sabato 31 ottobre 2009
Sulla pagina bianca di nebbia
Sulla pagina bianca di nebbia
si intrecciano e si sovrappongono
con trasparenze di trine
lavorate da antiche mani rugose
spezzandosi
come segni d’acquaforte
i rami invernali
nei campi del Veneto.
Dietro la casa
al ricordo di una vigna
si attaccano i merli
al vino di casa
si raccontano i vecchi
agli odori di stalla
si artigliano ricordi
di quando eravamo così piccoli
da perderci in un metro di nebbia
da appenderci a un ramo di fico
senza romperlo
con peso di scricciolo.
Ora accanto agli orti
galline conigli automobili
e camion grigi di traffico
gelano il passato il presente
sciolgono in nulla catene parentali
e soprannomi
di contrade.
Da dove vengo?
Le mie case sono quadrate
e severe
come solide zie
che sanno versare la polenta
e pregare così di furia
come lavorano.
A chi appartengo?
Il mio ricordo è fuoco
e sedie impagliate
visceri di gallina vacche letamai
e gattini in soffitta.
In quale solco
di quale terra
ho perduto tutto questo
e che ne ho avuto in cambio?
Generi di conforto
e tranquillanti
non ha importanza.
Ogni radice
abbarbicata al proprio sasso
ha il proprio ramo
ha il suo ricamo
graffiato
sullo schermo del cielo.
Mara Bagatella
...
dedicata a tutte le Streghe che sanno quanto il Passato crei il Presente.
Felice Shamain
...
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
venerdì 30 ottobre 2009
mercoledì 28 ottobre 2009
Notturna
...
Vivono
Dietro l’angolo destro
Del mio cuscino
Attorcigliati
In volute d’acanto
E di notte si sciolgono
Come fanno i capelli
Nell’acqua
Vagando liberi
Nell’infinito spazio
Che sta
Tra il letto e il muro
Parlano
Con mille voci bisbiglianti
Senza fare
Nessun rumore
E al mattino
Si disfano come neve
Sotto la pioggia
Riavvolgendo in gomitoli lucenti
Le loro tele di ragno.
Mara Bagatella
...
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
martedì 27 ottobre 2009
Ho vinto un premio...
...
... ehm...
Se devo essere sincera la cosa mi imbarazza un po'... sapevo dell'esistenza di questa consuetudine, di scambiarsi dei premi tra bloggers, ma non pensavo mai di riceverne uno! Anche perchè, ve lo devo confessare... io come blogger sono alquanto scarsina... e come navigatrice sono lenta, ma lenta... non ho il tempo di andarmi a leggere tutte le cose che mi piacerebbe leggere su Internet. Così, i blog che seguo sono decisamente pochi.
Quelli che poi mi piacciono davvero sono pochissimi (e li trovate sulla bacheca "consigliati").
Sono sicura che ce ne siano altri millanta che meriterebbero, ma... che volete... anche portare a spasso il cane è un bel modo di impiegare il tempo libero!
Comunque, grazie Erica, sei stata gentilissima! Mi è piaciuta soprattutto la motivazione per cui me l'hai dato! Un abbraccio!
...
... ehm...
Se devo essere sincera la cosa mi imbarazza un po'... sapevo dell'esistenza di questa consuetudine, di scambiarsi dei premi tra bloggers, ma non pensavo mai di riceverne uno! Anche perchè, ve lo devo confessare... io come blogger sono alquanto scarsina... e come navigatrice sono lenta, ma lenta... non ho il tempo di andarmi a leggere tutte le cose che mi piacerebbe leggere su Internet. Così, i blog che seguo sono decisamente pochi.
Quelli che poi mi piacciono davvero sono pochissimi (e li trovate sulla bacheca "consigliati").
Sono sicura che ce ne siano altri millanta che meriterebbero, ma... che volete... anche portare a spasso il cane è un bel modo di impiegare il tempo libero!
Comunque, grazie Erica, sei stata gentilissima! Mi è piaciuta soprattutto la motivazione per cui me l'hai dato! Un abbraccio!
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lunedì 26 ottobre 2009
Due volti
...(foto di Elena Besco)
...
Desiderio si dispera,
Amore guarda avanti.
Desiderio consuma,
Amore riscalda.
Desiderio inaridisce,
Amore getta i semi
per la prossima stagione
e, mentre Desiderio si addormenta,
è Amore a cullarlo.
...
Desiderio si dispera,
Amore guarda avanti.
Desiderio consuma,
Amore riscalda.
Desiderio inaridisce,
Amore getta i semi
per la prossima stagione
e, mentre Desiderio si addormenta,
è Amore a cullarlo.
(Mara Bagatella – 13.10.2009 – Transito 2009)
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Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
domenica 25 ottobre 2009
tranquilli...
...
Non sono scomparsa, Caterina, metti via subito i volantini con scritto "MISSING", ok? Sono solo influenzata (solo? col cavolo! sono stufa di stare a casa malataaaaaaaaa!!!) e purtroppo la mia connessione Internet fa i capricci. Oggi sono ospite dai miei e in tutta fretta scrivo questo post... ma di sicuro presto metterò on line questa surreale esperienza di sentirmi completamente sperduta... solo perchè non ho la connessione.
Non sarà che ho dato troppa importanza al mondo virtuale ultimamente?
Un abbraccio a tutti... e mandatemi tanti pensieri positivi, che così guarisco prima!
...
Non sono scomparsa, Caterina, metti via subito i volantini con scritto "MISSING", ok? Sono solo influenzata (solo? col cavolo! sono stufa di stare a casa malataaaaaaaaa!!!) e purtroppo la mia connessione Internet fa i capricci. Oggi sono ospite dai miei e in tutta fretta scrivo questo post... ma di sicuro presto metterò on line questa surreale esperienza di sentirmi completamente sperduta... solo perchè non ho la connessione.
Non sarà che ho dato troppa importanza al mondo virtuale ultimamente?
Un abbraccio a tutti... e mandatemi tanti pensieri positivi, che così guarisco prima!
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mercoledì 21 ottobre 2009
Ciò che dura
...
Mi sono resa conto che su questo blog mi lamento spesso di amicizie finite, di rapporti interrotti, mentre invece devo ammettere che nella mia vita sono molte di più le amicizie che durano.
La mia migliore amica si è guadagnata questo titolo quando avevamo cinque anni. Ora ne abbiamo entrambe 38, quindi fate pure due conti… le ho lasciato il titolo di “migliore amica” anche se non esiste una classifica vera e propria delle mie amiche, sono tutte “migliori” per me. Tuttavia lei è sicuramente la persona non consanguinea alla quale sono legata da più tempo.
Ci siamo conosciute per strada, una volta tutti i bambini giocavano in strada, anche quelli più piccoli. Il nostro quartiere era pieno di bambini. Lo ricordo ancora bene quel pomeriggio, la luce gialla del sole, le bambole e la strada sassosa.
Poi abbiamo fatto le Elementari insieme. Mi prendeva per mano quando dovevamo attraversare la strada, perché io, distratta com’ero, rischiavo la vita ogni volta.
Non abbiamo mai litigato. Non chiedetemi come mai.
Quando eravamo bambine la vedevo perfetta. Crescendo mi sono resa conto che non è così, naturalmente, e mano a mano che facevo conoscenza con i suoi difetti, mi affezionavo anche a quelli. Non le ho mai chiesto i segreti che non voleva confidarmi, né più affetto di quello che voleva darmi. Lei mi ha ascoltata sempre, giudicata mai.
Forse è per questo che dura tutt’oggi.
Non potevamo saperlo, in quel pomeriggio dei nostri cinque anni, ma Qualcuno ci aveva appena fatto un grande regalo.
E da trentatré anni, ne ringrazio ogni giorno.
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Mi sono resa conto che su questo blog mi lamento spesso di amicizie finite, di rapporti interrotti, mentre invece devo ammettere che nella mia vita sono molte di più le amicizie che durano.
La mia migliore amica si è guadagnata questo titolo quando avevamo cinque anni. Ora ne abbiamo entrambe 38, quindi fate pure due conti… le ho lasciato il titolo di “migliore amica” anche se non esiste una classifica vera e propria delle mie amiche, sono tutte “migliori” per me. Tuttavia lei è sicuramente la persona non consanguinea alla quale sono legata da più tempo.
Ci siamo conosciute per strada, una volta tutti i bambini giocavano in strada, anche quelli più piccoli. Il nostro quartiere era pieno di bambini. Lo ricordo ancora bene quel pomeriggio, la luce gialla del sole, le bambole e la strada sassosa.
Poi abbiamo fatto le Elementari insieme. Mi prendeva per mano quando dovevamo attraversare la strada, perché io, distratta com’ero, rischiavo la vita ogni volta.
Non abbiamo mai litigato. Non chiedetemi come mai.
Quando eravamo bambine la vedevo perfetta. Crescendo mi sono resa conto che non è così, naturalmente, e mano a mano che facevo conoscenza con i suoi difetti, mi affezionavo anche a quelli. Non le ho mai chiesto i segreti che non voleva confidarmi, né più affetto di quello che voleva darmi. Lei mi ha ascoltata sempre, giudicata mai.
Forse è per questo che dura tutt’oggi.
Non potevamo saperlo, in quel pomeriggio dei nostri cinque anni, ma Qualcuno ci aveva appena fatto un grande regalo.
E da trentatré anni, ne ringrazio ogni giorno.
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lunedì 19 ottobre 2009
ASPETTANDO I BARBARI
...
(Costantino Kavafis, 1863-1933)
traduzione di Filippo Maria Pontani
Questa poesia fu tradotta anche da Eugenio Montale nel 1946.
...
Dedicata a Massimiliano, non so perchè... perchè ho pensato a lui leggendola.
...
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari.
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta di una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei ceselli tutti d’oro e d’argento?
Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri!)
Perché rapidamente e strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.
(Costantino Kavafis, 1863-1933)
traduzione di Filippo Maria Pontani
Questa poesia fu tradotta anche da Eugenio Montale nel 1946.
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Dedicata a Massimiliano, non so perchè... perchè ho pensato a lui leggendola.
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domenica 18 ottobre 2009
Intervista con me stessa (4)
...
(da: “Intervista con me stessa” – M. B. settembre 2009)“La vita è dinamismo.
Niente dura a lungo, e questo è un vantaggio. Quando ho un periodo triste penso che non durerà. Anche quando sono felice penso che non durerà… e cerco di godermi quel momento, più che posso.”
...
mercoledì 14 ottobre 2009
CHI mangiamo, oggi?
La mia amica Franca è una donna straordinaria. Ho già parlato di lei, su questo blog. Qualche settimana fa sono andata a trovarla, stava cucinando l’anatra. Con molto orgoglio mi ha spiegato che l’aveva allevata lei, ammazzata lei, e ora, la stava preparando per cena.
La scorsa primavera mi aveva sconvolta raccontandomi che aveva dato un nome al vitellino appena comprato… che poi avrebbe fatto macellare dopo pochi mesi.
“Franca, non dargli un nome, ti ci affezionerai!”
“Ah, si! Sai che mi fa le feste, ogni volta che entro nella stalla?”
Ora il vitello sta nella cella frigorifera.
Stessa storia per le pecore.
“Bella è incinta, presto partorirà un agnellino. Vedessi come sono carini, appena nati, gli agnellini tutti bianchi!”
E buonissimi, quando viene Pasqua…
Mah. Che volete che vi dica? Almeno lei sa cosa mangia… anzi, chi.
...
Ricette universitarie
...
Ho sempre avuto un rapporto particolare con il cibo. Quando sono nervosa, stressata, triste, mi si chiude la bocca dello stomaco, non riesco più a mangiare.
Sono anche di gusti difficili. Neppure quando ho una fame da lupi riesco a mangiare quello che non mi piace. Quando ero piccola, facevo disperare i miei genitori perché non mangiavo. Papà si arrabbiava moltissimo e mi costringeva ad inghiottire il cibo, talmente di malavoglia che ancora oggi, in certe occasioni, mi capita di avvertire l’azione di nutrirmi come un dovere e non come un piacere.
Fortunatamente, ho dovuto imparare a cucinare a dodici anni e da quel momento ho iniziato a gestire i pasti della mia famiglia secondo i miei gusti personali.
Un po’ alla volta sono diventata bravina, e questo mi è stato di grande utilità quando mi sono trasferita a Verona per frequentare l’Accademia.
La mia specialità sono le ricette veloci.
A casa dovevo preparare la cena per cinque persone senza impiegare troppo tempo se volevo riuscire anche a svolgere la versione di latino e guardare Star Trek.
All’Accademia era più o meno la stessa storia. Dovevo frequentare i corsi, studiare, fare la spesa e prepararmi da mangiare, perché la mensa universitaria era piuttosto lontana e non ce la facevo ad andarci e tornare in tempo per i corsi pomeridiani senza sacrificare durante il percorso le calorie appena ingerite.
Un po’ alla volta ho messo assieme un certo numero di ricette “di sopravvivenza”, non prima di essermi fatta andare in disgrazia toast, caffè e yogurth alla frutta. Piatti velocissimi, minimali e tuttavia nutrienti. Talvolta le preparo ancora, perché, anche se sono passati tanti anni, una cosa è rimasta costante nella mia vita: sono sempre di corsa e non riesco a mangiare piatti preconfezionati o in scatola. Perciò, ecco cosa mi sono preparata l’altra sera:
Io adoro il riso e vivrei di prosciutto crudo… e quando mangio queste cose mi sembra di stare ancora a Verona… purtroppo a casa dei miei ho provato a proporre questa ricetta, ma non è stata apprezzata.
Forse è davvero il caso di dire che i nostri gusti in fatto di cibo sono legati ai sentimenti, ai ricordi… a fattori emotivi, insomma.
Ancora di più mi sembra di tornare indietro nel tempo quando mangio gli spinaci (al burro anche quelli) che erano l’unica roba surgelata che osavo comprare quando andavo all’Accademia.
Ieri sera ne ho aperta una confezione, li ho cotti (ci vogliono 2 minuti), li ho conditi e li ho mangiati… tutti… c’era scritto 300 gr sul pacchetto, ma per me sono praticamente una monoporzione!
Oddio, potendosi permettere un orto sinergico come quello di Emanuele, freschi sarebbero molto più buoni, ma bisogna sapersi accontentare!
...
Ho sempre avuto un rapporto particolare con il cibo. Quando sono nervosa, stressata, triste, mi si chiude la bocca dello stomaco, non riesco più a mangiare.
Sono anche di gusti difficili. Neppure quando ho una fame da lupi riesco a mangiare quello che non mi piace. Quando ero piccola, facevo disperare i miei genitori perché non mangiavo. Papà si arrabbiava moltissimo e mi costringeva ad inghiottire il cibo, talmente di malavoglia che ancora oggi, in certe occasioni, mi capita di avvertire l’azione di nutrirmi come un dovere e non come un piacere.
Fortunatamente, ho dovuto imparare a cucinare a dodici anni e da quel momento ho iniziato a gestire i pasti della mia famiglia secondo i miei gusti personali.
Un po’ alla volta sono diventata bravina, e questo mi è stato di grande utilità quando mi sono trasferita a Verona per frequentare l’Accademia.
La mia specialità sono le ricette veloci.
A casa dovevo preparare la cena per cinque persone senza impiegare troppo tempo se volevo riuscire anche a svolgere la versione di latino e guardare Star Trek.
All’Accademia era più o meno la stessa storia. Dovevo frequentare i corsi, studiare, fare la spesa e prepararmi da mangiare, perché la mensa universitaria era piuttosto lontana e non ce la facevo ad andarci e tornare in tempo per i corsi pomeridiani senza sacrificare durante il percorso le calorie appena ingerite.
Un po’ alla volta ho messo assieme un certo numero di ricette “di sopravvivenza”, non prima di essermi fatta andare in disgrazia toast, caffè e yogurth alla frutta. Piatti velocissimi, minimali e tuttavia nutrienti. Talvolta le preparo ancora, perché, anche se sono passati tanti anni, una cosa è rimasta costante nella mia vita: sono sempre di corsa e non riesco a mangiare piatti preconfezionati o in scatola. Perciò, ecco cosa mi sono preparata l’altra sera:
RISO E PROSCIUTTO
È la ricetta più facile del mondo: si cuoce del riso in bianco (quantità: a piacere),
nel frattempo si spezzetta del prosciutto crudo direttamente nel piatto (quantità: a piacere).
Quando il riso è pronto, si scola e si versa sopra il prosciutto, assieme a un po’ di burro.
Si mescola bene e si mangia.
Io adoro il riso e vivrei di prosciutto crudo… e quando mangio queste cose mi sembra di stare ancora a Verona… purtroppo a casa dei miei ho provato a proporre questa ricetta, ma non è stata apprezzata.
Forse è davvero il caso di dire che i nostri gusti in fatto di cibo sono legati ai sentimenti, ai ricordi… a fattori emotivi, insomma.
Ancora di più mi sembra di tornare indietro nel tempo quando mangio gli spinaci (al burro anche quelli) che erano l’unica roba surgelata che osavo comprare quando andavo all’Accademia.
Ieri sera ne ho aperta una confezione, li ho cotti (ci vogliono 2 minuti), li ho conditi e li ho mangiati… tutti… c’era scritto 300 gr sul pacchetto, ma per me sono praticamente una monoporzione!
Oddio, potendosi permettere un orto sinergico come quello di Emanuele, freschi sarebbero molto più buoni, ma bisogna sapersi accontentare!
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martedì 13 ottobre 2009
Intervista con me stessa (3)
“L’acqua è un bene preziosissimo, da proteggere assolutamente. Cerco di recuperarla quando posso, ad esempio, quando lavo la verdura, conservo l’acqua per dar da bere ai vasi sul terrazzo. E chiudo il rubinetto mentre mi insapono sotto la doccia. Eppure, cavoli, non avete idea di quanto mi manchi la mia vasca da bagno!”
PS: mai entrata nella vasca con le scarpe... e anche se fosse... sarebbero da ginnastica! è che mi piaceva la foto... :-P
...
lunedì 12 ottobre 2009
Kavafis
...
A cosa cavolo serve ammalarsi?
È una grossa, grossissima seccatura… prima cosa perché si sta male, ok, è banale dirlo, ma è così. Si fa presto, quando si sta bene, a dire: ah, potessi starmene sotto le coperte, al calduccio, invece che alzarmi e andare al lavoro!
Si, ma se stai male, neanche il letto è più tanto piacevole…
E poi si deve andare dal medico.
Due ore e mezzo di ambulatorio mi sono fatta, stamattina.
Il mio medico è una sagoma… mi ha accolta tutto entusiasta:
“Ah, signora Bagatella! È da un po’ che non ci vediamo!”
“Scusi, dottore, ma sa com’è… cerco di venirci il meno possibile, qui…”
Lui, senza cogliere la sottile ironia, ha ribattuto:
“Bene, bene!” (bene?) “Cosa posso fare per te?” (il “signora” di prima era una battuta…)
“Credo di avere il Fuoco di S. Antonio”
Finalmente l’ho visto fare un salto sulla sedia e si è affrettato a visitarmi…
Bene.
Per fortuna che mi ero portata un libro, mentre aspettavo… è stato l’unica parte positiva della mattinata. L’ho scelto dalla libreria, non troppo grosso se no in borsa pesava. Un libro di poesie, comprato tanto di quel tempo fa… e mai letto.
Il poeta si chiama Costantino Kavafis, e non è niente male. Sulla prefazione c’è scritto che due suoi grandi ammiratori erano T. S. Eliot (e la cosa me l’ha reso subito simpatico) e Pasolini. Ecco a che è servito ammalarmi, stavolta… ho scoperto un nuovo poeta, sentirete presto parlare di lui su questo blog.
Beh, dai… è servito anche a darmi l’occasione per riposarmi un po’… quella sagoma del mio dottore mi ha ordinato un antivirale e di stare a casa da scuola per tutta la settimana. Se non facesse così male, questo Herpes Zoster, sarei anche contenta…
PS: quando ho visto la sua foto ci sono rimasta male, lo ammetto... non che gli altri poeti fossero delle gran bellezze, ma questo qui... mamma mia... ad ogni modo, quando pubblicherò qualche sua poesia, vedrete che ne dimenticherete la faccia... spero. Forse era meglio se pubblicavo una foto dell'Herpes Zoster...
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A cosa cavolo serve ammalarsi?
È una grossa, grossissima seccatura… prima cosa perché si sta male, ok, è banale dirlo, ma è così. Si fa presto, quando si sta bene, a dire: ah, potessi starmene sotto le coperte, al calduccio, invece che alzarmi e andare al lavoro!
Si, ma se stai male, neanche il letto è più tanto piacevole…
E poi si deve andare dal medico.
Due ore e mezzo di ambulatorio mi sono fatta, stamattina.
Il mio medico è una sagoma… mi ha accolta tutto entusiasta:
“Ah, signora Bagatella! È da un po’ che non ci vediamo!”
“Scusi, dottore, ma sa com’è… cerco di venirci il meno possibile, qui…”
Lui, senza cogliere la sottile ironia, ha ribattuto:
“Bene, bene!” (bene?) “Cosa posso fare per te?” (il “signora” di prima era una battuta…)
“Credo di avere il Fuoco di S. Antonio”
Finalmente l’ho visto fare un salto sulla sedia e si è affrettato a visitarmi…
Bene.
Per fortuna che mi ero portata un libro, mentre aspettavo… è stato l’unica parte positiva della mattinata. L’ho scelto dalla libreria, non troppo grosso se no in borsa pesava. Un libro di poesie, comprato tanto di quel tempo fa… e mai letto.
Il poeta si chiama Costantino Kavafis, e non è niente male. Sulla prefazione c’è scritto che due suoi grandi ammiratori erano T. S. Eliot (e la cosa me l’ha reso subito simpatico) e Pasolini. Ecco a che è servito ammalarmi, stavolta… ho scoperto un nuovo poeta, sentirete presto parlare di lui su questo blog.
Beh, dai… è servito anche a darmi l’occasione per riposarmi un po’… quella sagoma del mio dottore mi ha ordinato un antivirale e di stare a casa da scuola per tutta la settimana. Se non facesse così male, questo Herpes Zoster, sarei anche contenta…
PS: quando ho visto la sua foto ci sono rimasta male, lo ammetto... non che gli altri poeti fossero delle gran bellezze, ma questo qui... mamma mia... ad ogni modo, quando pubblicherò qualche sua poesia, vedrete che ne dimenticherete la faccia... spero. Forse era meglio se pubblicavo una foto dell'Herpes Zoster...
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sabato 10 ottobre 2009
Nobel ad un sogno
Da quanto tempo ho iniziato a pensare che i sogni siano qualcosa di concreto, reale? Non lo so esattamente, è stata una presa di coscienza graduale. Di solito però non lo dico apertamente, ho sempre paura che la gente mi creda pazza.
Ora non più. Un serio comitato come quello che attribuisce i premi Nobel lo ha appena certificato.
Il premio Nobel per la Pace è un premio attribuito alla capacità che ha avuto il Presidente Obama di far sognare un’intera Nazione, prima, il Mondo intero, conseguentemente.
Si, perché, diciamocelo, le obiezioni che sono state avanzate sono abbastanza corrette: lui di concreto, finora, non ha ottenuto nulla, non ne ha avuto il tempo.
Eppure, chi lo dice che i sogni siano solamente entità astratte?
Sono convinta che avere un sogno sia il primo passo fondamentale per il raggiungimento di qualcosa, qualunque cosa. Fare in modo che il Mondo sogni la Pace è indispensabile per ottenerla davvero. Condizione necessaria, anche se non sufficiente.
In realtà, in questo momento non vorrei essere nei panni di Obama… ora ha una grossa responsabilità verso questo sogno. E non dimentichiamo che il Mondo è pieno di gente che fa incubi di guerra.
Sogno contro Incubo, chi vincerà?
Non smettiamo di sognare, né di lavorare concretamente, ognuno nel nostro piccolo, per realizzare i nostri sogni. Solo se saremo caparbi, se non ci lasceremo scoraggiare, riusciremo a renderli tangibili.
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mercoledì 7 ottobre 2009
Autoritratto con la canottiera rossa
È un mucchio enorme. Cerco di ignorarlo, ma ho l’impressione che sia lui a guardarmi. Che mi chiami. È il mucchio della biancheria da stirare.
Di settimana in settimana aumenta invece di calare, perché lavo e stendo molta più roba di quella che riesco a stirare e mettere via… eppure a me piace stirare, è un lavoro pesante fisicamente ma rilassante mentalmente.
Mi piace stirare con la radio accesa, con la musica a volume alto. Oppure nel silenzio assoluto, e allora finisce che mi metto a cantare io. Mi piace ascoltare la mia voce mentre canto, mi ricorda i tempi in cui facevo parte del Coro.
Capperi, ho ancora un sacco di roba estiva da stirare e mettere via… ma proprio tanta.
L’altro giorno ho stirato la canottiera rossa.
Si, quella dell’autoritratto. È vecchissima, chissà quanti anni ha. È stata acquistata, assieme ad un’altra, identica, da due sorelle. Si somigliavano molto e a loro piaceva uscire vestite allo stesso modo. Poi è passato del tempo, si sono sposate, forse sono ingrassate, forse la moda è cambiata, fatto sta che le due canottiere rosse sono state regalate alla figlia - nipote delle due.
Questa ragazza ed io siamo diventate molto amiche, anni fa, e una delle due canottiere è passata a me.
Una cosa simbolica. Un pegno di amicizia, anzi, di sorellanza.
Un’amicizia che non è durata quanto speravo… ma la canottiera si. La metto ancora. Ha un ché… indistruttibile, inossidabile.
Certo che erano fatti di un’altra stoffa, i capi di una volta…
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Di settimana in settimana aumenta invece di calare, perché lavo e stendo molta più roba di quella che riesco a stirare e mettere via… eppure a me piace stirare, è un lavoro pesante fisicamente ma rilassante mentalmente.
Mi piace stirare con la radio accesa, con la musica a volume alto. Oppure nel silenzio assoluto, e allora finisce che mi metto a cantare io. Mi piace ascoltare la mia voce mentre canto, mi ricorda i tempi in cui facevo parte del Coro.
Capperi, ho ancora un sacco di roba estiva da stirare e mettere via… ma proprio tanta.
L’altro giorno ho stirato la canottiera rossa.
Si, quella dell’autoritratto. È vecchissima, chissà quanti anni ha. È stata acquistata, assieme ad un’altra, identica, da due sorelle. Si somigliavano molto e a loro piaceva uscire vestite allo stesso modo. Poi è passato del tempo, si sono sposate, forse sono ingrassate, forse la moda è cambiata, fatto sta che le due canottiere rosse sono state regalate alla figlia - nipote delle due.
Questa ragazza ed io siamo diventate molto amiche, anni fa, e una delle due canottiere è passata a me.
Una cosa simbolica. Un pegno di amicizia, anzi, di sorellanza.
Un’amicizia che non è durata quanto speravo… ma la canottiera si. La metto ancora. Ha un ché… indistruttibile, inossidabile.
Certo che erano fatti di un’altra stoffa, i capi di una volta…
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domenica 4 ottobre 2009
Una strana giornata d'autunno
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Ho passato una strana giornata oggi. Non ve la racconterò tutta, perchè potrebbe essere noiosa... soltanto un pezzettino, piccolo piccolo... di quel quarto d'ora che sono uscita quatta quatta dall'agriturismo, con la scusa di una sigaretta... e mi sono ritrovata a raccogliere castagne, come quando ero piccola.La giornata era splendida. Il cielo azzurro. L'albero grande e ancora verde. Per terra i ricci e le castagne, piccole, marroni e lucenti.
All'inizio le ho guardate e basta. Poi ne ho raccolte un paio... e alla fine mi sono ritrovata con la borsa (quella bella, che porto solo in occasione delle feste!) piena di castagne. Ne ho anche assaggiata una... terribile, il gusto crudo, acerbo...
Lo sapevo, ma volevo ricordarmi che gusto avevano, lo stesso gusto di tanti anni fa, quando ero bambina e le mangiavo anche così, crude.
I bambini non sanno aspettare, si sa...
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