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Pubblico la lettera che mi è arrivata dal Presidente di questa Associazione che seguo da qualche anno. Anche se l'argomento è duro, spero che possa far riflettere chi la legge...
Si parla tanto oggi delle donne, come se bastasse un giorno all’anno per rendere giustizia ai tanti soprusi, alle violenze di ogni genere che questa società ancora maschilista continua a perpetuare a danno delle donne. Ma almeno una volta all’anno si dovrebbe essere sinceri, capire che ancora non si ha la consapevolezza dell’enormità del fenomeno della violenza a danno delle donne fin da quando queste sono in tenerissima età e che rimane ancora largamente sommerso. Purtroppo siamo oramai addomesticati e fagocitati dalla televisione, siamo all'interno della casa del grande fratello e tutti noi rischiamo di dimenticarci di chi ci sta accanto, delle tantissime bambine che nel mondo reale subiscono violenza, per occuparci dei piccoli problemi che ci sono dentro la "casa" e la casa è la televisione perchè tutto ciò che in televisione si vede, esiste, tutto ciò che non si vede, non esiste. L'emergenza nazionale sono gli stupri ad opera degli stranieri, è la vita della povera Eluana, ieri l'emergenza era il dover capire chi sono gli assassini di Meredith Kercher, l'altro ieri decidere se la signora Annamaria Franzoni aveva o no ucciso il suo bambino. Allora interroghiamoci pure su Eluana violentando il dolore di una famiglia già provata facendola diventare a sua insaputa protagonista di un reality show e dimentichiamoci del resto, di tutto il resto, delle bambine che vivono per le strade (circa 1.000.000 solo in Brasile) o nelle fogne di grandi città europee (più di 5.000 a Bucarest) o i bambini abbandonati che si nascondono come topi anche nella civilissima Europa (più di 500.000 in Russia). Dimentichiamoci dei monitoraggi svolti a Vicenza, a Treviso, a Milano, sulle violenze subite dalle bambine durante l’infanzia, in base ai quali mediamente il 15% dei nostri figli subisce violenza sessuale e la stragrande maggioranza sono di sesso femminile, dimentichiamoci delle grida di dolore che questa associazione raccoglie di donne ferite nel corpo e nell’anima alle quali nessuno ha saputo o ha voluto dare sostegno. Dimentichiamoci di tutto senza pensare alla dignità delle donne quotidianamente vilipesa e devastata dalla povertà, dalla violenza e dall'egoismo dell'uomo che preferisce giocare al grande fratello piuttosto che assumersi la responsabilità di impegnarsi per costruire una civiltà autenticamente solidale, rispettosa dei diritti delle donne fin da quando sono bambine.
Ma oggi desidero condividere con i lettori questa testimonianza di una ragazza, oggi ventenne, della sua esperienza con il padre che doveva proteggerla e difenderla.
Bambina anch'io, i miei ricordi partono dai quattro anni... per me la fortuna di vivere in una famiglia agiata, dei genitori cosiddetti perbene! Io ho passato il mio calvario e ricordando, o meglio, rielaborando ciò che avevo rimosso della mia infanzia, nella mia adolescenza ho fatto quel viaggio di andata e ritorno all'inferno. La mia dignità, il mio essere persona, i miei sacrosanti diritti sono stati violati da chi, per primo, doveva invece essere il mio modello di riferimento, mio padre. So che niente e nessuno mi ridarà mai la mia infanzia, la mia felicità, l'essere come gli altri, questo per me non sarà più possibile. Il danno è già stato fatto. Ed è per questo che scrivo questa mia testimonianza con la speranza che in futuro ci siano sempre più persone che si preoccupino che ciò non avvenga. Ne conosco altre nella mia situazione ma ci sentiamo come delle sopravissute. Forse dovremmo avere il coraggio di uscire allo scoperto, di parlare e d'essere d'esempio per tante altre vittime che potrebbero denunciare. Ma sentendo quanto accade a chi denuncia, al fatto che le vittime siano spesso ritenute poco credibili e poi anche se condannati gli autori di questo orrendo crimine non vanno quasi mai in galera, mi chiedo e vi chiedo: a cosa serve? Che giustizia ho avuto io quando l'ho riferito a mia madre e questa mi rispose" meglio che non ne parli con nessuno altrimenti sai che vergogna per la famiglia!" Come possiamo pretendere che polizia, psicologi, giudici e media capiscano quando i tuoi stessi familiari non comprendono? Comunque l'ideale credo sia avere diritto ad un'infanzia serena dove qualcuno pensi ai bambini per quello che sono, li difenda, li aiuti, li protegga. Secondo voi non è più importante prevenire piuttosto che curare? Prendersi cura dopo significa tamponare una ferita che nella migliore delle ipotesi lascierà una cicatrice indelebile per tutta la vita. A me interesserebbe poco o niente mettere in prigione mio padre, mi basterebbe essere riconosciuta per quello che sono, una vittima. Avrei solo bisogno che chi vive attorno me la pensasse come voi, chiederei solo che mia madre mi dicesse: si figlia mia hai ragione sei tu la vittima e tuo padre invece è un criminale che non merita di essere definito uomo. Chiedo troppo? Cosa fare per giungere a questo? Come sarà possibile dare ai futuri figli di questo mondo un genere umano capace di rispettare i bambini? Io lo so che per noi vittime non c'è una risposta razionale al "perchè", lo so non esiste una plausibile, ragionevole ed umana spiegazione al fatto che un padre violenti la propria figlia. Mi chiedo inoltre, possibile che giunta in quinta superiore la scuola abbia saputo offrirmi tante nozioni, dalla matematica all'italiano, dalla storia alla filosofia, ma per quanto riguarda i problemi che ci riguardano così da vicino la proposta formativa è giunta solo dal volontariato? Possibile che non si capisca quanto sia importante per noi giovani conoscere noi stessi, le problematiche dei minori e come uscirne, prima ancora di conoscere Platone o Dante?
Il mio augurio a tutte le donne è di ricevere oggi impegni di condivisione, di comprensione, di sostegno, di solidarietà. Le donne di questo mondo, fin da quando sono bambine hanno bisogno di trovare nel loro percorso uomini veri, altro che mimose!
Graziano Guerra
Presidente S.o.s. Infanzia Onlus
www.sosinfanzia.org
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