Terza parte del libro che sto scrivendo. Se vi siete persi l'inizio, vi invito a leggere la storia dal principio, iniziando dalla prima parte, che potrete visualizzare cliccando sul link qui sotto:
Strega o principessa?
In conclusione, da cosa si capisce che la sorte ha fatto
nascere, in una normalissima famiglia come tante, una piccola strega? È facile,
a posteriori, cercare indizi e segni, nel tema natale dello Zodiaco o nei
tratti particolari di qualche antenato. La verità è che nasciamo senza libretto
delle istruzioni né mappe e non sappiamo da dove veniamo né dove stiamo
andando.
A dirla tutta, come la stragrande maggioranza delle
bambine della mia generazione, io da piccolina sognavo di essere una
principessa. Uno dei miei passatempi preferiti era di stare tra i due specchi
dell’armadio dei miei genitori, quelli attaccati alle ante interne. Fino ai
tre/quattro anni ero molto carina, avevo gli occhi verdi, i capelli biondi e
ricciuti e dentini da latte bianchi e perfetti. Mi piaceva il mio aspetto ma
avrei voluto capelli più lunghi, come quelli delle principesse nelle
illustrazioni dei libri di fiabe. Mia zia, la più giovane, mi prendeva in giro
quando mi beccava a rimirare la mia immagine e mi diceva che a furia di
guardare nello specchio, un giorno o l’altro ne sarebbe uscito il diavolo.
Fu un’enorme delusione quando mia madre decise che era
ora di tagliarmi i capelli. Me li fece tagliare cortissimi, a maschietto. Mamma
è sempre stata una donna pratica e poco incline ai vezzi femminili, inoltre i miei
capelli erano ribelli e poco gestibili. Per consolarmi, mi disse che sarebbero
ricresciuti, ma non tornarono più né biondi né ricci. Negli anni successivi, si
scoprì che ero miope e i miei occhi vennero nascosti dietro dei brutti occhiali
dalla montatura marrone; i denti da latte caddero e vennero sostituiti da
grossi incisivi distanziati tra loro e, siccome mi ammalavo spesso, diventai
pallida e magrolina.
In compenso, le cuginette a me più vicine d’età erano
tutte bellissime: una era bionda come il grano, con splendidi occhi azzurri,
un’altra era riccia e castana, con occhi verde scuro e denti perfetti, una
terza aveva le gote rosse come mele ed era lo specchio della salute… io ero di
aspetto scialbo, ma mi distinguevo per la forte personalità, la passione per la
lettura e la fantasia.
Siccome non ero affatto stupida, iniziai a capire, non
senza sofferenza, che il mio ruolo non sarebbe mai stato quello della
principessa. Spesso, ripensando alla bambina che ero, vorrei avere veramente
dei poteri magici, per tornare indietro nel tempo a consolarla e rassicurarla,
spiegandole che quello della strega è un ruolo estremamente più interessante e
divertente!
Cosa difficile da immaginare quando ogni cosa attorno a
te, società, scuola, famiglia, ti dicono che la donna perfetta assomiglia alla
Barbie e che le uniche streghe accettabili sono bionde, eleganti, sposate e fanno
le casalinghe[1].
[1] In “Vita da Strega”, la sitcom
statunitense andata in onda sulla RAI negli anni Settanta, l’affascinante
Samantha, interpretata da Elizabeth Montgomery, è una strega che sposa un
normale essere umano e promette per amore di lui di non usare mai la magia. La
protagonista cerca di adattarsi alla vita di una qualsiasi casalinga americana,
ma la sua vera natura non glielo permette, creando in ogni episodio situazioni
surreali e spassose, in cui la vittima è spesso il marito Darrin. Da bambina,
era uno dei miei telefilm preferiti.
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