mercoledì 29 settembre 2010

A proposito di disabilità

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Vi consiglio di leggere il post a questo link tanto per farsi un'idea di come vengono trattati i disabili in Italia. E anche di come vengono trattati i cittadini italiani, presi continuamente per il naso da politici e giornali che sbandierano "non toglieremo gli insegnanti di sostegno" e invece non è così. Mentono, sapendo di mentire.
Sono anni ormai che avanza una politica strisciante di riduzione del sostegno nelle scuole pubbliche, spesso con sotterfugi vergognosi, tipo "abbassare di livello" la difficoltà del bambino o del ragazzino, per assegnare meno ore di sostegno possibile (e tagliare posti di lavoro).
Una difficoltà di apprendimento viene definita "lieve", chi soffre di dislessia può usufruire di speciali protocolli ma non ha il diritto al sostegno, chi ha disturbi di comportamento idem... e così via.


La gente non lo sa, perchè in TV strombazzano di tutt'altre cose, o perchè non si interessa, perchè, tanto, si tratta di "figli di qualcun altro".

Beh, io penso invece che la cosa dovrebbe preoccupare tutti. Alcuni hanno la sfortuna di nascere con una disabilità, altri possono incorrere nel problema da adulti, per una malattia o un incidente, per esempio. E inoltre tutti, ma proprio tutti noi, abbiamo attraversato e attraverseremo fasi della nostra vita in cui siamo stati, o saremo fragili e indifesi, durante la nostra infanzia per esempio, o durante una malattia, o diventando anziani. Una società che non si prende cura di chi è più debole non può dirsi evoluta.

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venerdì 24 settembre 2010

L'uomo dei sogni

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(foto Mara Bagatella 2008)

Ci sono persone troppo particolari per essere dimenticate. Romano Moscon era così. Sempre in movimento, sempre con qualche pazza idea nuova in testa. Un trascinatore, e a volte era oggettivamente difficile stargli dietro.
Per diverso tempo è stato Presidente dell'AVISB, Associazione Veneta per l'Idrocefalo e la Spina Bifida.Non so esattamente per quanti anni, io ho dato una mano all'Associazione piuttosto saltuariamente, e i primi tempi, con Romano non sono stati, per così dire, idilliaci.

Lui aveva un carattere forte, ma era anche molto sensibile e timido, e questo non ne faceva esattamente un campione in capacità comunicative.
Però ha sempre lavorato per migliorare, e c'era pure riuscito, tanto che all'ultimo camposcuola a cui ho partecipato gli avevo fatto anche i complimenti, per questo.

"Sei molto migliorato dall'ultima volta che abbiamo collaborato, Romano" gli avevo detto, ed ero veramente ammirata, perchè non è affatto facile fare un simile lavoro su se stessi in età adulta, ma lui era riuscito a fare questo, oltre che ad organizzare campiscuola per ragazzi con disabilità anche gravi in tutta Italia, al mare, in montagna, persino in campeggio.

(foto Mara Bagatella 2008)

A volte le sue proposte sembravano irrealizzabili, eppure lui riusciva a convincere le persone e poi i suoi sogni diventavano realtà.
Si, aveva questa dote pazzesca, Romano, riusciva a rendere reali i propri sogni, con tanta fatica, sua e delle persone meravigliose che collaboravano con lui, con tanta testardaggine e un pizzico di follia, ma forse è l'unico modo per riuscirci.

Se n'è andato questa notte e io, che non lo vedevo da due anni, l'ho saputo subito, stranamente. Stamattina sono andata, per caso, in un posto in cui non vado quasi mai, ed ho incontrato, per caso, una persona che non vedevo da molto tempo, e quando mi ha dato la notizia ho pensato che, forse, non ero lì per caso, dopotutto...

Avrei voluto salutarlo, ma penso che vada bene anche farlo adesso, scrivendo di lui e dicendo a tutti quelli che leggeranno che esistono persone così, esternamente ruvide e poco appariscenti, ma che nascondono dentro una ricchezza inestimabile.

L'ho frequentato poco, ma è riuscito a passare un po' di quella ricchezza anche a me. Questo post è il mio modo per ringraziarlo, anche se so che lo faranno in tanti e con voci migliori della mia.
Ciao Romano, e grazie per tutto.
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giovedì 23 settembre 2010

Equinozio d'Autunno

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(foto di Mara Bagatella)

Ecco qua. Siamo ufficialmente in Autunno, gente. Dalle 03.09 del mattino, per la precisione.
Giornata splendida, luminosa e calda.
So che a molti non piace l'Autunno, ma io adoro questa stagione. Mi fa venire in mente noci, castagne, vino, funghi, foglie gialle e cieli azzurri, nuvole basse e maglioni morbidi, e cambiamenti imminenti.
Purtroppo non ho avuto il tempo per preparare un post più curato e poetico, e mi dispiace moltissimo. Ho fatto una pausa oggi, ma ho preferito passarla fuori, nel posto che vedete nella foto, a godermi l'aria di settembre, piuttosto che chiusa in casa davanti a un PC.

Buon Equinozio a tutti voi!

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martedì 21 settembre 2010

Lo stagno e la Luna


"Scava un buco per il tuo stagno
senza attendere la Luna.
Quando lo stagno sarà finito
la Luna da sola ci verrà."


Eihei Dōgen

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Sto scavando il buco per il mio stagno e la cosa mi prende parecchio, perciò scusate se scrivo poco ultimamente...

Ho controllato, l'equinozio di Autunno non è oggi, ma il 23, fra due giorni, questo mi dà il tempo di preparare qualcosa per festeggiare: è stata un'estate strana, e non molto piacevole per me, sia per le condizioni meteo, sia per vicende personali.
Spero che l'Autunno sia migliore. Staremo a vedere.
Aspettando che arrivi la Luna...
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mercoledì 15 settembre 2010

Primordiale

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(immagine dal web)
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“Di che parlano fra loro le donne?


Dei loro uomini.

Di che parlano gli uomini nella casa del tè?

Delle donne, del loro corpo e del desiderio che suscitano, talvolta della loro virtù e della loro perversità, della loro vita presunta e di quel che mai essi potranno saperne.”


da "Il libro degli amori" di Henri Gougaud

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Questo è stato uno dei miei primissimi post, e oggi lo ripropongo, perchè credo che, all'epoca, non se lo sia filato nessuno. Il libro da cui è tratta la citazione è bellissimo, ma purtroppo è fuori catalogo da tempo e lo potete trovare solo nelle biblioteche.

"Una raccolta di favole e tradizioni orali dei cinque continenti che hanno come oggetto il sesso, primordiale istinto dell'uomo."

Questa la presentazione che trovate sul sito della Feltrinelli, la casa editrice che l'ha pubblicato.
Io l'ho letto per caso, sono sempre stata un'appassionata di fiabe, miti e leggende, ma non avevo idea che qualcuno si fosse preso la briga di raccogliere quelle a tema sessuale, provenienti da tutti gli angoli del mondo, e di metterle insieme in un unico libro.
Il risultato è davvero sorprendente.
Ne esce fuori un'immagine del sesso, che nella società moderna si è quasi completamente perso.
"Un istinto primordiale"
Che sia primordiale, non c'è dubbio, ma è anche vero che i mass-media ce lo presentano in modo molto distorto. Basta sfogliare una rivista (magari di moda), guardare una pubblicità in televisione o su Internet, con tutti quei corpi di donne, ma anche di uomini, che sembrano fatti di plastica... e si capisce che il tentativo è quello di sostituire "primordiale" con "artificiale".
Se, come me, preferite ciò che è "primordiale" a ciò che è "artificiale", vi consiglio di cercare questo libro e leggerlo.
Io l'ho trovato divertente, misterioso, mistico, eccitante, profondo, allegro, commovente e molto altro ancora.
Così, come dovrebbe essere.
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sabato 11 settembre 2010

11 settembre 2001

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Quel pomeriggio ero a casa. Non ricordo chi accese il televisore e come fu che ci trovammo, io e mio fratello, entrambi ipnotizzati a guardare quelle immagini incomprensibili e mute, perché non c’era alcun commento in sottofondo.
La scena del secondo aereo che arrivava e si schiantava in obliquo sul secondo grattacielo mi colpì come uno spintone ricevuto senza preavviso, facendomi oscillare su me stessa.
Quando realizzai cosa stava succedendo, mi prese l’angoscia e il mio primo pensiero fu: “Cosa combineranno gli Americani, adesso?”
Perché era chiaro che non se ne sarebbero rimasti lì a far nulla, dopo un evento del genere.
Mi tornò in mente la Guerra del Golfo, il panico diffuso e serpeggiante, la gente che svuotava i supermercati. Era successo quando ancora ero studentessa, e c’era la Leva obbligatoria e i miei compagni di corso per un po’ si erano chiesti se i governi in guerra li avrebbero lasciati proseguire gli studi o li avrebbero chiamati nell’Esercito, e certo questa possibilità non li rendeva molto allegri.

Eh, si, lo ammetto. Guardando quel macello in televisione, il fumo, la cenere, la distruzione, non pensai più di tanto a quei poveracci che stavano morendo in quel momento, ma a tutti quelli che sarebbero morti in seguito, e sarebbero stati tanti, e questo era poco ma sicuro.

Il giorno dopo avevo riunione a scuola, una delle tante riunioni preliminari che si fanno prima dell’inizio dell’anno scolastico. Ci andai portandomi dietro tutta l’ansia e l’angoscia e la preoccupazione e con l’idea che mi si era fissa in testa, che qualcosa era cambiato per tutti, in tutto il mondo, dopo quel giorno, e si sentiva nell’aria come la vibrazione che resta dopo il suono profondo di un gong.

Io almeno, la sentivo.

Così fui molto sorpresa nel constatare che c’era gente che non la sentiva affatto, il Preside e il Direttore della scuola privata in cui insegnavo allora non fecero nessun accenno, nessun commento all’accaduto, nemmeno una battuta da bar, niente.
Io e il collega di lettere ci guardammo, scambiandoci lo stesso sguardo angosciato, poi nulla. Parlammo delle solite cose, quelle di cui si parlava anno dopo anno, alle solite riunioni, programmi, orari, decisioni ogni volta già prese, ma di cui occorreva rinnovare il rito della discussione. Tutto intorno a noi poteva crollare, ma la nostra scuola ribadiva e stabiliva che:

Le lezioni si svolgono dal lunedì al sabato compresi, dalle ore 7.45 alle 13.15. L’orario si articola in 36 ore settimanali e prevede 6 unità didattiche giornaliere di 50 minuti, oltre all’intervallo dopo la terza ora.


Massì… ancora pochi giorni e sarebbe ricominciata la scuola. Una scuola efficiente, organizzata, in cui si curavano gli obiettivi didattici ed educativi, e i genitori, come ogni anno, dovevano essere contenti di averla scelta per i propri figli. In fin dei conti, non c’era nient’altro che importasse.

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mercoledì 8 settembre 2010

A Shoya Tomizawa

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Sei morto
giallo
su sfondo bianco e azzurro

o rosso
su sfondo nero
o bianco
su sfondo grigio
o profondamente grigio
su un fitto sfondo nebbia.

Mancava la pioggia
che lava e schiara

mancava il silenzio
perso nel sonno.


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Daniele Bagatella
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martedì 7 settembre 2010

School

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Non so perchè ma quest'anno non ho nessuna voglia di andare a scuola...



Questa canzone mi mette i brividi. L'ascoltavo in treno tornando da Verona, durante l'anno scolastico più bello della mia vita. Li avrei voluti così tutti quanti i miei anni scolastici. Invece ce ne sono stati di belli, di MOLTO belli e di MOLTO brutti...
Chissà perchè, riguardo a questo che sta per iniziare ho un così brutto presentimento...

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Che bei!

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Coro Brigata Alpina Cadore - San Matio - Bepi De Marzi




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mercoledì 1 settembre 2010

Meglio un rimprovero aperto che un amore celato

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Mi torna in mente ogni tanto, a settembre. Mi aveva spedito una musicassetta, una volta, con le sue canzoni preferite. “September” era una di loro. Tutti i titoli allineati con cura, oh, aveva una scrittura talmente sottile e ordinata! Tutti i titoli e nessun nome degli interpreti delle canzoni. Mi ci sono voluti anni, e YouTube, per scoprire che il cantante era David Sylvian. A quell’epoca io ascoltavo perlopiù i Guns N’ Roses, i Led Zeppelin ed i Queen… potete immaginare quale effetto potesse farmi ascoltare musica di David Sylvian…
Che donna insensibile e pragmatica! Non ho mai capito, pur leggendole e rileggendole, che quelle che mi mandava erano lettere d’amore.
Non avrebbe ammesso apertamente di amarmi nemmeno sotto tortura. Ed io, che sotto sotto lo sospettavo, avevo troppo bisogno di conferme, di sentirmi dire le cose in faccia. Quando un ragazzo mi faceva un complimento, una gentilezza, avevo sempre l’impressione che scherzasse, che la presa in giro fosse subito dietro l’angolo. Se lui celava il suo amore, io lo rimproveravo apertamente, invece. Mi arrabbiavo con niente, gli sbattevo il telefono in faccia quando cominciava a dire troppe stupidaggini. Anche lui si arrabbiava, ma alla fine mi perdonava sempre. A ripensarci mi domando dove trovasse la pazienza.
Ero sempre innamorata di quello sbagliato, e lui era l’amico che mi ascoltava (con aria scazzata, certo) che mi passava un fazzoletto dopo l’altro quando andavo a piangere a casa sua e mi raccontava orribili barzellette porno per farmi smettere.
Lui era quello che non mi presentava agli amici perché era troppo geloso, che raccontava bugie su tutto solo per il gusto di inventare, quello che mi abbracciava in Piazza delle Erbe perché tanto, lì era pieno di gente perfettamente sconosciuta, era quello che non fumava ma conservava per mesi il barattolo in cui avevo spento due sigarette “per la prossima volta che vieni a trovarmi”.
Era quello che si metteva nei guai con i compagni di stanza perché abituato com’era a mentire su se stesso non capiva nulla di nulla su come erano gli altri, scambiava psicopatici per bravi ragazzi e poi ci perdeva il sonno su come fare a cacciarli via.
Forse non ho mai capito che mi amava perché non lo volevo capire, io non ero innamorata e non sopportavo le sue bugie. Capivo sempre quando mi diceva una bugia. Beh, non sempre… solo quando si trattava di cose importanti. Se comprava cibi precotti e mi diceva di averli preparati lui, non mi importava di credergli o no.
“Sei l’unica a cui non posso mentire.”
“Sei l’unica a cui voglio bene.”
“Sei l’unica.”
Che ci crediate o no, odiavo essere l’unica, per lui. Ho sempre avuto tanti amici, tante persone attorno da amare. E non ho mai desiderato avere l’esclusiva su nessuna di loro.
Essere l’unica comportava responsabilità eccessive, mi metteva addosso un senso di angoscia. Lui sorrideva delle mie paure, ma sapevo che quel sorriso non era sincero. A volte ero l’unico appiglio che avesse, mentre oscillava sull’orlo dell’abisso, e lo sapevo bene.
L’ho lasciato dopo l’ennesima bugia, che naturalmente, non aveva detto a me. Ma era un periodo difficile, mi ero ammalata e non mi sentivo più abbastanza forte per tutti e due. L’anno successivo ho provato a ricontattarlo, ma lui non ha più voluto saperne di me. La pazienza di un uomo ha un limite, a volte più ampio di quello di una donna, ma non rinegoziabile. Questo però ci ho messo tanto tempo ad impararlo…
Sarebbero passati molti anni prima di rendermi conto di quanto lo avessi ferito.
Ora come ora non so né dove sia, né con chi, non so più niente di lui. Non lo vedo da almeno 15 anni. Il 29 settembre compirà 40 anni. Chissà se ascolta ancora questa canzone, di tanto in tanto.
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