domenica 12 luglio 2009

Tridimensionale

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La differenza tra chi crea immagini bidimensionali e chi le crea tridimensionali è enorme. Io sono una pittrice. Ho fatto incisione e fotografia all’Accademia. Mi diverto con i programmi di grafica al computer… ma il tridimensionale mi mette in difficoltà.
Non mi vergogno ad ammetterlo, anzi, l’ammirazione che provo verso scultori e architetti (quelli bravi, però!) è enorme.
Ho le mie lacune, del resto non si può saper fare tutto nella vita. Così, quando ho ricevuto la proposta di fare la modella per un ritratto in creta, un mese e mezzo fa, la cosa mi ha entusiasmato, e ho detto subito di si. Lo scultore si chiama Paolo e non ama la pubblicità, perciò non dirò altro di lui… ma ne ho già parlato sul blog.
Paolo è un artista dalle solide basi tecniche, “formazione classica” la chiama lui. Io, devo dire la verità, mi ritengo prima un’insegnante, poi una pittrice, ed ho una formazione tecnica piuttosto frammentaria… per questo motivo sono entusiasta dell’esperienza. Non capita tutti i giorni di poter vedere nascere e formarsi dal nulla, dalla materia informe, una figura, un ritratto. Il PROPRIO ritratto, poi!



Ragazzi, fa un’impressione… posa dopo posa, mi assomiglia sempre un po’ di più, ed è la prima volta che mi capita di guardarmi “girandomi attorno”. Se ci pensate, abbiamo sempre una visione bidimensionale di noi stessi, lo specchio, una foto… persino un video da telecamera ci restituisce un’immagine piatta. Questo, no. È completamente diverso, è un oggetto, e quando mi metto a fotografarlo, all’inizio e alla fine di ogni posa (sono già alla quarta… star seduta per ore è abbastanza pesante, comunque) a girare attorno al piedistallo, la sensazione che provo è stranissima, non si può descrivere.
Le fotografie che pubblico sono della terza /quarta posa. Ancora non sono proprio io… un po’ mi ci riconosco, ma per quanto Paolo sia preciso sono convinta che alla fine sarà una sua interpretazione, come ogni ritratto del resto. Anche la scelta di farmi sorridente è stata sua, io negli autoritratti non mi sono mai dipinta sorridente, forse perché penso che la parte prevalente di me non sia un tipo allegro… quando gliel’ho detto, lui è rimasto un po’ perplesso, ha risposto “Non mi pare… non ti conosco poi tanto!” Alla posa successiva, però, c’era anche Lorena, che è la mia migliore amica ed era venuta con i bambini.
“Lorena, qual è l’espressione che ho più spesso sulla faccia?” le ho chiesto.
“Il sorriso!” mi ha risposto.
“Ovvio, quando sono con te! Sei tu che mi rendi sorridente!”
Ma ormai era fatta… Paolo si è rassicurato. E il ritratto resterà sorridente…

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8 commenti:

  1. è impressionante come a volte gli altri abbiano un'immagine e un'idea di noi in cui non ci riconosciamo assolutamente. è che siamo ottusi noi per primi con noi stessi, rigidi e intransigenti ci marchiamo a fuoco con un'unica etichetta quando invece, probabilmente, ne abbiamo almeno centomila.
    a volte...mi piacerebbe vedermi attraverso gli occhi di chi mi ama.
    :) barbara

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  2. Bellissima l' idea di poter girare attorno a se stessi e credo che sia una sensazione parecchio assurda,come uscire dal proprio copro per crearsi un doppio e guardarsi da fuori.
    Saluti da un architetta!!

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  3. Grazie Antonio... ma aspetta che sia più definito! :-/ Devo dire che spero non diventi TROPPO somigliante, questo ritratto!!!

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  4. @ Barbara: io cerco già di vedermi con gli occhi di qualcuno che mi ama... i miei. Non è sempre facile amare se stessi, ma se ci si sforza un po'...
    @ Tintarella: hai proprio azzeccato, la sensazione è quella. Un doppio... Uhm... brrr...

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  5. Che fortuna! Anche io vorrei una scultura di me stessa! Anche se allo scultore servirebbe un sacco di creta per fare il mio naso...

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  6. Ciao Mara, un caro saluto e continua a vederti con gli occhi di chi ti ama..i tuoi, mi sembra giusto...nessuno saprà mai vederti nella giusta luce, una luce che a fondo sai vedere solo tu...

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  7. Paolo è andato avanti con il lavoro, a breve publicherò le nuove foto!

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