mercoledì 22 aprile 2009

The love song of J. Alfred Prufrock (parte III)

...



And indeed there will be time
For the yellow smoke that slides along the street,

Rubbing its back upon the window-panes;

There will be time, there will be time

To prepare a face to meet the faces that you meet;

There will be time to murder and create,

And time for all the works and days of hands

That lift and drop a question on your plate;

Time for you and time for me,

And time yet for a hundred indecisions,

And for a hundred visions and revisions,

Before the taking of a toast and tea.


In the room the women come and go
Talking of Michelangelo.

E di sicuro ci sarà tempo
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada

Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,

E per cento visioni e revisioni,

Prima di prendere un tè col pane abbrustolito.


Nella stanza le donne vanno e vengono

Parlando di Michelangelo.


The love song of J. Alfred Prufrock - by: T.S. Eliot (1888-1965)


Non l’ho compresa veramente, questa poesia, la prima volta che la studiai al Liceo, né sono sicura di averla compresa ora. Eppure mi piacque subito, come quando ci si innamora con il “colpo di fulmine”. Succede, che una persona ti piaccia al primo sguardo, e pensi: ci sarà un perché.
Il mio “perché”, con Prufrock, credo fosse in quei due versi:

In the room the women come and go Talking of Michelangelo.

Capitava anche a me, di sentirmi assolutamente spersa e sola, in mezzo a gente che non badava a me, che andava e veniva, parlando d’altro, mentre io ero immersa nei pensieri labirintici, sommersi, spesso cupi, della mia adolescenza. Era il resto, che non capivo:

Ci sarà tempo, ci sarà tempo Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri; […] Tempo per te e tempo per me, E tempo anche per cento indecisioni, E per cento visioni e revisioni, Prima di prendere un tè col pane abbrustolito.

Io invece non avevo tempo, avevo fretta. La fretta e l’urgenza dei miei diciotto anni, quando ti sembra che tutto debba finire da un momento all’altro e non sai nemmeno cosa sia quel “tutto”.
Non sono mai stata una persona indecisa, sapevo bene quello che avrei voluto fare, ma ero anche incastrata tra mille doveri e regole e paletti, e la lotta quotidiana contro tutto questo mi lasciava ben poche energie per preparare una faccia per incontrare le facce da incontrare…
Non avevo che la mia, e con quella cercavo di andare avanti.
No, il tormento di Prufrock non lo capivo davvero… come non si capisce davvero la persona della quale ci si innamora in un istante.
Si può amare qualcuno di cui non si riesce a comprendere che un frammento?
È forse questa la domanda lasciata cadere sul piatto?
No?

e qual è allora?

...

2 commenti:

  1. grazie Mara per questo simbolo che hai pubblicato. è nuovo per me, è affascinante, stimolante. è difficile, impossibile, capire, carpire il detto di un poeta, perché dovresti sentire e vivere ogni suo non-detto, cosa fisicamente impossibile. e questa mancanza di interpretabilità rende tutto il fascino e la bellezza dell'arte. io penso questo almeno. qualche tempo fa si parlava tu e io di questo, del valore del messaggio poetico, che sta anche nella capacità di rendere universale un sentimento, un concetto semplice o complesso che sia, e riuscire ad aggianciarsi ai ricordi, alle emozioni di chi legge, guarda, ascolta, con tutto il proprio bagaglio di conoscenze, esperienze, sentimenti... non è quantificabile tutto ciò. c'è sicuramente una scala di raffinatezza che unisce utente e artista in base a innumerevoli affinità, modelli di linguaggio che ai più possono sfuggire... e il fascino della poesia rimane in quelle mancanze che solo noi possiamo riempire di significato... se leggo questa poesia io mi fermo sul 'pane abbrustolito' come il triste epilogo di chi ha smesso di darsi tempo per prepararsi una faccia o per cento indecisioni e revisioni. la decadenza che giunge quando la nostra vita è rivolta al passato e non più al presente, perché il presente è una zona senza tempo, l'infinito presente è dei giovani, degli innamorati, degli speranzosi... solo l'artista, Michelangelo è eterno.

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  2. Non ringraziare me... è di Eliot tutto il merito
    :-)

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