sabato 28 febbraio 2009
venerdì 27 febbraio 2009
Ogni amore è un sogno
...
Ogni amore è un sogno
e ci prende quando non ce ne accorgiamo
nell’incanto del nulla
fragili ed inconsci.
Eppure a te
sono corsa incontro ad occhi aperti
accelerando sul bordo del burrone
folle di paura
ma cosciente
e decisa.
Quale strana alchimia
o vibrazione nell’aria
ho colto?
Non è stato un caso, né un destino cieco
sono stata io
sei stato tu
non so
in che modo
né come vivrò da oggi in avanti
senza sapere
se dormo o sono sveglia.
Mara Bagatella - 10/02/01
Ogni amore è un sogno
e ci prende quando non ce ne accorgiamo
nell’incanto del nulla
fragili ed inconsci.
Eppure a te
sono corsa incontro ad occhi aperti
accelerando sul bordo del burrone
folle di paura
ma cosciente
e decisa.
Quale strana alchimia
o vibrazione nell’aria
ho colto?
Non è stato un caso, né un destino cieco
sono stata io
sei stato tu
non so
in che modo
né come vivrò da oggi in avanti
senza sapere
se dormo o sono sveglia.
Mara Bagatella - 10/02/01
giovedì 26 febbraio 2009
Il Cerchio e la Spirale
...
Qualche tempo fa, Massimiliano si faceva delle domande riguardo al proprio Blog.
Diario pubblico o privato?
Quanto si può mostrare di se stessi, su Internet? Quanto, volutamente o no, ci si nasconde?
Un Blog può avere un volto, ma non ha odore, né sapore, né mani da afferrare, né calore da scambiare. È come una vetrina in cui si cerca, giustamente, di mostrare il meglio di sé, ma oltre alla quale non si può andare.
Per quel che mi riguarda, questo Blog non farà concorrenza al mio diario personale, quello con le pagine stropicciate e le calligrafia irregolare, che riempio nei momenti di ozio o di disperazione, sul tavolo della cucina o immersa nella trapunta del mio letto.
Ci ho pensato: anche se questo è un Blog dai contenuti molto personali, in realtà è qualcosa di completamente diverso da un diario.
Quando scrivo qualcosa per poi pubblicarlo, è inevitabile per me immedesimarmi in chi poi lo andrà a leggere. Pochi o tanti, non importa, avere dei lettori condiziona i contenuti, la forma, il linguaggio, fa addirittura prendere al pensiero nuove strade, che probabilmente non imboccherei affatto se, come succede nel mio diario personale, parlassi solo a me stessa.
È la stessa differenza che passa tra un Cerchio e una Spirale.
Il Cerchio è simbolo di perfezione, ma a percorrerlo si torna sempre sui propri passi.
La Spirale, invece simboleggia l’evoluzione.
L’uno è chiuso, l’altra è aperta. L’uno è sicurezza, l’altra è rischio. Sempre, si rischia, quando ci si apre all’altro da sé… anche se soltanto attraverso il video di un computer.
Ma vale la pena se, così facendo, si impara qualcosa di nuovo.
Qualche tempo fa, Massimiliano si faceva delle domande riguardo al proprio Blog.
Diario pubblico o privato?
Quanto si può mostrare di se stessi, su Internet? Quanto, volutamente o no, ci si nasconde?
Un Blog può avere un volto, ma non ha odore, né sapore, né mani da afferrare, né calore da scambiare. È come una vetrina in cui si cerca, giustamente, di mostrare il meglio di sé, ma oltre alla quale non si può andare.
Per quel che mi riguarda, questo Blog non farà concorrenza al mio diario personale, quello con le pagine stropicciate e le calligrafia irregolare, che riempio nei momenti di ozio o di disperazione, sul tavolo della cucina o immersa nella trapunta del mio letto.
Ci ho pensato: anche se questo è un Blog dai contenuti molto personali, in realtà è qualcosa di completamente diverso da un diario.
Quando scrivo qualcosa per poi pubblicarlo, è inevitabile per me immedesimarmi in chi poi lo andrà a leggere. Pochi o tanti, non importa, avere dei lettori condiziona i contenuti, la forma, il linguaggio, fa addirittura prendere al pensiero nuove strade, che probabilmente non imboccherei affatto se, come succede nel mio diario personale, parlassi solo a me stessa.
È la stessa differenza che passa tra un Cerchio e una Spirale.
Il Cerchio è simbolo di perfezione, ma a percorrerlo si torna sempre sui propri passi.
La Spirale, invece simboleggia l’evoluzione.
L’uno è chiuso, l’altra è aperta. L’uno è sicurezza, l’altra è rischio. Sempre, si rischia, quando ci si apre all’altro da sé… anche se soltanto attraverso il video di un computer.
Ma vale la pena se, così facendo, si impara qualcosa di nuovo.
Che lingua parli?
Che lingua parli?
Non dovrebbe, ma è difficile capirti.
Chiudo gli occhi
e registro le tue inflessioni
ogni tua pausa
il tono ed il volume.
Ho ascoltato le virgole, i punti,
le parentesi
e non le tue parole
perché non le comprendo.
Ascolto i suoni
flessuosi come canne al vento
è un racconto
che fai a te stesso e non a me.
La voce
quella la intendo
fredda
calda
ferma o tremante
è un filo che si spezza
senza portarmi là
dove vorrei andare.
Mara Bagatella - 10/02/01
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
mercoledì 25 febbraio 2009
Ceneri
...
Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima.
Che siate credenti o no, e, se lo siete, che siate o no Cattolici, io ve lo dico, che giorno è oggi.
Lo dico perché una delle cose di cui sento la mancanza, in questo XXI secolo, è la scansione dei tempi e delle stagioni. Il Calendario da sempre si basa sulle feste religiose, quelle cristiane si sono sovrapposte a quelle pagane, ma alla fin fine il loro significato più profondo credo sia sempre stato lo stesso: dare un senso al susseguirsi delle stagioni, ai cicli della natura, celebrare i momenti di passaggio.
Senza le feste, i nostri giorni sarebbero tutti uguali. Se non ci fosse la domenica non ameremmo il sabato né odieremmo il lunedì…
Così, senza la Quaresima non ha senso il Carnevale, che anticamente era quel periodo in cui ci si lasciava andare alle esagerazioni e agli eccessi, proprio perché, dopo, arrivavano i lunghi giorni di penitenza e digiuno… senza la Quaresima non avrebbe senso nemmeno la Pasqua, ovvero, che senso avrebbe festeggiare l’arrivo della Primavera se di mezzo non ci fosse l’Inverno?
In quest’epoca di giorni tutti uguali, di giovinezza eterna, di divertimento obbligatorio, io sento la mancanza di un Calendario che scandisca le stagioni e che mi dica con chiarezza quando è ora di seminare, quando di raccogliere, quando di lavorare e quando di fare festa.
Ridatemi la Quaresima, la rivoglio. E non per una questione moralistica, ma per fare ordine in questo guazzabuglio. Ho il forte sospetto che la mancanza di riferimenti temporali precisi nel corso dell’anno sia la causa diretta di uno dei mali peggiori della nostra società: la noia.
La noia genera mostri. Si fanno cose assurde per noia, a volte persino pericolose e perlopiù completamente inutili.
Gli ostacoli invece stimolano la fantasia, i periodi di digiuno l’immaginazione, il sonno invernale i sogni. È difficile da mettere in pratica al giorno d’oggi, specialmente se si è persa l’abitudine di seguire i riti religiosi, ma io vorrei provare a trascorrere questo periodo come un’attesa…
Di che cosa?
Facciamo che ve lo dico a Pasqua…
Buona Quaresima
Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima.
Che siate credenti o no, e, se lo siete, che siate o no Cattolici, io ve lo dico, che giorno è oggi.
Lo dico perché una delle cose di cui sento la mancanza, in questo XXI secolo, è la scansione dei tempi e delle stagioni. Il Calendario da sempre si basa sulle feste religiose, quelle cristiane si sono sovrapposte a quelle pagane, ma alla fin fine il loro significato più profondo credo sia sempre stato lo stesso: dare un senso al susseguirsi delle stagioni, ai cicli della natura, celebrare i momenti di passaggio.
Senza le feste, i nostri giorni sarebbero tutti uguali. Se non ci fosse la domenica non ameremmo il sabato né odieremmo il lunedì…
Così, senza la Quaresima non ha senso il Carnevale, che anticamente era quel periodo in cui ci si lasciava andare alle esagerazioni e agli eccessi, proprio perché, dopo, arrivavano i lunghi giorni di penitenza e digiuno… senza la Quaresima non avrebbe senso nemmeno la Pasqua, ovvero, che senso avrebbe festeggiare l’arrivo della Primavera se di mezzo non ci fosse l’Inverno?
In quest’epoca di giorni tutti uguali, di giovinezza eterna, di divertimento obbligatorio, io sento la mancanza di un Calendario che scandisca le stagioni e che mi dica con chiarezza quando è ora di seminare, quando di raccogliere, quando di lavorare e quando di fare festa.
Ridatemi la Quaresima, la rivoglio. E non per una questione moralistica, ma per fare ordine in questo guazzabuglio. Ho il forte sospetto che la mancanza di riferimenti temporali precisi nel corso dell’anno sia la causa diretta di uno dei mali peggiori della nostra società: la noia.
La noia genera mostri. Si fanno cose assurde per noia, a volte persino pericolose e perlopiù completamente inutili.
Gli ostacoli invece stimolano la fantasia, i periodi di digiuno l’immaginazione, il sonno invernale i sogni. È difficile da mettere in pratica al giorno d’oggi, specialmente se si è persa l’abitudine di seguire i riti religiosi, ma io vorrei provare a trascorrere questo periodo come un’attesa…
Di che cosa?
Facciamo che ve lo dico a Pasqua…
Buona Quaresima
martedì 24 febbraio 2009
Un arlecchino disoccupato
...
Un arlecchino disoccupato
che aveva rotto col proprio passato
e non voleva più recitare
dallo psicologo dovette andare.
Poi, per pagare salate parcelle,
vendette tutte le toppe più belle:
il giallo e il blu ad un pittore importante,
il nero e il rosso ad un insegnante,
gli comprò il verde un contadino,
vendette il bianco ad un imbianchino.
Quando rimase senza colore,
sempre più grigio e tetro d'umore,
si rese conto tutto ad un tratto
del grosso sbaglio che aveva fatto.
Ma alzando il naso, un bel mattino,
vide un bel cielo tutto turchino,
un fiore rosso su una terrazza,
la treccia bionda di una ragazza,
le facce rosa, nere e marrone
ed i sorrisi delle persone.
Nuvole bianche, uccelli neri,
gli colorarono tutti i pensieri.
Ritornò a casa, tutto contento,
con i colori non fuori, ma dentro.
Maramannara (Mara Bagatella) 21/10/2002
Un ringraziamento particolare alla mia amica Claudia che ha consentito la pubblicazione delle sue bellissime illustrazioni, portando un anticipo di primavera nel Blog...
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
Illustrazione di Claudia Murari
Un arlecchino disoccupato
che aveva rotto col proprio passato
e non voleva più recitare
dallo psicologo dovette andare.
Poi, per pagare salate parcelle,
vendette tutte le toppe più belle:
il giallo e il blu ad un pittore importante,
il nero e il rosso ad un insegnante,
gli comprò il verde un contadino,
vendette il bianco ad un imbianchino.
Quando rimase senza colore,
sempre più grigio e tetro d'umore,
si rese conto tutto ad un tratto
del grosso sbaglio che aveva fatto.
Ma alzando il naso, un bel mattino,
vide un bel cielo tutto turchino,
un fiore rosso su una terrazza,
la treccia bionda di una ragazza,
le facce rosa, nere e marrone
ed i sorrisi delle persone.
Nuvole bianche, uccelli neri,
gli colorarono tutti i pensieri.
Ritornò a casa, tutto contento,
con i colori non fuori, ma dentro.
Maramannara (Mara Bagatella) 21/10/2002
Un ringraziamento particolare alla mia amica Claudia che ha consentito la pubblicazione delle sue bellissime illustrazioni, portando un anticipo di primavera nel Blog...
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
lunedì 23 febbraio 2009
Se io fossi un gatto
Illustrazione di Claudia Murari
...
Se io fossi un gatto,
guarderei le persone di soppiatto,
prenderei qualche topo all’occasione
ma alle automobili farei attenzione.
Se io fossi un gatto,
sarei molto soddisfatto
di restare acciambellato
in un angolo assolato.
Se io fossi un gatto,
farei all’amore senza pentimento,
miagolerei alla luna come un matto
ma mica sempre, sol quand’è il momento.
Se io fossi un gatto,
sarei di certo un gatto solitario
e nessuno penserebbe a questo fatto
come a qualcosa di straordinario.
Se io fossi un gatto,
farei le fusa solo a chi mi piace,
sarei più attento ed anche più distratto
e molto più d’adesso starei in pace.
Mara Bagatella
18 maggio 2008
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
sabato 21 febbraio 2009
Di che parlano...
venerdì 20 febbraio 2009
Sh...
...
Sai cosa farò per te?
Ti lascerò stare
Non ti dirò nulla
Zitta
Sh……..
Mi piace come sei
Non ti sfiorerò nemmeno
Non sposterò una virgola
Non ti respirerò troppo vicino
Perché cadresti
Dal punto così alto
Del tuo perfetto
Equilibrio.
Sai cosa farò per te?
Ti lascerò stare
Non ti dirò nulla
Zitta
Sh……..
Mi piace come sei
Non ti sfiorerò nemmeno
Non sposterò una virgola
Non ti respirerò troppo vicino
Perché cadresti
Dal punto così alto
Del tuo perfetto
Equilibrio.
Mara Bagatella - 26.01.01
giovedì 19 febbraio 2009
Chi sei?
...
Chi sei?
Sono il sonno
mi senti?
Sono accanto a te
e ti abbraccio
come una coperta
accarezzandoti
la schiena.
Dormi
e nel sonno
sognami
sarò l’acqua profonda
l’orizzonte aperto
il volto di un bambino
o forse l’incubo
che ti farà piangere.
Ma adesso
non pensarci
e dormi
fino a domani
non c’è realtà
né vero
dolore
ma solo io
con le mie mani
sui tuoi occhi.
Chi sei?
Sono il sonno
mi senti?
Sono accanto a te
e ti abbraccio
come una coperta
accarezzandoti
la schiena.
Dormi
e nel sonno
sognami
sarò l’acqua profonda
l’orizzonte aperto
il volto di un bambino
o forse l’incubo
che ti farà piangere.
Ma adesso
non pensarci
e dormi
fino a domani
non c’è realtà
né vero
dolore
ma solo io
con le mie mani
sui tuoi occhi.
Mara Bagatella 05.02.01
mercoledì 18 febbraio 2009
Rose
Tempo fa una persona mi ha fatto un regalo molto utile: un “organismo probiotico”, non chiedetemi come funziona però... so soltanto che si beve e che devo ricordarmi di mettere tutti i giorni un cucchiaino di zucchero nell’acqua in cui si riproduce.
Si chiama kefir, lo prendo tutti i giorni già da diverse settimane e devo dire che fa bene davvero.
Però mi dispiace ammettere che quando quella persona si è presentata a casa mia con in mano il vasetto pieno di mucillagine biancastra la prima cosa che ho pensato è stata: “Ma regalare rose non si usa davvero più?”
Adoro ricevere fiori, ma è così raro che qualcuno me ne regali, che le occasioni in cui è successo sono tutti ricordi indelebili.
Una di queste la voglio raccontare, perché mi è rimasta particolarmente impressa.
È successo all’inizio della mia carriera lavorativa: non ero molto esperta e mi capitò in prima media una classe difficile. C’era un’alunna in particolare, che aveva un atteggiamento di sfida perenne nei miei confronti. Arrogante come solo i preadolescenti sanno essere, non sapevo come trattarla; non mi sopportava, non la sopportavo.
A maggio, mi aspettò fuori dalla porta della classe con una rosa in mano. Non l’aveva acquistata, l’aveva raccolta nel giardino di sua nonna e avvolta in un pezzetto di alluminio da cucina.
“Che bella!” dissi io, cercando di aggirarla per entrare in classe.
“È per lei, professoressa” mi rispose la mia allieva undicenne.
Non so se rimasi più stupita o più commossa.
“Grazie, cara” le dissi, abbracciandola.
Negli anni a seguire fu una delle mie allieve migliori.
Probabilmente quel gesto gentile le fu suggerito da qualcuno, ma ammirai comunque il coraggio e la semplicità con cui lo mise in pratica. Non è facile per una bambina di 11 anni affrontare una persona adulta. Spesso chiedere scusa e fare il primo passo per una riconciliazione non è facile nemmeno per gli adulti.
In quel momento, con quella rosa tra noi, non avrei saputo dire chi era l’allieva e chi l’insegnante.
Ovunque tu sia, grazie, Veronica.
martedì 17 febbraio 2009
RAGGI X
La avvertiamo
gentile signore
che dagli esami risulta
molto chiaramente
un’anomalia
non visibile dall’esterno.
L’analisi dell’anima
non dà mai
risultati
certi
tuttavia riteniamo
che lei non dica
ciò che pensa.
Ulteriori accertamenti
non sono necessari
la sua scheda personale
è già stata compilata
la preghiamo di firmare questo modulo
per l’archiviazione.
Mara Bagatella 5 febbraio 2001
lunedì 16 febbraio 2009
Da dove vengono?
...
Da dove vengono?
attorcigliate ad un ramo d’edera
avviluppate a radici contorte
dove vivono?
Non ti illudere:
non le troverai rintanate in un buco
tra le rocce e i rovi
ma dietro l’angolo dei tuoi rimorsi
immerse nel pozzo della tua memoria
ci sono sempre state
sono nate con te
come un cancro della fantasia
immerse nello stesso liquido amniotico
che ti ospitava
cellula
feto
ti hanno seguito
quando sei nato
non ti hanno mai rapito
neonato
tu sei il loro albero
loro il parassita
non ti sono aliene
ma compagne
che ti uccidono ogni notte
né di giorno dormono
sono loro
sei tu
le streghe.
Da dove vengono?
attorcigliate ad un ramo d’edera
avviluppate a radici contorte
dove vivono?
Non ti illudere:
non le troverai rintanate in un buco
tra le rocce e i rovi
ma dietro l’angolo dei tuoi rimorsi
immerse nel pozzo della tua memoria
ci sono sempre state
sono nate con te
come un cancro della fantasia
immerse nello stesso liquido amniotico
che ti ospitava
cellula
feto
ti hanno seguito
quando sei nato
non ti hanno mai rapito
neonato
tu sei il loro albero
loro il parassita
non ti sono aliene
ma compagne
che ti uccidono ogni notte
né di giorno dormono
sono loro
sei tu
le streghe.
Mara Bagatella - 8 marzo 2000
domenica 15 febbraio 2009
Baba Jaga
...
“La Baba Jaga era una creatura veramente spaventosa. Viaggiava non su un carro o una carrozza ma in un mortaio che si spostava da solo. Guidava questo veicolo con un remo a forma di pestello, e intanto cancellava le tracce alle sue spalle con una scopa fatta con i capelli di persone morte da gran tempo.
E il mortaio volava nel cielo con i capelli grassi di Baba Jaga che svolazzavano dietro.
Il lungo mento era ricurvo verso l’alto e il lungo naso verso il basso, così si incontravano al centro. Aveva una barbetta a punta tutta bianca e verruche sulla pelle per il suo commercio con i rospi. Le unghie nere erano spesse e ricurve e tanto lunghe che non poteva chiudere la mano a pugno.”
Clarissa Pinkola Estés, “Donne che corrono coi lupi”
Non guardo mai i film dell’orrore. Mi spavento già solo a vedere i trailers… ma quando nel 1999 uscì “The Blair Witch Project” io e la mia amica Raffaella passammo intere serate a parlarne… e nessuna delle due l’aveva visto!
Una sera, in pizzeria, mi feci raccontare il film da un ragazzo che era andato a vederlo. Lui aveva un modo davvero particolare di raccontare, parlava in prima persona come se invece di guardare le scene al cinema le avesse vissute di persona.
Mi terrorizzò a morte… e lo fece gratis… la cosa strana era che la gente che andava a vedere il film pagando il biglietto del cinema, usciva il più delle volte delusa, dicendo che non si era spaventata per niente.
In quanto a me, invece di spendere soldi al cinema, cominciai a girare per i boschi attorno a casa mia (beh, chiamarli “boschi” è decisamente un’esagerazione) con la macchina fotografica a vedere se mi riusciva di incontrare davvero qualche strega…
Cosa accadde poi?
Qualcosa succede sempre quando ci si inoltra nel bosco dell’anima, incontro a ciò che ci fa più paura. Qualcosa si riporta sempre indietro. Da allora cominciai ad avere un rapporto diverso con ciò che chiamavo “le Streghe”… ma è una lunga storia, ed è appena cominciata.
“La Baba Jaga era una creatura veramente spaventosa. Viaggiava non su un carro o una carrozza ma in un mortaio che si spostava da solo. Guidava questo veicolo con un remo a forma di pestello, e intanto cancellava le tracce alle sue spalle con una scopa fatta con i capelli di persone morte da gran tempo.
E il mortaio volava nel cielo con i capelli grassi di Baba Jaga che svolazzavano dietro.
Il lungo mento era ricurvo verso l’alto e il lungo naso verso il basso, così si incontravano al centro. Aveva una barbetta a punta tutta bianca e verruche sulla pelle per il suo commercio con i rospi. Le unghie nere erano spesse e ricurve e tanto lunghe che non poteva chiudere la mano a pugno.”
Clarissa Pinkola Estés, “Donne che corrono coi lupi”
Non guardo mai i film dell’orrore. Mi spavento già solo a vedere i trailers… ma quando nel 1999 uscì “The Blair Witch Project” io e la mia amica Raffaella passammo intere serate a parlarne… e nessuna delle due l’aveva visto!
Una sera, in pizzeria, mi feci raccontare il film da un ragazzo che era andato a vederlo. Lui aveva un modo davvero particolare di raccontare, parlava in prima persona come se invece di guardare le scene al cinema le avesse vissute di persona.
Mi terrorizzò a morte… e lo fece gratis… la cosa strana era che la gente che andava a vedere il film pagando il biglietto del cinema, usciva il più delle volte delusa, dicendo che non si era spaventata per niente.
In quanto a me, invece di spendere soldi al cinema, cominciai a girare per i boschi attorno a casa mia (beh, chiamarli “boschi” è decisamente un’esagerazione) con la macchina fotografica a vedere se mi riusciva di incontrare davvero qualche strega…
Cosa accadde poi?
Qualcosa succede sempre quando ci si inoltra nel bosco dell’anima, incontro a ciò che ci fa più paura. Qualcosa si riporta sempre indietro. Da allora cominciai ad avere un rapporto diverso con ciò che chiamavo “le Streghe”… ma è una lunga storia, ed è appena cominciata.
sabato 14 febbraio 2009
Habitat
...
Mio fratello ha visto il Blog e mi ha detto: - Sembra quello di una vecchietta. –
In effetti, era ciò che volevo. Mi capita spesso di sentirmi non vecchia, ma “antica”.
È difficile da spiegare… non è che mi dispiaccia vivere in quest’epoca piena di comodità, usare Internet e avere l’acqua calda in casa.
Però mi accorgo di dare ancora molta importanza a cose che la maggior parte della gente sembra aver dimenticato: i sogni che faccio di notte, le visite di cortesia ai vicini di casa, i cibi preparati con cura per me e per le persone che amo, l’attenzione per le piccole sensazioni che spesso portano a grandi scoperte.
Volevo creare uno spazio per tutto questo, un luogo virtuale nel quale accogliere ciò che non viene tenuto in debita considerazione nel “mondo di fuori”.
Perciò non aspettatevi di leggere qui commenti all’attualità, alla cronaca o alla politica; tutte queste cose mi interessano, ma ne parlo già abbastanza in altri contesti.
L’esperimento che voglio tentare è di aprire uno spiraglio ad un “mondo sotterraneo” ricco di vitalità, sogni, ispirazioni artistiche, misteri… e pericoli. Infatti, come il vaso di Pandora, una volta aperto non si sa cosa possa uscirne…
Transfert
Dove sono andate
tutte le immagini
a cui pensavo?
Le ho trasferite
su di te.
Poster
ti ho attaccato addosso
occhi sorriso mani
di chi?
Ogni cosa al suo posto
ogni fazzoletto
nel suo cassetto
e vivere
in una casa di bambole
invece che in coda
nel traffico
nella nebbia
di questo umido inverno.
Tu sei così
pulito ordinato a posto
così sano
e asettico
che forse non ne ho voglia
di guardarti più da vicino
dentro
tra le labbra
giù per la gola
nello stomaco
nel cuore
tra ossa e visceri
non saprei dove
cercare
il resto.
26.01.01
Mio fratello ha visto il Blog e mi ha detto: - Sembra quello di una vecchietta. –
In effetti, era ciò che volevo. Mi capita spesso di sentirmi non vecchia, ma “antica”.
È difficile da spiegare… non è che mi dispiaccia vivere in quest’epoca piena di comodità, usare Internet e avere l’acqua calda in casa.
Però mi accorgo di dare ancora molta importanza a cose che la maggior parte della gente sembra aver dimenticato: i sogni che faccio di notte, le visite di cortesia ai vicini di casa, i cibi preparati con cura per me e per le persone che amo, l’attenzione per le piccole sensazioni che spesso portano a grandi scoperte.
Volevo creare uno spazio per tutto questo, un luogo virtuale nel quale accogliere ciò che non viene tenuto in debita considerazione nel “mondo di fuori”.
Perciò non aspettatevi di leggere qui commenti all’attualità, alla cronaca o alla politica; tutte queste cose mi interessano, ma ne parlo già abbastanza in altri contesti.
L’esperimento che voglio tentare è di aprire uno spiraglio ad un “mondo sotterraneo” ricco di vitalità, sogni, ispirazioni artistiche, misteri… e pericoli. Infatti, come il vaso di Pandora, una volta aperto non si sa cosa possa uscirne…
Poster 01 - Mara Bagatella 2001 - tecnica mista su carta |
Transfert
Dove sono andate
tutte le immagini
a cui pensavo?
Le ho trasferite
su di te.
Poster
ti ho attaccato addosso
occhi sorriso mani
di chi?
Ogni cosa al suo posto
ogni fazzoletto
nel suo cassetto
e vivere
in una casa di bambole
invece che in coda
nel traffico
nella nebbia
di questo umido inverno.
Tu sei così
pulito ordinato a posto
così sano
e asettico
che forse non ne ho voglia
di guardarti più da vicino
dentro
tra le labbra
giù per la gola
nello stomaco
nel cuore
tra ossa e visceri
non saprei dove
cercare
il resto.
26.01.01
giovedì 12 febbraio 2009
La Primavera a febbraio
...
L’altro giorno sono entrata in una tabaccheria; fuori pioveva a dirotto e la signora al di là del banco si lamentava del tempo: “Non la smette più! A casa ho i termosifoni accesi tutto il giorno, come in pieno inverno!”
L’ho guardata e ho pensato: “Ma siamo in pieno inverno!”
La primavera inizia il 21 marzo, troppo spesso ce ne dimentichiamo. Pensiamo che il tempo e le stagioni dovrebbero docilmente adattarsi alle nostre esigenze, ma questa è un’illusione, forse ce la siamo creata quando ci siamo abituati all’uso del telecomando.
Questo è ciò che penso. Molte sono le cose che non possiamo prevedere né cambiare; forse dovremmo iniziare ad accettarlo.
Anni fa ho scritto una serie di poesie a febbraio. È passato molto tempo, ma mi piacciono ancora, perciò mi sono decisa a pubblicarle, dato che Internet me ne dà la possibilità. Alcune sono già state pubblicate (in ordine sparso) sul blog di un amico che non smetterò mai di ringraziare per l’opportunità che mi ha offerto in un periodo in cui non sapevo nemmeno cosa significasse la parola “blog”.
Qui, dato che siamo nella stagione giusta, inizierò dalla prima, anzi, dall’introduzione.
“La primavera a Febbraio” è una raccolta di 15 poesie scritte nell’arco di un mese circa, tra la fine di gennaio e febbraio 2001. Non mi era mai capitato di scriverne tante in un così breve lasso di tempo, ciò le ha rese parte di un unico discorso su un unico tema ed è per questo motivo che ho deciso di riunirle sotto un unico titolo. Quale fosse il tema l’ho scoperto solo leggendole più tardi: in quello strano periodo infatti ero troppo presa dalle mie emozioni e dall’urgenza di fermarne in qualche modo il flusso così violento.
Mi sono sempre rimproverata la frammentarietà delle mie produzioni, sia pittoriche che scritte, ma specialmente di quelle scritte, che mi vengono di solito in momenti improbabili, mentre guido, ad esempio, o poco prima di addormentarmi, quando sto letteralmente crollando dal sonno e non sono del tutto certa di ciò che sto pensando.
All’inizio, mentre le scrivevo, credevo che quelle di “La primavera a Febbraio” fossero semplicemente poesie d’amore, ma in realtà non è così. Direi piuttosto che il tema è quello della difficoltà che si prova a lasciarsi andare ai sentimenti e soprattutto ad esternarli; è quello della paura dell’altro e della voglia di ribellarsi a questa paura.
L’amore, come tutte le altre vicende importanti della vita, può arrivare all’improvviso, cogliendoci impreparati, come un evento meteorologico fuori stagione. Quando ciò accade ci sentiamo travolti dall’indecisione, impreparati a gestire gli eventi, ed inevitabilmente andiamo in crisi.
Ciononostante una crisi porta sempre con sé un seme di novità e di crescita se solo lo si sa cogliere. Ho tentato di far questo scrivendo, annotando giorno per giorno, come in un diario, quello che succedeva dentro di me, nella speranza, più che nella convinzione, che fosse qualcosa di condivisibile e di comune.
Mara Bagatella 27/05/01
L'altra sera rientravo
e respirando l'ho sentita
mentre infilavo la chiave sul portone.
Mi sono voltata
verso la notte chiara:
- Cosa fai già qui?-
Era la Primavera,
ne sono certa,
a spasso per l'aria
di fine gennaio
forse sfuggita
da una fessura dimenticata
della casa del Tempo.
L’altro giorno sono entrata in una tabaccheria; fuori pioveva a dirotto e la signora al di là del banco si lamentava del tempo: “Non la smette più! A casa ho i termosifoni accesi tutto il giorno, come in pieno inverno!”
L’ho guardata e ho pensato: “Ma siamo in pieno inverno!”
La primavera inizia il 21 marzo, troppo spesso ce ne dimentichiamo. Pensiamo che il tempo e le stagioni dovrebbero docilmente adattarsi alle nostre esigenze, ma questa è un’illusione, forse ce la siamo creata quando ci siamo abituati all’uso del telecomando.
Questo è ciò che penso. Molte sono le cose che non possiamo prevedere né cambiare; forse dovremmo iniziare ad accettarlo.
Anni fa ho scritto una serie di poesie a febbraio. È passato molto tempo, ma mi piacciono ancora, perciò mi sono decisa a pubblicarle, dato che Internet me ne dà la possibilità. Alcune sono già state pubblicate (in ordine sparso) sul blog di un amico che non smetterò mai di ringraziare per l’opportunità che mi ha offerto in un periodo in cui non sapevo nemmeno cosa significasse la parola “blog”.
Qui, dato che siamo nella stagione giusta, inizierò dalla prima, anzi, dall’introduzione.
“La primavera a Febbraio” è una raccolta di 15 poesie scritte nell’arco di un mese circa, tra la fine di gennaio e febbraio 2001. Non mi era mai capitato di scriverne tante in un così breve lasso di tempo, ciò le ha rese parte di un unico discorso su un unico tema ed è per questo motivo che ho deciso di riunirle sotto un unico titolo. Quale fosse il tema l’ho scoperto solo leggendole più tardi: in quello strano periodo infatti ero troppo presa dalle mie emozioni e dall’urgenza di fermarne in qualche modo il flusso così violento.
Mi sono sempre rimproverata la frammentarietà delle mie produzioni, sia pittoriche che scritte, ma specialmente di quelle scritte, che mi vengono di solito in momenti improbabili, mentre guido, ad esempio, o poco prima di addormentarmi, quando sto letteralmente crollando dal sonno e non sono del tutto certa di ciò che sto pensando.
All’inizio, mentre le scrivevo, credevo che quelle di “La primavera a Febbraio” fossero semplicemente poesie d’amore, ma in realtà non è così. Direi piuttosto che il tema è quello della difficoltà che si prova a lasciarsi andare ai sentimenti e soprattutto ad esternarli; è quello della paura dell’altro e della voglia di ribellarsi a questa paura.
L’amore, come tutte le altre vicende importanti della vita, può arrivare all’improvviso, cogliendoci impreparati, come un evento meteorologico fuori stagione. Quando ciò accade ci sentiamo travolti dall’indecisione, impreparati a gestire gli eventi, ed inevitabilmente andiamo in crisi.
Ciononostante una crisi porta sempre con sé un seme di novità e di crescita se solo lo si sa cogliere. Ho tentato di far questo scrivendo, annotando giorno per giorno, come in un diario, quello che succedeva dentro di me, nella speranza, più che nella convinzione, che fosse qualcosa di condivisibile e di comune.
Mara Bagatella 27/05/01
"La Primavera a febbraio" - Mara Bagatella 2001 - tecnica mista su carta
L'altra sera rientravo
e respirando l'ho sentita
mentre infilavo la chiave sul portone.
Mi sono voltata
verso la notte chiara:
- Cosa fai già qui?-
Era la Primavera,
ne sono certa,
a spasso per l'aria
di fine gennaio
forse sfuggita
da una fessura dimenticata
della casa del Tempo.
Mara Bagatella - 26 (?) gennaio 2001
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