Da un po' di tempo non riesco più a scrivere. Sarà colpa dell'inverno, sarà che da mesi esco di casa il minimo indispensabile e quelle poche volte che lo faccio torno sfinita. Probabilmente sono sull'orlo della depressione, o magari ci sono già dentro con tutti e due i piedi, chissà. Fatto sta che da un paio di settimane mi ronza in testa l'idea per il quattordicesimo capitolo ma non riesco a mettermi seduta alla scrivania con la penna in mano.
Vi chiedo di portare pazienza. Pochi o pochissimi che voi siate, miei cari lettori, so che vi siete affezionati a questo strano libro. Ma io sono in crisi. Non sono le idee che mi mancano, sono proprio le energie... e pensare che tra qualche mese, quando tutto questo sarà finito, probabilmente rimpiangerò di aver perso tempo a crogiolarmi in questo malessere... non so se riuscirò a perdonare me stessa per aver ceduto così all'esaurimento psico-fisico. Ho bisogno di voi. Scrivetemi, sgridatemi, parlate con me. Sono così stanca... mi sento così isolata e sola.
Essere streghe non basta. Occorre agire da
streghe.
Mi è capitato abbastanza spesso,
chiacchierando del più e del meno con persone per lo più di sesso femminile, di
sentire affermazioni del tipo: «Ho sempre avuto un sesto senso! Quando sta per accadere
qualcosa, ho come delle premonizioni!» oppure: «Eh, io, in fondo in fondo, sono
un po’ “streghetta”!»
“Streghetta”.
Sì, “streghetta” tra virgolette.
Ma io vi dico che, nel mondo delle streghe,
le virgolette non esistono. Non si può essere “un po’” streghe: lo si è oppure
no.
Però, come ogni altra persona, anche una
strega può scegliere se abbracciare ciò che è, se vivere in sintonia con la
propria natura, oppure seppellirla nel giardino dietro casa, come si fa con un
cadavere, e vivere con una maschera sul volto per il resto dei suoi giorni.
Nonostante l’abbia descritta in modo truce,
da parte mia non può esserci condanna né disprezzo per chi opera questa seconda
scelta. Essere e vivere da strega non è affatto cosa semplice, nemmeno nel
terzo millennio.
Ci sono stati dei momenti nella mia vita in
cui anch’io ho preferito seppellire il cadavere.
Ma, dal fondo del mio giardino, di notte,
sentivo una voce levarsi, chiamarmi; e, tornando laggiù, nessun cadavere
giaceva nella terra nera: al suo posto era cresciuto un albero rigoglioso e
verdeggiante.
L’anima trova sempre la via per riemergere
alla luce.
La
legge del tre
Agire da strega significa compiere magie:
costruire talismani, preparare filtri magici, tessere incantesimi, danzare
sotto la luna e interrogare Rune e Tarocchi.
Significa credere in divinità immanenti,
strettamente avvinte alla Natura; immaginare un universo in cui ogni cosa è
interconnessa e convincersi di avere dentro di sé una Forza capace di
interferire con tali connessioni e piegarle al proprio volere, un Potere che si
manifesta attraverso il Gesto e la Parola.
“Di
Madre Terra io chiamo il Potere,
le
mie radici a sostenere.
Le
Forze Celesti io chiamo ora
che del mio cuore faccian dimora.
Volami
attorno, Vento leggero
la
mente libera da ogni pensiero;
acque
di fonte, fresche cascate,
da rabbia ed ansia il mio cuore lavate.
Cerchio
magico, cerchio potente,
io
qui ti evoco con la mia mente:
il
tuo confine disegno attorno,
lascio
al di fuori l’umano mondo
e
con gli Spiriti, se a loro piace,
siano
l’Amore, la Gioia e la Pace.
Grande
è il Potere che evoco in te;
la Madre e il Padre siano con me!”[1]
Fin dall’alba della civiltà, l’essere umano
ha creduto che ciò fosse possibile: gli antichi Egizi ritenevano che gli dei
avessero dei nomi segreti, conoscendo i quali li si sarebbe potuti costringere
ad esaudire le preghiere dei mortali. Questa conoscenza e questo potere erano
segreti ben custoditi dalla casta sacerdotale. A quei tempi si pensava che, con
le giuste formule e scongiuri, un sacerdote avrebbe potuto addirittura impedire
al sole di sorgere.
Questa idea, che conoscere il nome segreto di
uno spirito o di un dio conferisse potere su di esso, è vecchia di millenni e,
raccontata oggi, fa un po’ sorridere; eppure molte credenze ancora ben vive e
socialmente accettate, si basano proprio su tale convinzione: “Non nominare il
nome di Dio invano” recita uno dei Comandamenti dell’Antico Testamento.
Anche la proibizione di creare immagini che
immortalassero le presunte sembianze di Dio è ben precedente alle religioni
monoteiste e deriva dal pensiero magico secondo il quale si pensava, un tempo,
che tramite l’immagine di qualcuno se ne potesse imprigionare l’essenza.
Un’idea davvero sciocca, in verità.
Eppure, ancora oggi c’è gente che copre gli specchi
nella casa dove un bimbo non è ancora stato battezzato, perché attraverso
l’immagine riflessa non possa il Diavolo ghermirgli l’anima.
I primi ritratti fotografici impensierivano
la gente semplice per gli stessi motivi.
E Oscar Wilde ci scrisse sopra un geniale
romanzo[2].
La magia è dunque fatta di parole, gesti,
immagini e convinzioni. Non troppo diversamente dalle religioni che, infatti,
l’hanno sempre avversata come la più temibile delle antagoniste: forse perché,
tra tutte le religioni è probabilmente la prima e la più radicata nel cuore
dell’intera Umanità.
Una religione nata nelle caverne, inventata
da esseri primitivi ma intelligenti che, con il primo barlume di consapevolezza
avevano compreso di essere fragili e insignificanti di fronte alla Natura, ma
non si rassegnavano alla propria debolezza.
È buffo pensare che la magia, la stessa
praticata oggi da personaggi stravaganti e vagamente “hippy”, ambientalisti e
spesso vegani, che professano il rispetto e la sacralità della Natura, sia nata
in realtà dal desiderio di imporsi ad essa, di piegarla al proprio volere.
L’animale senziente che la inventò, nella
notte dei tempi, decise un giorno di non voler soccombere alle leggi naturali
e, per non morire di freddo, superò le proprie paure e domò il fuoco. Quella
prima magia trasformò il branco in tribù, permise la sopravvivenza anche dei
più deboli e creò una frattura insanabile tra l’essere umano ed il resto del
Creato.
Tuttavia, funzionò assai bene: grazie ad essa
l’animale uomo divenne la specie più resistente ed invasiva del nostro mondo.
Oggi non esiste un solo angolo del pianeta Terra che non rechi segno del suo
passaggio; non c’è oceano così profondo o ghiacciaio così estremo da non essere
pervaso da microplastiche, mentre a migliaia di chilometri dalla superficie
terrestre gravitano milioni di detriti artificiali, frammenti di vecchi razzi e
satelliti in disuso.
Tutto ciò per via di un’idea soltanto: “non
voglio morire oggi”.
Ecco cos’è la magia: un’idea. E l’idea è
magia.
Naturalmente, quando io decisi di dedicarmi
alla magia non sapevo nulla di tutte queste cose; «Voglio essere una Strega
saggia e potente» era il mantra che mi ripetevo, il mio unico obiettivo:
saggia, perché senza la saggezza il potere non è nulla; potente, perché volevo
essere la padrona del mio destino.
Ma nessuno di noi è un’isola, nemmeno una
Strega Solitaria[3]
quale io decisi di essere, e il destino di ognuno è connesso a quello degli
altri con legami più o meno forti a seconda della prossimità di chi ci
circonda.
Così, quando mi imbattei nella Prima Legge
delle Streghe, che afferma: “Fa ciò che
vuoi”, presi quel dettame con le pinze perché modificare anche un solo
piccolo tassello della realtà può portare a conseguenze imprevedibili; una
strega dovrebbe avere sempre una buona dose di prudenza nella sua dispensa di
ingredienti magici.
Per chi non ce l’ha, c’è la Seconda Legge:
“Tutto
ciò che farai ti tornerà indietro moltiplicato per tre”
La Legge del Tre è un caposaldo per le
streghe: tutto ciò che farai, nel bene o nel male, tornerà a te, ma
ingigantito.
Tua è la volontà: fai ciò che vuoi.
Tua è la responsabilità.
La magia è potere, la magia è un dono.
Un dono pericoloso, che va amministrato con
accortezza, con consapevolezza. Quella consapevolezza che, probabilmente, nei
millenni è andata perdendosi.
I nostri antenati sapevano bene che il fuoco
non è cosa con cui scherzare. Oggi trattiamo la nostra tecnologia con
leggerezza e la diamo per scontata. Tutto è banale per le donne e gli uomini
del Terzo Millennio, tutto è dovuto: dagli aeroplani agli antibiotici, dalla
plastica agli smartphone. Non sanno nemmeno come funzionano ma non riescono ad
immaginare la propria vita, senza.
Ed è forse per questo che tutto il nostro
progresso ci si sta rivoltando contro.
Moltiplicato per tre.