Vignetta di Nick Anderson |
La scorsa settimana, mentre tenevo una lezione teorica ad una classe di prima media, una delle mie alunne si è messa a piangere silenziosamente.
La guardavo e continavo a parlare dell'arte egizia mentre a lei continuavano a scendere grossi lacrimoni lungo le guance. Dopo qualche minuto mi sono avvicinata e le ho chiesto cosa avesse. "Mi fa male la testa" ha risposto. Le ho chiesto se voleva uscire un po' dall'aula, e la risposta è stata "No".
"Vuoi chiamare a casa? Farti venire a prendere?"
"No"
Ho continuato la lezione per altri 5 minuti. Ancora lacrime. Le ho toccato la fronte.
"Esci, vai dai bidelli e chiama a casa, tu hai la febbre."
"No professoressa" i compagni guardavano perplessi ora lei, ora me. Ho pensato che si vergognasse, perciò l'ho fatta uscire nel corridoio e le ho chiesto come mai non volesse chiamare a casa: "Forse i tuoi non possono venire a prenderti?"
"Si che possono, ma io non voglio perdere la lezione"
La mia allieva, che ama tanto la scuola, è africana.
E io vi invito caldamente a leggere questo post su Malala Yousafzai, sull'istruzione femminile e sul motivo per cui i talebani temono tanto una bambina di 14 anni armata solo della sua voglia di studiare.
"Nessun rimpianto" Lunanuvola's blog di M. G. Di Rienzo
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