sabato 31 ottobre 2009
Sulla pagina bianca di nebbia
Sulla pagina bianca di nebbia
si intrecciano e si sovrappongono
con trasparenze di trine
lavorate da antiche mani rugose
spezzandosi
come segni d’acquaforte
i rami invernali
nei campi del Veneto.
Dietro la casa
al ricordo di una vigna
si attaccano i merli
al vino di casa
si raccontano i vecchi
agli odori di stalla
si artigliano ricordi
di quando eravamo così piccoli
da perderci in un metro di nebbia
da appenderci a un ramo di fico
senza romperlo
con peso di scricciolo.
Ora accanto agli orti
galline conigli automobili
e camion grigi di traffico
gelano il passato il presente
sciolgono in nulla catene parentali
e soprannomi
di contrade.
Da dove vengo?
Le mie case sono quadrate
e severe
come solide zie
che sanno versare la polenta
e pregare così di furia
come lavorano.
A chi appartengo?
Il mio ricordo è fuoco
e sedie impagliate
visceri di gallina vacche letamai
e gattini in soffitta.
In quale solco
di quale terra
ho perduto tutto questo
e che ne ho avuto in cambio?
Generi di conforto
e tranquillanti
non ha importanza.
Ogni radice
abbarbicata al proprio sasso
ha il proprio ramo
ha il suo ricamo
graffiato
sullo schermo del cielo.
Mara Bagatella
...
dedicata a tutte le Streghe che sanno quanto il Passato crei il Presente.
Felice Shamain
...
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
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Buona sera prof. come va???? Sta meglio???
RispondiEliminaMi è piaciuta molto questa poesia...oramai di aree così, belle, naturali, spontanee, ce ne sono veramente poche perchè l'uomo mette calcestruzzo ovunque ma non porta che la parte superficiale del suo dentro nel maggiore dei casi...
Invece la natura è bella così e l'unica cosa che l'uomo ha il diritto di portare è solo una parte di sè quella che va lì per amarla, apprezzarla così com'è senza modificarla...
Spero condivida almeno una parte di quello che ho scritto...
Ah volevo dirle che di persone come lei, con la febbre, ce ne sono tante pensi che in classe tra quelli che mancavano già e le ultime notizie fresche-fresche dovrebbero essere 8-9 ma ci sono classi decimate....
Spero torni presto...
Un bacione Cate
Accidenti, e pensare che io ho preparato una bella lezione di storia dell'arte per quando torno! Spero che i miei allievi nel frattempo guariscano! Io sto meglio, ho solo un po' di tosse...
RispondiEliminaCaterina, hai colto bene una parte del messaggio della poesia. Io ho avuto la fortuna di passare parte della mia infanzia in una casa senza bagno nè riscaldamento, dove d'inverno non c'era che il caminetto e se ti scappava la pipì dovevi correre in stalla o sulla latrina sopra il letamaio... Non era comodo, sai? Ora abbiamo tante comodità, l'acqua calda in casa, Internet, i telefoni cellulari, la TV... e a me piacciono, ma sento che in cambio di esse, abbiamo svenduto qualcosa... qualcosa che ora vorremmo riprenderci e non sappiamo come.
Purtroppo voi giovanissimi non vi rendete nemmeno conto di che cosa vi hanno portato via, perchè non l'avete visto, nè vissuto. Difficile lottare per qualcosa che non si sa cos'è...
bellissimi versi ...
RispondiEliminaocchio alla tosse è sempre l'ultima ad andarsene !
Hai ragione, Antonio... e lo sciroppo è davvero cattivo! :-(
RispondiEliminaCara professoressa sono sicura che anche se non abbiamo visto tante cose erano bellissime....
RispondiEliminaAnche io sono dell'idea che Internet, la TV e molto altro siano cose belle e utili (anche perchè altrimenti non esisterebbe il suo blog!!!!!!!!!) ma molte di queste sono diventate indispensabili soprattutto tra noi giovani perchè se non hai il cellulare ultimo modello sei escluso ma ancora di più certi programmi di Internet (come Messenger che possono essere pericolosi)... Sinceramente io se avessi attivato qualcosa del genere non avrei il tempo di usarlo...trovo appena il tempo di venire qui da lei e di guardare la posta...
Inoltre sono dell'idea che ci siano cose migliori che passare un pomeriggio a navigare...leggere per esempio...navighi lo stesso e una parte di coltura la guadagni comunque....
Mi faccia sapere cosa ne pensa e mi raccomando lunedì prossimo vorrei vederla a scuola ok?????
Un Bacione Cate
P.S. Ha passato bene il week-end lungo????
Yeah! sono tornata a scuola! Però è vero, molti miei alunni sono assenti... maledetta influenza!
RispondiEliminaHai ragione Caterina, ci sono in giro tanti aggeggi tecnologici, ma poi abbiamo il tempo di usarli? Il nostro tempo è la cosa più preziosa che abbiamo, un buon libro è sempre una buona compagnia!
...
Nel post non mi riferisco a "cose" che si vedono o si toccano, quando parlo di "cose" perdute. Una di queste è proprio il tempo, o perlomeno il modo di percepirlo... Una volta eravamo più attenti al trascorrere delle stagioni, si alzava il naso ad annusare l'aria e si sentiva se avrebbe piovuto, o nevicato... Il Natale arrivava a dicembre, non 2 mesi prima, e te lo gustavi, non come adesso che fa in tempo a stufarti. La domenica i negozi erano chiusi, non si andava a fare shopping, ma a trovare i parenti (si, era una noia, ma spesso ci guadagnavi una cena a scrocco!).
Le cose cambiano così in fretta che non si fa in tempo ad abituarsi...
è già... adesso nevica a novembre e se la vigilia di Natale dici:
RispondiElimina"Ho guarda nevica!!!"
Non c'è neanche la soddisfazione...nevica da un mese...
Una volta si pensava in modo diverso..
Adesso non si fa in tempo ad abituarsi ad una cosa perche 2 mesi dopo cambia...come la moda...continua a cambiare oppure pensi ai cellulari: credi di averne uno all'ultimo modello e 2 mesi dopo ne esce un altro....
le cose non si gustano più...tutto passa e non ci si ferma mai a pensare a che cosa succede... si trascurano i sentimenti e secondo me questo modo di pensare ha rovinato molti rapporti...
Spero sia daccordo...
Un Bacione Cate
P.S. sono molto contenta che sia tornata...
Mi piace l'atmosfera di positiva e consapevole nostalgia di questa poesia. Condivido tutto. Siamo diventati forti di/per quello che ci mancava. Stiamo perdendo la 'naturalità'. Oggi mentre andavo in stazione mi soffermavo a guardare gli alberi di Campo Marzio, sfocati da una pioggerella insistente. E pensavo che di quegli esseri sapevo riconoscerne a malapena tre o quattro. Probabilmente i ragazzini che uscivano dalla stazione non avrebbero saputo dirmi nemmeno il nome di uno di quegli alberi. Come possiamo amare le cose di cui non conosciamo nemmeno il nome? Non so, forse sto invecchiando, ma mi fa paura un mondo di giovani che sanno a menadito i nomi di tutti i social network online e non conoscono i nomi delle piante. Perché senza gli uni si sopravvive, senza le altre no. Mio nonno non si perderebbe in un fazzoletto di nebbia, pur non avendo un navigatore GPS...
RispondiEliminaPensiamoci ogni tanto.