giovedì 22 novembre 2012

Questa volta sciopero anch'io...

... e vi spiego il perchè, pubblicando il testo del volantino che spiega le ragioni della protesta.
Quando ero una studentessa, ricordo diversi scioperi degli insegnanti (soprattutto quando frequentavo la seconda media) e la cosa mi lasciava tra l'indifferenza (non ne capivo i motivi) e la contentezza per il regalo di un giorno di vacanza supplementare.
Per questo da quando sono insegnante sciopero il meno possibile e se lo faccio cerco l'occasione di spiegarne i motivi agli alunni e ai genitori con cui riesco a parlare.
Nella mia carriera di studentessa non ho avuto molti buoni insegnanti, ricordo che solo una volta, in seconda Liceo, un mio insegnante (tra l'altro, uno dei più bravi) si prese la briga di cercare di spiegarci come mai lui aveva deciso di aderire ad uno sciopero.
Io credo che oggi la scuola sia diversa da quella di trenta anni fa, io mi sono sempre impeganta perchè fosse diversa, per dare ai miei alunni più di quanto avessi ricevuto, specialmente nella mia materia. So che ci sono tanti insegnanti che fanno come me, e se ancora ce ne sono che lavorano poco e male, non è certo tagliando i fondi che si risolverà il problema. Ci vogliono riforme serie, non tagli indiscriminati.


PERCHÈ NOI LAVORATORI DELLA SCUOLA STIAMO PROTESTANDO

•    Da anni siamo bersaglio di una campagna denigratoria attuata in modo sistematico e con un accanimento speciale. Si vuol fare passare l'idea che ciò che è pubblico è inefficiente e perciò si può tagliare. Vi fanno credere che un professore lavora 18 ore e una maestra 22, ma non vi dicono che quelle sono le ore di lezione in classe, non di lavoro. Al di fuori di quel tempo c'è una mole di ore non riconosciute: lezioni da preparare, compiti da correggere, documenti da compilare, incontri di aggiornamento, riunioni per organizzare le attività, rapporti coi genitori e altro ancora. Senza contare che lavorare con i ragazzi è un compito impegnativo e delicato, appassionante ma, come sapete bene anche voi genitori, alquanto faticoso.

•    L'Italia ha smesso da tempo di credere nella scuola: tra i paesi dell'OCSE siamo al penultimo posto per investimenti nell'istruzione pubblica (4,7% del Pil). I contributi che i genitori versano a inizio anno coprono ormai più di un terzo delle spese di funzionamento delle scuole (media nazionale).

•    Da anni abbiamo il contratto bloccato e hanno bloccato anche gli scatti di anzianità. Questo in media ci costa 240 euro al mese con stipendi che, a parità di orario, sono già il 40% in meno dei nostri colleghi europei. Vediamo le famiglie dei nostri alunni: molti genitori sono in cassa integrazione o hanno problemi economici. Non è possibile che il peso del risanamento dei conti dell'Italia sia caricato per la maggior parte sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Non si toccano i grandi patrimoni, non si mettono in discussione i privilegi dei politici o le spese militari.

•    L'orario di lavoro è normato dal contratto. Un ministro che, com'è appena accaduto, decide di modificarlo per legge dimostra di tenere in ben poco conto i diritti dei lavoratori. Questo apre la strada a una società in cui calpestare i diritti dei lavoratori dipendenti diventerà sempre più facile e frequente. E i danni per una scuola peggiore e per una società più ingiusta non li pagherà solo chi lavora nella scuola, li pagherà tutta l'Italia.

24 novembre 2012

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