venerdì 28 gennaio 2011

Trova la donna nuda

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Quella che vedete in alto è una xilografia di E. L. Kirchner, intitolata “Ritratto di Ludwig Schames”, del 1917.
Io non ci avevo mai visto nient'altro che il ritratto di un uomo barbuto. Questo fino a martedì scorso, quando ho proiettato la diapositiva durante una lezione di storia dell'arte, alla terza D. Chissà come mai le cose strane mi capitano sempre con questa classe.
All'improvviso qualcuno ha esclamato: “Ma, prof, c'è una donna nuda!”
E, capperi sotto sale, c'è davvero! Com'è che non me ne sono mai accorta?
Non potete immaginare il quarantotto che si è scatenato in classe.
“Come mai c'è una donna nuda???”
Eh, beh... bisognava pur dare una risposta, a quel punto. Che mai potevo dire? Qualunque cosa, ma non una bugia. Non potrei, davvero. Se avessi tredici anni odierei sentirmi dire cavolate da un adulto, specialmente da un insegnante.
Ho detto quel che pensavo, e cioè che l'ossessione per il sesso non è mica un'invenzione contemporanea. C'è sempre stata.
Che gli Espressionisti tedeschi, tramite l'arte, criticavano ferocemente la società in cui vivevano, perché la giudicavano corrotta e meschina. E la corruzione morale di una società si esprime anche attraverso l'atteggiamento di quest'ultima verso la sessualità.
Però questi artisti non vivevano al di fuori da quella società, ne facevano parte... e subivano anche loro gli stessi atteggiamenti che criticavano.

Ora lo sto scrivendo in modo più elegante, ma in quel momento, sapete, presa alla sprovvista com'ero, non lo so se mi sono espressa molto chiaramente...
Credo di aver detto qualcosa tipo: “Questi autori avevano il chiodo fisso del sesso... o forse Kirchner voleva intendere che il personaggio ritratto ce l'aveva... e comunque, dalla vostra reazione mi pare che ce l'abbiate anche voi. Questo è anche normale. In fondo il sesso è una cosa naturale, che ci accompagna per tutta la nostra vita. Sta ad ognuno di noi decidere come viverlo, in modo bello, sereno, o come un'ossessione, trasformandolo in qualcosa di brutto e perverso. Vedete voi.”

Insomma, meglio di così (o meno peggio, giudicate voi) in quel momento, non ho saputo fare.
La prossima volta, però, sarò più preparata.

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mercoledì 26 gennaio 2011

Noi donne calpestate, non possiamo tacere

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E quest'altra lettera è di una donna di destra. E mica di una donna qualsiasi... Giulia Bongiorno, l'autrice dell'articolo, è presidente commissione Giustizia della Camera.
Al di là delle convinzioni politiche, le donne dovrebbero essere solidali in questo frangente di deriva culturale e morale. Solidali e decise.
Questa donna ha le idee chiare, e tutta la mia stima.


Noi donne calpestate, non possiamo tacere
di GIULIA BONGIORNO*

Caro direttore,
quando è in corso un'indagine che riguarda un personaggio pubblico, l'immancabile amplificazione mediatica che ne consegue è insidiosissima. Di solito, gli elementi divulgati sono soltanto quelli raccolti dai pubblici ministeri. Si finisce così per attribuire il crisma di verità a tesi parziali.

E l'idea che se ne fa l'opinione pubblica può risultarne alterata. Da avvocato, sento quindi l'obbligo di sottolineare che l'indagine sul premier Silvio Berlusconi non deve fare eccezione: prima di formulare giudizi in merito alla fondatezza delle accuse mossegli dalla Procura, bisogna senza dubbio attendere gli sviluppi processuali. Fatta questa doverosa premessa, voglio però subito precisare che non sono affatto d'accordo con quanti usano questo ragionamento come arma per stroncare ogni tipo di riflessione critica: in questi giorni ho infatti sentito invocare la presunzione di innocenza per mettere a tacere chi contestava non la consumazione di reati ma fatti storici oggettivamente emersi, fatti che nessun processo potrà mai cancellare.

In definitiva, se prima di condannare è necessario aspettare che si faccia chiarezza sulla sussistenza di certi reati, non si può ignorare che non tutto quanto è emerso in questi giorni è "in attesa di giudizio": il contesto oggettivo in cui sarebbero maturate le vicende processuali non ha improvvisamente squarciato un velo e mostrato un profilo imprevisto e del tutto inedito del premier.

Nelle aule di Milano si discuterà se Silvio Berlusconi abbia o meno consumato i reati di prostituzione minorile e di concussione, ma non erano necessarie le vicende sottostanti a queste contestazioni - né una sentenza - per conoscere la sua opinione sulle donne. Un'opinione che, se non ha rilevanza penale, ha tuttavia un'enorme rilevanza politica. Un'opinione da lui stesso espressa in modo inequivocabile con battute, barzellette, colloqui pubblici e privati. Un'opinione già delineatasi attraverso le dichiarazioni di Veronica Lario, quelle più recenti di Barbara Berlusconi (due testimoni molto attendibili), le vicende di Noemi Letizia e Patrizia D'Addario, nonché attraverso la singolare questione di alcune donne prima forse inserite nelle liste delle candidature alle Europee del 2009 e poi da quelle liste sicuramente scomparse. Quello che Silvio Berlusconi sembra maggiormente apprezzare nel genere femminile è l'avvenenza, al punto da far passare in secondo piano requisiti di ben altro spessore (credo sia rimasta impressa nella memoria di tutti la rozzezza della battuta all'onorevole Rosy Bindi); ancora meglio, poi, se a un aspetto fisico di un certo tipo si accompagnano giovane età, accondiscendenza e disponibilità ad abdicare al proprio spirito critico.

Di fronte a tutto ciò, ho sentito obiettare che si tratterebbe di questioni attinenti alla vita privata del premier e che dunque - appunto per questo - dovrebbero riguardare soltanto lui e la sua coscienza.

No, non è così.

Non c'è spazio per sostenerlo: lo stile e la filosofia di vita di un uomo che riveste la carica di presidente del Consiglio non possono non ripercuotersi sulla vita pubblica. Lo dimostra il fatto che Berlusconi, con le sue parole e i suoi comportamenti, ha inferto una ferita a tutte le donne italiane: alle donne che studiano e lavorano (spesso percependo stipendi inadeguati o, come nel caso delle casalinghe, senza percepirli affatto), a tutte noi che facciamo fatica un giorno dopo l'altro; alle donne che per raggiungere ruoli di rilievo non soltanto a certe feste non ci sono andate, ma hanno semmai dovuto rinunciare a vedere gli amici; a quante, invece di cercare scorciatoie, hanno percorso con dignità la strada dell'impegno e del sacrificio. E a coloro alle quali è stato chiesto, più o meno esplicitamente, di scegliere tra vita privata e vita pubblica, perché conciliare un figlio con il successo sarebbe stato troppo difficile: con il risultato che hanno rinunciato alla maternità o che ci sono arrivate ben oltre il momento in cui avrebbero voluto.

A ciascuna di loro - nel momento in cui le donne vengono scelte e "premiate" in base non al merito ma a qualcos'altro che con la professionalità, l'impegno, l'intelligenza ha poco o nulla a che fare - è stata riversata addosso l'inutilità del suo sacrificio.

Brucia, questa ferita. Brucia anche perché non sfugge che sono davvero in tanti a sottolineare, forse persino con un pizzico d'invidia, la fortuna e il fascino di un uomo più che maturo circondato da giovanissime più o meno avvenenti che si contendono i suoi favori, pronte a tutto pur di compiacerlo. Anche se, in un paese maschilista come il nostro, la complicità tra uomini turba ma non sorprende.

Ma non si tratta esclusivamente di una ferita inferta alla dignità della donna, c'è di più; mai le battaglie del presidente del Consiglio hanno coinciso con le battaglie delle donne. Basterebbe a tal proposito ricordare che negli elenchi delle priorità di questo governo, che via via vengono snocciolate, figura di tutto - in primis, battaglie contro magistrati "comunisti" - , ma mai, mai, battaglie a favore delle donne. Come se le donne non avessero problemi concreti e indifferibili.

Come si può ipotizzare che le leggi per combattere pm "politicizzati" siano più urgenti di quelle che dovrebbero venire incontro alle necessità di tutte noi?

E allora non copriamo con l'alibi del segreto istruttorio, o con il fragile scudo della privacy, ciò che segreto non è, e nemmeno riservato.

Ma sono le donne che per prime devono farsi forti della loro dignità e della consapevolezza del loro valore - senza distinzione di età, credo politico, provenienza geografica - per esprimere a voce alta lo sdegno che questa mentalità suscita, ne sono sicura, nella stragrande maggioranza di noi.

Se credono, gli uomini continuino pure ad ammirare e a sostenere Silvio Berlusconi; le donne, per favore, no.
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lunedì 24 gennaio 2011

Le altre donne

Le altre donne
di Concita De Gregorio

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di
possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari».
Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.

18 gennaio 2011

http://www.unita.it/firmedonne/

Ha ragione lei. Non possiamo più tacere. Lo dobbiamo a noi stesse e alle generazioni future.
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venerdì 21 gennaio 2011

L'essere umano e le stagioni

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Lo ammetto: io sono pigra. Lo sono in TUTTE LE STAGIONI.

In inverno però... beh, lo sono all'ennesima potenza. Si vede anche dalla scarsità dei post che compaiono sul mio blog tra gennaio e febbraio.
Per questo voglio condividere questo link, che è stato portato alla mia attenzione da un amico su Facebook. Si tratta di un video, che mostra l'esplosione, indotta da 150 kg di esplosivo, di un lago ghiacciato in Norvegia.
Tutto per poter continuare i lavori di costruzione di una centrale elettrica, che il ghiaccio stava bloccando (capirai: in Norvegia!)...
L'essere umano: l'unico animale sulla Terra che delle stagioni se ne frega.

Guardate il video. Si sentono le risate di soddisfazione degli uomini che hanno piazzato l'esplosivo, in sottofondo.
A me ha fatto l'effetto opposto. Mi ha ghiacciata.

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mercoledì 12 gennaio 2011

Il cerchio e la spirale 2

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(decorazione "serpente" Gurunsi - Arte africana)

La vita non è una ruota. Anche quando ho l’impressione di essere tornata al punto di partenza, di ripercorrere gli stessi luoghi, di salire le stesse scale di due anni fa, mi accorgo che le cose non sono rimaste le stesse.
Ci sono dei quadri appesi alla parete che prima non c’erano, e libri nuovi sugli scaffali. Butto via senza ripensamenti cose a cui tenevo, e penso: “che strano, perché mai le avevo conservate?”.
Il posto è diverso, io sono diversa. In maniera sottile, impercettibile, ma reale. Sono tornata, dopo un lungo giro, ma non sono allo stesso punto di prima.
E meno male. Non a caso la spirale è il simbolo dell’evoluzione.
In questo periodo sono consapevole che un altro giro sta iniziando, e per celebrarlo, tanto per cominciare, ho deciso di staccare il cartello del promemoria attaccato alla mia porta. Ne metterò un altro, con scritto:
“Non commettere i soliti vecchi sbagli.
Fanne di nuovi.”

Speriamo che porti bene.
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martedì 4 gennaio 2011

Gloria a Dio nell'alto dei cieli...


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E pace in terra agli uomini di buona volontà.

Non ho fatto niente, ma niente di niente di speciale a Capodanno. Il Primo dell'anno però l'ho festeggiato, con i miei fratelli e la cognatina, siamo andati a fare un giro a Verona, dove ci siamo imbattuti in una mostra di presepi un po' particolare.
Si trattava di un concorso rivolto alle scuole di ogni ordine e grado della Provincia di Verona, c'erano almeno un centinaio di presepi fatti con materiale riciclato. Bellissimi. Ne ho fotografati parecchi e vi mostro qui il mio preferito... Non mi sono scritta il nome della scuola che lo ha realizzato, ma lo trovo, oltre che bello esteticamente, anche molto significativo. E anche coraggioso, in una Regione, Provincia, Città... così profondamente leghiste.
Mi è sembrato di buon auspicio per il nuovo anno...




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