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In questo periodo sto rimuginando molto sulla differenza tra ciò che riteniamo “reale”, tangibile, vero, e ciò che invece è “virtuale”, immaginario, inconsistente.
Sembra facile tracciare i confini tra le due cose, ma non sempre è così. Sarà colpa di Internet?
Mi trovo spesso a discutere con persone che la pensano in modo molto diverso su come sia cambiato il modo di intendere i rapporti umani grazie a questo mezzo tecnologico.
C’è chi ne ha la massima fiducia e lo ritiene indispensabile per diffondere notizie e mantenere i contatti con chi è fisicamente lontano; al contrario, c’è anche chi ne fa allegramente a meno, chi non ha la minima idea della differenza tra “sito Internet” e “posta elettronica”, e per finire chi prova brividi di raccapriccio alla sola idea di mettere intermediari elettronici tra sé e le persone con le quali vuole comunicare.
Tra queste due opinioni estreme, io mi trovo nel mezzo, ma non esattamente a metà strada… direi piuttosto che ho continue oscillazioni da una parte all’altra. Mi piace Internet, lo uso, ma sempre con una punta di diffidenza.
Ad esempio, aprire questo Blog, questo “spazio virtuale”, per me è stata la reazione alla chiusura di un luogo concreto, una stanza vera, avete presente? Con mura, soffitto, impianto di riscaldamento, elettricità.
Scaffali, tavoli, sedie.
Finestre.
La “Casa sulle zampe di gallina” è una compensazione. Virtuale al posto di reale. Ma non è la stessa cosa…
La mia stanza vera mi manca, mi manca da morire. Anche se pubblicare le mie poesie sul Web e leggere i commenti che mi vengono lasciati è entusiasmante, anche se l’obiettivo di tenermi occupata, di distrarmi, e anche di trovare una nuova forma di comunicazione è raggiunto, io mi sento comunque malissimo.
Perché? sto esplorando questo sentimento già da un po’. È negativo, ma mi incuriosisce.
La comunicazione tramite Web è potente, ma mutila. È come una grande mente senza corpo, perciò a tanta gente non piace, la sente fredda e distante, e io non riesco a dare loro torto.
La mente, quando è libera dal corpo, si può permettere voli più alti, scatti, salti da un argomento all’altro, da un Paese all’altro… con Internet, se voglio, posso spostarmi dall’Italia al Brasile in pochi secondi, mentre una semplice lettera di carta, tappezzata di francobolli, ci mette un mese.
Ma ci fa bene tutta questa velocità?
Siamo noi ad usare Internet, o è Internet ad usare noi? Perché tutti quelli che mi parlano di Facebook se ne lamentano ma nessuno si disiscrive?
Perché diventa sentimentalmente più intrigante passare due ore a chattare piuttosto che sedersi assieme alla stessa tavola e mangiare lo stesso cibo?
Tra ciò che facciamo realmente e ciò che immaginiamo soltanto, tra questi due mondi, la nostra anima si muove serpeggiando, come un punto di domanda.
La perfezione risiede nel Mondo delle Idee, diceva Platone, la materia è ingannevole.
Da un pezzo sono convinta che Platone si sbagliasse di grosso.
Il corpo ha una sua saggezza e una sua “intelligenza” alle quali faremmo bene a dare ascolto. Ho dovuto spesso arrendermi di fronte all’evidenza che se il corpo rallentava o frenava i voli della mia immaginazione, aveva i suoi buoni, anzi, ottimi motivi.
Recentemente ho letto il bellissimo libro di Philip Pullman, la trilogia “Queste oscure materie”; mi ha colpito molto il modo in cui l’autore descrive il legame fortissimo che esiste tra l’anima e il corpo, e l’invidia degli Angeli verso gli esseri umani, per la loro capacità di provare sensazioni fisiche.
E alla fine mi sono chiesta: chissà se Platone si sarebbe iscritto a Facebook…
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Comunque, una cosa concreta e positiva, l'ho fatta... ho finalmente fatto incorniciare e appeso le illustrazioni di Giovanna.
Sono bellissime, e guardarle è come prendere una medicina contro la tristezza.