mercoledì 1 settembre 2010

Meglio un rimprovero aperto che un amore celato

...

Mi torna in mente ogni tanto, a settembre. Mi aveva spedito una musicassetta, una volta, con le sue canzoni preferite. “September” era una di loro. Tutti i titoli allineati con cura, oh, aveva una scrittura talmente sottile e ordinata! Tutti i titoli e nessun nome degli interpreti delle canzoni. Mi ci sono voluti anni, e YouTube, per scoprire che il cantante era David Sylvian. A quell’epoca io ascoltavo perlopiù i Guns N’ Roses, i Led Zeppelin ed i Queen… potete immaginare quale effetto potesse farmi ascoltare musica di David Sylvian…
Che donna insensibile e pragmatica! Non ho mai capito, pur leggendole e rileggendole, che quelle che mi mandava erano lettere d’amore.
Non avrebbe ammesso apertamente di amarmi nemmeno sotto tortura. Ed io, che sotto sotto lo sospettavo, avevo troppo bisogno di conferme, di sentirmi dire le cose in faccia. Quando un ragazzo mi faceva un complimento, una gentilezza, avevo sempre l’impressione che scherzasse, che la presa in giro fosse subito dietro l’angolo. Se lui celava il suo amore, io lo rimproveravo apertamente, invece. Mi arrabbiavo con niente, gli sbattevo il telefono in faccia quando cominciava a dire troppe stupidaggini. Anche lui si arrabbiava, ma alla fine mi perdonava sempre. A ripensarci mi domando dove trovasse la pazienza.
Ero sempre innamorata di quello sbagliato, e lui era l’amico che mi ascoltava (con aria scazzata, certo) che mi passava un fazzoletto dopo l’altro quando andavo a piangere a casa sua e mi raccontava orribili barzellette porno per farmi smettere.
Lui era quello che non mi presentava agli amici perché era troppo geloso, che raccontava bugie su tutto solo per il gusto di inventare, quello che mi abbracciava in Piazza delle Erbe perché tanto, lì era pieno di gente perfettamente sconosciuta, era quello che non fumava ma conservava per mesi il barattolo in cui avevo spento due sigarette “per la prossima volta che vieni a trovarmi”.
Era quello che si metteva nei guai con i compagni di stanza perché abituato com’era a mentire su se stesso non capiva nulla di nulla su come erano gli altri, scambiava psicopatici per bravi ragazzi e poi ci perdeva il sonno su come fare a cacciarli via.
Forse non ho mai capito che mi amava perché non lo volevo capire, io non ero innamorata e non sopportavo le sue bugie. Capivo sempre quando mi diceva una bugia. Beh, non sempre… solo quando si trattava di cose importanti. Se comprava cibi precotti e mi diceva di averli preparati lui, non mi importava di credergli o no.
“Sei l’unica a cui non posso mentire.”
“Sei l’unica a cui voglio bene.”
“Sei l’unica.”
Che ci crediate o no, odiavo essere l’unica, per lui. Ho sempre avuto tanti amici, tante persone attorno da amare. E non ho mai desiderato avere l’esclusiva su nessuna di loro.
Essere l’unica comportava responsabilità eccessive, mi metteva addosso un senso di angoscia. Lui sorrideva delle mie paure, ma sapevo che quel sorriso non era sincero. A volte ero l’unico appiglio che avesse, mentre oscillava sull’orlo dell’abisso, e lo sapevo bene.
L’ho lasciato dopo l’ennesima bugia, che naturalmente, non aveva detto a me. Ma era un periodo difficile, mi ero ammalata e non mi sentivo più abbastanza forte per tutti e due. L’anno successivo ho provato a ricontattarlo, ma lui non ha più voluto saperne di me. La pazienza di un uomo ha un limite, a volte più ampio di quello di una donna, ma non rinegoziabile. Questo però ci ho messo tanto tempo ad impararlo…
Sarebbero passati molti anni prima di rendermi conto di quanto lo avessi ferito.
Ora come ora non so né dove sia, né con chi, non so più niente di lui. Non lo vedo da almeno 15 anni. Il 29 settembre compirà 40 anni. Chissà se ascolta ancora questa canzone, di tanto in tanto.
...


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9 commenti:

  1. La collera è crudele, l'ira è impetuosa;
    ma chi può resistere alla gelosia?
    Meglio un rimprovero aperto
    che un amore celato.

    (Libro dei Proverbi - 27,4-5

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  2. Sono rimasta senza parole. E non capita spesso. Non so come commentarti. Mi hai lasciato addosso un senso di calore, immagini color seppia e un velo di malinconia. E' una sensazione piacevole! Un bacio Mara!

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  3. Grazie Erica, sai, non è stato facile scrivere di lui. Ho chili di di pagine su di lui in giro a cassetti, eppure è come se non avessi niente. La nostra amicizia è stata una cosa strana dall'inizio alla fine, potrei scriverci su un romanzo, ma non sono mai riuscita a metterci un punto e fine. Da quando ho aperto il blog, invece ho imparato quanto sia efficace la sintesi.
    Lascia spazio alla fantasia del lettore e permette di esprimere i sentimenti senza troppi particolari.
    Mi piace scrivere così.

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  4. E mi piace questa sintesi. Mi piace il post, commuovente, se vogliamo. Mi piace perchè forse le età coincidono, perchè ascolto la stessa musica (Zeppelin&Co.) e provo (provavo per la precisione) pressochè le stesse cose in situazioni simili. Ultimamente ho imparato ad aprire la mente anche su questo, a provare a progredire, anche se forse a ormai 23 anni sembra ridicolo e idiota da dire. Ma non si smette mai di imparare su queste cose. Il tuo post lo dimostra, e può aiutare. Ciao

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  5. Santo cielo, Andrea! a 23 anni non sono cose idiote da dire, anzi! c'è gente che non ci prova nemmeno a 30, 40 anni a progredire... mah... forse piuttosto la tua è proprio l'età giusta per provarci. Se non ci provate adesso, ragazzi, non lo farete mai... anche perchè è un percorso che dura tutta la vita e più avanti si va, meno si ha voglia di farlo perchè... beh, perchè è faticoso.
    E gli esseri umani sono pigri.
    Sono contentata che il post sia commovente, ho pianto un bel po' mentre lo scrivevo, stasera... vi ho passato un po' di umidità? :-)

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  6. Mara, grazie per questo racconto. :-)

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  7. bellissimo.... :_)mi hai commosso....
    bacio (: Cate

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