domenica 5 luglio 2009

Inferno chic

...


C’ero già stata, anni fa. E mi ero ripromessa di non andarci più… perciò sapevo cosa mi aspettava. Il locale è molto grande e conosciuto: una discoteca all’aperto con pizzeria e ristorante, gente elegante, enormi padiglioni dalla struttura avveniristica, illuminati con fari luminosi ed altri effetti speciali… anche finché si mangia. Per tutta la settimana avevo cercato una scusa per non andarci, ma purtroppo non sono capace di raccontare bugie, e poi non volevo deludere la mia amica, che tra una settimana si sposa.
Così mi sono vestita e truccata, e sono partita verso i lampi dell’ennesimo temporale all’orizzonte. Sono passata a prendere un’altra amica, che è venuta nonostante un forte raffreddore e un po’ di febbre (e questo è un particolare importante, perché il fatto di doverla portare a casa mi ha permesso di fuggire a mezzanotte, stile Cenerentola) e insieme siamo approdate in mezzo al manipolo di donne in tacchi alti e paillettes che avevano il comune obiettivo di festeggiare un addio al nubilato.
Appena superato il lungo tunnel di rampicanti che conduce al piazzale della discoteca, la sorella della futura sposa mi ha fatto prendere un colpo inciampando sui propri tacchi e aggrappandosi a me. “Cominciamo bene” ho pensato.
Il passaggio obbligatorio successivo è stato l’aperitivo. Erano le dieci di sera, orario in cui di solito io ho già finito di digerire, perciò ero affamata, nervosa e irritabile. In più detesto la calca e, per farla breve, mi è venuto un attacco d’ansia. Ho iniziato a camminare avanti indietro nel piazzale, per fortuna ancora abbastanza vuoto, con un’espressione spaventata di animale in gabbia.
La parte più selvaggia e istintuale di me mi gridava di scappare via ma non potevo. Le altre ragazze se ne sono accorte e mi hanno suggerito di bere al più presto qualcosa di forte…
Invece non ho bevuto molto, alla fine, un po’ perché guidavo io, e un po’ perché il vino non era di buona qualità. Abbiamo mangiato quasi al buio, strette tra un tavolo che festeggiava una Laurea (alle mie spalle), un altro addio al nubilato (di fianco) e un addio al celibato poco più in là. Tutti urlavano, anche perché la serata era animata da un DJ e da musica a tutto volume, perciò era difficile conversare con la persona che ti era seduta accanto. Le uniche persone che mi facevano simpatia erano i buttafuori: omoni in giacca e cravatta, testa rapata e barbetta alla Mastro Lindo, erano gli unici che si potevano permettere un’espressione incazzata stampata in faccia, in quel posto da divertimento a tutti i costi.
La futura sposa, invece, si stava divertendo davvero, e mi faceva tenerezza. Aveva un’espressione talmente radiosa che sembrava tornata bambina. Era bellissima. In fondo, l’addio al nubilato si festeggia una sola volta nella vita…

beh…

… speriamo…
...

4 commenti:

  1. Anche io odio quei posti lì. E non sopporto quelle serate che le tue amiche partono dicendo "Oh, stasera ci divertiamo", perchè è proprio la sera che non ti diverti. Mi sto inorsendo terribilmente.. quasi quasi preferisco starmente a casa a guardare la tv!

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  2. un divertimentificio vero e proprio ! Ti dirò, sono stato a Rimini una settimana mancava solo M. Jackson ! Elvis invece c'era !

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  3. ... e poi, ditemi pure che sono una tirchia, ma quel che mi secca di più è che quei posti lì costano pure cari!!! Oltretutto!
    :-(

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  4. Perchè non li chiamiamo per quello che sono: "riti pagani moderni". Una volta forse avevano un senso, la trasgressione. Oggi sono contenitori vuoti. La trasgressione vera oggi è un divano e due poltrone a parlare di noi e del mondo con pochi veri amici, magari bevendo del latte di mandorla...

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