giovedì 28 febbraio 2019

Una domenica mattina di grigio nordest

Era davvero tantissimo tempo che non realizzavo delle immagini che esprimessero pienamente il mio stato d'animo. Così pienamente da rendere superfluo il fatto che non siano esteticamente belle, né tecnicamente eccezionali.
Perché ciò che provo ormai da un bel pezzo, non è bello, né ha la pretesa di essere qualcosa di eccezionale.
Anzi, probabilmente è banale. Mi piacerebbe che lo fosse, perché in tal caso molte persone sarebbero in grado di comprenderlo.
Ho scattato queste foto in una mattina fredda di febbraio.
Era domenica, orario di pranzo, per la strada non c'era quasi nessuno. Il cielo era grigio, lo è spesso nel posto in cui vivo, in qualsiasi stagione.
Piove così poco, la polvere si accumula negli angoli, ma le particelle più leggere rimangono sospese a mezz'aria e noi le respiriamo, le assorbiamo.
Diventiamo parte di esse, siamo polvere già prima di scendere nella tomba, polvere e cenere.

Queste immagini sono fatte di poche linee e di pochi colori sbiaditi. Sono le sbarre di una prigione, sono le strade della mappa di un paese senza uscita, le texture dei miei ricordi d'infanzia, perché queste forme, questi oggetti, io li ho sempre visti attorno a me, da quando ne ho memoria.
Sono cancelli, chiavistelli e mura, qualcosa che mi fa sentire protetta e prigioniera allo stesso tempo.
Qualcosa che non posso distruggere e da cui non ho la forza di fuggire.


















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