diversa per non farsi trafiggere, auguro a ciascuno di voi di trovare la propria.

...



For I have known them all already, known them all:
Have known the evenings, mornings, afternoons,
I have measured out my life with coffee spoons;
I know the voices dying with a dying fall
Beneath the music from a farther room.
So how should I presume?

And I have known the eyes already, known them all--
The eyes that fix you in a formulated phrase,
And when I am formulated, sprawling on a pin,
When I am pinned and wriggling on the wall,
Then how should I begin
To spit out all the butt-ends of my days and ways?
And how should I presume?


Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: -
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?

E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini?
Come potrei rischiare?


Quando a scuola ti fanno studiare le poesie, gli insegnanti si dimenticano di dirti che la poesia ha un potere, recondito, nascosto. Il potere di portarti “di là”, di svelare le cose sepolte in profondità, di mostrare la realtà in un modo diverso, ma vero, a volte più vero di quello che abbiamo tutti i giorni davanti al naso.
È lo stesso potere delle fiabe, dei quadri dei grandi pittori, dell’Arte più in generale.
Ma se tu vuoi vedere con gli occhi della Poesia, se vuoi sentire con le sue orecchie, non devi perderti nelle note a piè di pagina delle antologie. Non devi fissarti nei numeri e nelle date della vita degli autori, nei riassunti e nelle parafrasi. Perché quelli sono strumenti, mezzi, non il fine. Il fine è la Poesia stessa, e il suo messaggio non si può imparare a memoria.


È come trafiggere la farfalla sullo spillo…
...

domenica 15 aprile 2012

Fantasticheria

...


immagine dal web
...
Quando eri innamorato volevi condividere ogni cosa con me: sognavi di portarmi a Londra, ai concerti, a fare lunghe passeggiate in montagna.

Volevi farmi partecipe di ogni momento della tua vita: del tuo lavoro, delle tue preoccupazioni, dei tuoi ricordi.


Poi venne il giorno che ero all’ospedale (e quel giorno ti avevo aspettato tutto il giorno) e quando alla fine arrivasti, presso il letto, con quel tuo sguardo insicuro e sperduto, il tuo sorriso era triste e non mi hai preso per mano.

Così quel giorno ho capito che non era con te che avrei viaggiato sulla strada della vita, e che c’è una bella differenza tra un sogno e una fantasticheria.



...

venerdì 13 aprile 2012

The difficult women

...
E questa è la traduzione in inglese di Francesca Stimolo
...

Difficult ones are the women who have more love to give, but do not give it to anyone.
Those who speak, when they have something to say.
Those who have learned to protect themselves and protect.
Those who demand more.
Women are difficult, those who know how to distinguish the smiles of the people, the good ones than not.
Those who will study well, first to open your heart.
Those who never tire of looking for someone who's worth it.
Those that are worth.
Women are difficult, those who can feel the pain of others.
Those with the soul close to the skin.
Those who see a thousand eyes hidden.
Those who dream in color.
They are women who know how hard upon one another.
Are those that, when life has no taste, adds flavor to life.

Mara Bagatella
(Traduzione Francesca Stimolo)
Licenza Creative Commons
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

Las mujeres difíciles

...
Una persona su Facebook mi ha scritto regalandomi questa traduzione de "Le donne difficili" in spagnolo... sono rimasta stupefatta, mi ha fatto un piacere immenso. Un'altra ancora ha scritto la traduzione in inglese, che posterò al più presto. Con mille mille grazie!
...


“Son las mujeres difíciles las que tienen más amor para dar, pero no lo dan a cualquiera.
Aquellas que hablan cuando tienen algo que decir.
Aquellas que han aprendido a protegerse y a proteger.
Aquellas que no se pueden conformar.
Son las mujeres difíciles, aquellas que saben distinguir las sonrisas de las personas, las buenas y las que no lo son.
Aquellas que te estudian bien antes de abrirte el corazón.
Aquellas que nunca se cansan de buscar a alguien que valga la pena.
Aquellas que valen la pena.
Son las mujeres difíciles, aquellas que saben sentir el dolor de los demás.
Aquellas cuya alma toca su piel.
Aquellas que ven con mil ojos escondidos.
Aquellas que sueñan a colores.
Son las mujeres difíciles las que saben reconocerse entre ellas.
Son aquellas que, cuando la vida ha perdido el sabor, le dan sabor a la vida.”


(Mara Bagatella)

(traduzione di Bruna Stornaiolo)
...
Licenza Creative Commons
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

martedì 10 aprile 2012

APRILE

...
Mi piace quando i pensieri rimbalzano da una testa all'altra, mentre si dialoga, un po' come una pallina durante una partita di ping pong.
Enzo, un amico blogger, mi ha ricordato un'altra opera di T. S. Eliot qualche giorno fa, "La terra desolata". L'ho studiata molto tempo fa e non la ricordo molto bene. Ho ritrovato il libro su in mansarda, con gli appunti a matita e gli scarabocchi fatti durante le lezioni di letteratura all'Accademia. Il docente era Roberto Sanesi, grande traduttore non solo di Eliot ma anche di molti altri poeti inglesi. Io me lo ricordo come un signore anziano affascinante, le cui lezioni erano molto seguite, e che tuttavia scoraggiava gli studenti a dare l'esame, perchè eccentrico e imprevedibile.
"La terra desolata" si apre con dei versi celebri, che parlano del mese di Aprile, "il più crudele dei mesi".
"Aprile è il più crudele dei mesi, genera
lillà da terra morta, confondendo
memoria e desiderio, risvegliando
le radici sopite con la pioggia della primavera."
Thomas Stearns Eliot, La terra desolata (I. La sepoltura dei morti)


Quando Enzo l'ha citata, però, a me non sono tornati in mente i versi di Eliot, bensì questo testo dei Deep Purple:


April is a cruel time
Even though the sun may shine
And world looks in the shade as it slowly comes away
Still falls the April rain
And the valley's filled with pain
And you can't tell me quite why
As i look up to the grey sky
Where it should be blue
Grey sky where I should see you
Ask why, why it should be so
I'll cry, say that I don't know

Maybe once in a while I'll forget and I'll smile
But then the feeling comes again of an April without end
Of an April lonely as they come
In the dark of my mind I can see all too fine
But there is nothing to be done when I just can't feel the sun
And the springtime's the season of the night

Grey sky where it should be blue
Grey sky where I should see you
Ask why, why it should be so
I'll cry, say that I don't know
I don't know
(Deep Purple - April - 1969)


Purtroppo non posso postare direttamente il video, quindi vi lascio il link .
Se non avete mai ascoltato questo brano fatelo, perchè è bellissimo... non avevo mai collegato i Deep Purple a Eliot, e mai l'avrei fatto senza la pallina di rimbalzo di Enzo...
...



The love song of J. Alfred Prufrock (parte IV) - ripubblicazioni -

...
Fino a quando si rimane sui binari delle regole, delle consuetudini, delle abitudini, la vita scorre regolare, e anche quando succede qualcosa  di negativo puoi sempre dire: non è stata colpa mia.
Ma arriva il momento in cui, se vuoi andare avanti, devi per forza cambiare il tuo modo di vedere le cose. Se vuoi trovare delle soluzioni nuove devi per forza abbandonare il vecchio modo di pensare.
E conviene farlo subito, prima che manchi il coraggio… o prima che la vita decida che, per te, non ci sia più tempo. Quanto sia difficile e spaesante* non potete saperlo finché non ci provate davvero…
Ripubblico la IV parte di “The love song of J. Alfred Prufrock” con relativo commento scritto nel maggio 2009. Buona lettura.


...


And indeed there will be time
To wonder, "Do I dare?" and, "Do I dare?"
Time to turn back and descend the stair,
With a bald spot in the middle of my hair--
(They will say: 'How his hair is growing thin!")
My morning coat, my collar mounting firmly to the chin,
My necktie rich and modest, but asserted by a simple pin--
(They will say: "But how his arms and legs are thin!")
Do I dare
Disturb the universe?
In a minute there is time
For decisions and revisions which a minute will reverse.


E di sicuro ci sarà tempo
Di chiedere, « Posso osare? » e, « Posso osare? »
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
(Diranno: « Come diventano radi i suoi capelli! »)
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento,
Con la cravatta ricca e modesta, ma asserita da un semplice spillo -
(Diranno: « Come gli sono diventate sottili le gambe e le braccia!»)
Oserò
Turbare l'universo?
In un attimo solo c'è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà.




Osare è una delle cose che tutto sommato mi riescono. La verità è che sono molto più timida di quanto sembri, tuttavia ci sono dei momenti in cui forzo me stessa e mi lancio in avventure di cui magari poi mi pento… eppure ho sempre pensato che mi pentirei molto di più a non provarci.
Mi sono chiesta molte volte se Prufrock e Eliot siano o no la stessa persona, se il poeta fosse davvero una persona tanto indecisa e paurosa oppure se sia riuscito a calarsi tanto bene nei panni di un uomo qualunque grazie all’arte e all’immaginazione. Certi stati d’animo sono così universalmente umani… tutti arrivano a comprenderli perché tutti li proviamo, prima o poi. È capitato a tutti di prendere solenni decisioni per poi smentirsi un attimo dopo. Ed è capitato di sentirsi osservati e fuori luogo, nonostante i tentativi di assumere un aspetto adeguato alle circostanze. Mi ricordo del primo ricevimento genitori che feci da insegnante: misi la giacca e la camicetta, abiti eleganti che mi stavano malissimo, per cercare di camuffare il mio aspetto da bambina. Ho sempre dimostrato un’età inferiore a quella che in effetti ho, ma nei miei primi anni di insegnamento, questa cosa assumeva dei contorni surreali: ho delle foto in cui non mi si distingue dai miei allievi tredicenni, e ciò mi creava non pochi problemi nella gestione della classe e nei rapporti con i genitori.


L’idea di dover invecchiare, ti sfiora soltanto, fino ad una certa età. Poi cominci a pensarci, e magari la cosa ti angoscia. Per me, che fino all’altro giorno avevo l’aspetto esteriore di una ragazzina, è stato come sbattere il naso su un muro all’improvviso.


Però mi ha svegliata…


...
* la parola "spaesante" non esiste, o perlomeno nel mio Zingarelli non c'è. Però mi piace e quindi ho deciso di lasciarla. Declinando il verbo "osare".
...
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