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(Nell'immagine: laboratorio di mosaico fatto con i semi, anno scolastico 2004/05... una pazienza infinita!)...
I bambini vogliono tutto e subito, e questo è normale. Non so a quanti di voi sarà capitato per le mani un libro di psicopedagogia infantile.
Vi si spiega che i bambini percepiscono lo scorrere del tempo in maniera diversa dagli adulti. Praticamente, quando sono molto piccoli, vivono in uno stato di eterno presente. Man mano che crescono iniziano a distinguere il “prima” dal “dopo”. Iniziano a progettare le proprie azioni ponendosi tempi sempre un po’ più lunghi. Ma questo processo di apprendimento di “costruzione del proprio futuro” dura anni.
Ultimamente ho l’impressione di vivere in una società di eterni bambini.
Gli adulti che vogliono “tutto e subito”, che non sanno attendere, che non sanno progettare, o prevedere le conseguenze delle proprie azioni sono sempre di più.
Le persone che hanno un progetto di vita sono poche.
E fortunate.
Io ho dovuto imparare per forza. Nel mio lavoro le soddisfazioni immediate sono pochissime, i risultati a breve termine, assai rari.
Qualche volta mi sembra che il lavoro dell’insegnante, come quello dell’educatrice, sia molto simile al lavoro del contadino. Si semina e si zappa e si tolgono le erbacce e si spera che piano piano, la pianta cresca… con i suoi tempi, sempre che non vengano il gelo, la grandine o le alluvioni.
La fretta è una forte tentazione, sempre in agguato.
Dare sempre più informazioni, sempre più velocemente, infilare nel programma argomenti in più… non serve a niente. Perché le persone hanno i loro tempi di apprendimento, non imparano tutto e subito.
Se questa è la regola per quanto riguarda le persone, lo è ancora di più per la società, che di persone è composta.
Vedo molto pessimismo in giro, per quanto riguarda i mutamenti sociali. A parte il fatto che la tendenza è sempre quella di notare le cose che vanno male piuttosto che quelle che vanno bene, ci si dimentica che ogni processo di crescita è lento, spesso impercettibile. E così ci si rintana nel proprio buco perché lavorare per il miglioramento della situazione è faticoso e “tanto non serve a niente”.
Non è vero che non serve a niente. Tutto dipende da quali obiettivi ci si pone. Se io mi pongo l’obiettivo di far imparare a memoria ai miei alunni le date di nascita e morte dei pittori famosi, ci vuole poco. Ma se ho l’obiettivo di farli crescere bene, di maturare, di saper distinguere le cose belle da quelle brutte, di saper lavorare assieme, hai voglia… non bastano 3 anni di scuola Media.
Eppure a volte bastano. Anche se apparentemente non succede niente, io so di aver seminato.
A volte nasce qualcosa, a volte no. Lo vengo a sapere dopo anni.
Certo, bisogna anche sapere cosa si è seminato: non si può mica pretendere di raccogliere pomodori da una pianta di patate…
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