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Mi ero data la regola di non pubblicare niente di domenica, ma oggi la infrango, primo perché le regole sono fatte appunto per essere infrante, secondo perché non posso ignorare la data dell’8 marzo.
La Giornata internazionale della donna sta subendo, come quasi tutte le feste, un processo di mistificazione consumistica.
I prezzi delle mimose vanno alle stelle e orde di donne impazzite riempiono i locali che offrono spettacoli di gusto discutibile.
Io, fino a qualche anno fa, l’8 marzo lo passavo con le amiche, si mangiava una pizza e si chiacchierava. Poi mi sono stufata. Uscire la sera lasciando volutamente a casa i miei amici maschi non mi piace, e per quanto riguarda i ritrovi “solo donne” ho istituito una nuova tradizione tutta mia: la cena delle Befane, il 6 gennaio… più autoironica e meno scontata.
Volevo fare invece una breve riflessione sul vero significato dell’8 marzo, dal momento che il raggiungimento della pari dignità tra uomo e donna in tutti i campi della vita, sia pubblica che privata, non mi sembra ancora un risultato raggiunto.
Non lo è perché ancora le donne non hanno coscienza di quale sia il loro vero valore e la loro vera forza, vanno ancora cercando una somiglianza con il mondo ed i modi maschili, trascurando, a mio parere, la strada davvero efficace, che è quella della complementarietà.
Non sto dicendo che sia sbagliato per una donna fare il pilota di Formula Uno o il maresciallo dei Carabinieri, se è questo che desidera… ciò che intendo è che le donne, tutte le donne, portano con sé un tipo di ricchezza che nella nostra società non viene né valorizzata, né rispettata.
È come se tutte noi possedessimo uno scrigno ricolmo di monete che nel paese in cui viviamo non hanno corso, una valuta straniera che non possiamo spendere. Se cominciassimo a scambiarcela, almeno tra di noi, questa moneta, cosa succederebbe?
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Per concludere, una curiosità: in uno dei miei libri preferiti, “Calendario” di Alfredo Cattabiani, ho letto che:
“… è completamente falsa la leggenda che la Giornata internazionale della donna sia stata fissata in ricordo di 129 operaie che in quel giorno, nel 1908, sarebbero morte bruciate in un incendio di una fabbrica americana…”
perché:
“Furono la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione bolscevica a imporre l’8 marzo. Il 23 febbraio 1917, a Pietroburgo […] operaie e mogli di soldati manifestarono per le vie chiedendo pane per i loro figli e il ritorno dei mariti dalle trincee. […] nella Russia zarista vigeva ancora il calendario giuliano, sfasato, rispetto a quello occidentale, il gregoriano, di 13 giorni: sicché il 23 febbraio corrispondeva in Occidente all’8 marzo, data che venne poi adottata universalmente.”
Sembra che in Italia, negli anni Cinquanta, non fossero particolarmente gradite le feste provenienti dall’Unione Sovietica, perciò nacquero le leggende sulle operaie statunitensi… così almeno dice l’autore del libro… non so a voi, ma a me scoprire di essere stata imbrogliata fino adesso sull’origine della Festa della donna, non ha fatto un bell’effetto…
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Secondo Wikipedia l'incendio è successo a New York ma a fine marzo (erano per la maggior parte donne d'immigrazione italiana) però l'otto marzo deriva dalla manifestazione russa, ma questo si vuol far dimenticare.. in fondo il controllo dell'informazione è sempre stato usato da chi comanda... sad world...
RispondiEliminaNo...sinceramente neanche a me....
RispondiEliminama è vero, le donne sono donne e non potranno mai essere uomini e nanche assomigliare a loro, sono d'accordo con lei,"Non sto dicendo che sia sbagliato per una donna fare il pilota di Formula Uno o il maresciallo dei Carabinieri, se è questo che desidera…" però è vero che hanno una moneta diversa, ma dovremmo cominciare a scambiarcela tra noi....
Le donne devono rendersi conto che loro non sono uomini e non potranno mai esserlo neanche dopo interventi chirurgici...cambiano il fuori ma non il cuore....
bacio!!! Cate